Omelia (06-05-2014)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gv 6, 35

«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Gv 6, 35

Come vivere questa Parola?

I Giudei chiedevano a Gesù - come al solito - un segno per credere. Gesù offriva molti segni, ma essi non li vedevano, non riuscivano a vedere l'azione di Dio nelle opere di Gesù e continuavano a chiedere un segno. Nella storia del popolo ebraico c'era stato un segno dal cielo: la manna. I Giudei reclamavano anche loro da Gesù «il pane dal cielo», come lo ebbero i loro padri nel deserto. Gesù risponde loro che quel ‘pane' in realtà non era «dal cielo», ma anch'esso era un cibo materiale: «Non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero» (v. 32). Il Signore Gesù offriva loro il vero pane dal cielo: « colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (v. 33). Ma essi continuavano pervicacemente a non credere, a non accogliere quel pane vero che era Gesù stesso. Essi, in realtà, volevano un segno secondo i loro propri gusti personali. Il Signore li chiamava alla fede, a riconoscere i prodigi operati da Dio nella realtà della sua persona, andando al di là delle apparenze, a scoprire che nelle sue parole, nella sua testimonianza, nel dono che egli faceva della sua vita, c'era il vero pane dal cielo.
Anche per noi oggi si verifica la stessa cosa e questa è, purtroppo, anche la nostra storia. Corriamo sovente il rischio di non valutare le tante grazie che il Signore ci dà continuamente e fissiamo invece il nostro sguardo solo sugli aspetti negativi e le difficoltà della nostra vita. E così siamo sempre un po' inclini al pessimismo e insoddisfatti, continuando ad avere sempre fame e sete. Invece, se avessimo un po' di fede vera, ci accorgeremmo che il Signore Gesù è costantemente in mezzo a noi con la sua Parola, con i sacramenti, in particolare con l'Eucaristia, il vero ‘pane della vita'.
In un momento di preghiera intensa e di raccoglimento, in questo tempo di Pasqua, chiederò ardentemente al Risorto la grazia di tenere costantemente gli occhi aperti sulla bontà e misericordia di Dio verso di me e su tutti i suoi innumerevoli doni con cui mi circonda. E sarò nella gioia, e non avrò più fame, né avrò più sete!
La voce del grande S. Agostino

«Ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te»

Le Confessioni 1,1
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it