Omelia (02-02-2014) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Eb 2,14-18 Collocazione del brano La lettera agli Ebrei non è tanto una lettera quanto piuttosto un lungo discorso riguardante alcuni elementi importanti della fede. Questo discorso sembra essere rivolto a una comunità ormai consolidata e matura che aveva qualche difficoltà nel continuare il suo cammino di fede, a causa della perdita dell'entusiasmo degli inizi o forse della persecuzione. Il centro di tutto il discorso è Cristo, che con la sua morte e risurrezione ha realizzato il vero sacerdozio e il sacrificio definitivo. Il brano che leggiamo in questa festa della presentazione al Tempio fa parte della prima sezione della lettera in cui si parla del sacerdozio di Cristo. Nessuno più di lui aveva diritto di entrare nel Tempio, perché in forza della sua morte e risurrezione Egli è diventato il vero sommo sacerdote e il suo sacrificio porta a compimento tutti i sacrifici offerti dal popolo di Israele per la remissione dei peccati e per avere vita e salute. Lectio 14 Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, Con la sua incarnazione Gesù è divenuto partecipe del sangue e della carne dell'uomo, cioè della sostanziale debolezza della condizione umana. Quale essere umano era dunque soggetto alla morte. La morte però è stata per lui il mezzo per sconfiggere colui che traeva potere dalla morte stessa cioè il diavolo, colui che divide dal bene, da Dio. 15 e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. L'uomo vede la morte come fallimento, separazione dai propri cari, da Dio. La morte dà angoscia, paralizza, rende l'uomo alienato, facilmente ricattabile. E' qui che il diavolo esercita la sua influenza rendendo ancora più schiavi gli uomini, proprio in forza della paura della morte. La solidarietà di Gesù con la storia dei suoi fratelli cambia completamente il senso della morte. Egli la vive in assoluta fedeltà a Dio ed espressione della massima comunione o condivisione con gli uomini. Perciò la morte viene privata della sua forza ricattatoria e schiavizzante per l'uomo. 16 Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Questa liberazione non ha senso per il mondo spirituale e astorico degli angeli, ma per quelli che hanno in comune "la carne e il sangue", dentro lo spessore storico che caratterizza i rapporti umani. Non solo, si parla della stirpe di Abramo, cioè di coloro che sono la realizzazione della promessa fatta da Dio stesso al padre della fede: "Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo". Alla stirpe di Abramo si associa ormai tutta l'umanità. 17 Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Quindi in forza della sua morte Gesù diventa il vero sommo sacerdote. E' questo il punto chiave di tutta la lettera agli Ebrei e l'autore lo esprimerà meglio più avanti. Qui si limita a ricordare che poiché ha impegnato tutto se stesso con la sua morte e vincendo la morte è un sommo sacerdote il cui sacrificio è efficace. E' un sacerdote misericordioso, cioè prova compassione per tutti ed è degno di fede poiché ha pagato di persona l'espiazione dei peccati di tutto il popolo. 18 Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova. Egli non poteva essere se non misericordioso, perché essendo passato attraverso la sofferenza può capire meglio di chiunque altro coloro che sono nella sofferenza e nella morte e grazie alla sua vittoria sulla morte può essere di aiuto a coloro che subiscono le stesse prove. Meditiamo - Qual è il mio sentimento verso la morte? - Con quali sacrifici partecipo alla morte di Cristo? Con quali gioie partecipo alla sua risurrezione? - Sono anche io solidale con coloro che sono nella sofferenza e nella prova? |