Omelia (17-04-2014)
don Luca Garbinetto
Li amò sino alla fine!

Inizia il triduo pasquale, inizia il Giorno della nostra salvezza, inizia il tempo opportuno. Ecco l'Ora, in cui Gesù compie le promesse di Dio verso il suo popolo, amando i suoi ‘sino alla fine' (v. 1). L'incipit solenne del racconto della lavanda dei piedi ci pone nel clima giusto per entrare nel mistero di grazia della Pasqua.
Oggi Gesù ci dona l'eucaristia, il sacerdozio, la diaconia della carità. Con questi doni, Gesù costituisce la Chiesa. E questi doni sono possibili perché Egli dona tutto se stesso, sino alla fine. La logica che soggiace al mistero è proprio quella dell'amore che si dona totalmente.
Chi ama? Gesù. Egli è il Sommo Sacerdote della nuova Alleanza, e come tale Egli costruisce il ponte definitivo che unisce Cielo e terra. Gesù è il protagonista dell'amore, è segno e strumento dell'iniziativa assoluta di Dio. Lui compie il primo passo, Lui apre la strada, Lui stringe le mani del Padre e di noi suoi fratelli affinché si realizzi per sempre il legame - la religio - dell'amore tra Dio e l'uomo. Ecco allora che si comprende il dono del sacerdozio nella Chiesa solo come partecipazione al sacerdozio di Gesù. I ministri ordinati rendono presente l'unico Sommo Sacerdote in mezzo al suo popolo, Egli che è tale non in virtù della legge o della discendenza, ma perché dalla sua dimora eterna nei Cieli è disceso a piantare la sua tenda e la sua croce fra gli uomini peccatori. Conosce la nostra debolezza, condivide la nostra fragilità, abita il silenzio della morte per portare in essa la Parola definitiva della vita. E conosce la gratuità smisurata di Dio, veste l'abito della misericordia, porta in sé e dona la forza vitale dello Spirito. Gesù è il nostro Sacerdote che oltrepassa ogni separazione e sconfigge il peccato amando. In Lui possono vivere e amare anche i suoi ministri, inviati a prendersi cura del suo Corpo, che è la Chiesa.
Che cos'è questo amore? É Gesù stesso, è il suo corpo squarciato, il suo sangue versato. È il Pane disceso dal Cielo per rimanere fra noi. La realizzazione dell'amore, la sua concreta manifestazione non passa attraverso oggetti esteriori, sacrifici rituali, pratiche strane, esercizi razionali. L'amore è il dono di sé, totale. Sino alla fine. Ecco perché il cenacolo non è pensabile senza il Calvario. Ed è essenziale che Gesù, uscito fuori dopo l'ultima cena della Pasqua ebraica, imbocchi il sentiero impervio che scende all'Orto degli Ulivi. La lavanda dei piedi, operazione riservata ai servi, si traduce così in una folgorante rivelazione dell'identità profonda di Gesù e di Dio: Egli è amore, Egli è diaconia. Non esiste altro Dio all'infuori del Servo. Dunque anche la Chiesa, che è il Corpo di Cristo che continua la sua missione nel mondo, per amare ‘sino alla fine' come il Maestro non ha altra via che mettere se stessa a servizio del mondo.
Come si ama? Donando la vita. Gesù è modello di donazione. Gesù consegna se stesso, per noi. È la logica della diaconia: nasce dall'esperienza interiore di scoprirsi amato già dal Padre. L'amore di Gesù, allora, è un traboccare di amore. La Chiesa serva continua a zampillare acqua di vita nella misura in cui sceglie di versare il proprio sangue per il bene dell'uomo. La Chiesa, e in essa ogni cristiano, ama decentrandosi, spostando il baricentro da sé all'altro, cercando instancabilmente e pazientemente il bene di chi gli sta davanti. L'amore, nella diaconia, diventa estremamente concreto e quotidiano, spogliandosi della presunzione di essere migliori e autosufficienti, com'è capitato a Pietro anche nell'Ora suprema.
In Gesù, Dio mostra se stesso. In Lui, il chi, il che cosa, il come dell'amore sono raccolti in perfetta unità, manifestazione dell'unità dinamica trinitaria. In noi, invece, l'amore si spezzetta, si frammenta, si divide, perché noi siamo frantumati dalle ferite del peccato. E pensiamo che quanto vale fra le mura domestiche non valga in ufficio o in piazza; che la fede sia relegata a spazi e momenti specifici; che i legami religiosi non incrocino significativamente le relazioni ordinarie. Gesù, invece, è Sommo Sacerdote proprio perché fonde inscindibilmente il credere e il vivere; è Corpo che vive nel Pane eucaristico per condividere la semplicità di una presenza che dura ‘sino alla fine'; è Servo che si china a lavare le piaghe dell'umanità che cammina con i piedi appesantiti dal peccato. Nulla rimane escluso dall'agire salvifico di Dio.
E il collante di tutto è l'amore. L'amore totale. L'amore sino alla fine.