Omelia (12-05-2014) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su At 11, 16-17 Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: "Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo". Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio? Atti 11, 16-17 Come vivere questa Parola? Parlando alla folla nel discorso che abbiamo letto ieri Pietro aveva fissato una sorta di scaletta: "pentitevi, fatevi battezzare, dopo riceverete il dono dello Spirito". Nella lettura di oggi scopriamo però che, nella sua libertà sovrana, Dio cambia l'ordine delle cose e l'apostolo si trova a dover riconoscere la bontà dell'agire del Signore anche se al di fuori dei suoi schemi. Lo Spirito infatti si posa sul pagano Cornelio e la sua famiglia prima ancora di ricevere il battesimo. E Pietro, che ormai davanti alle decisioni di Signore non si mette più ad obbiettare, dice con semplicità: "Chi ero io per porre impedimento a Dio?". Ha imparato la lezione. Anche noi dobbiamo impararla e in questo ci aiuta il vangelo odierno: le pecore appartengono a Gesù. Lui le conosce, le chiama per nome, e offre la vita per loro (in pochi versetti per 5 volte torna il concetto dell'offrire la vita). Di pecore che gli appartengono lui ne ha tante, non possiamo immaginare quante. Sono di altri ovili ma sono altrettanto capaci di ascoltare la sua voce e di formare alla fine un corpo unico con il Pastore e le altre pecore. "Questa è l'opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi!". Dobbiamo allora stare molto attenti alle nostre valutazioni: i ragazzi che stanno sul muretto fuori dall'oratorio non sono meno pecore e meno capaci di ascoltare di chi è dentro, anzi a volte sono più veri. I detenuti in certi casi hanno più voglia di ascoltare il vangelo e pongono domande più concrete, sincere, esistenziali rispetto a certi nostri centri di ascolto dove sembra che tutti ormai sappiano tutto e sono lì solo per insegnare. E così tanti altri. Queste persone non sono pecore fuori dall'ovile ma pecore di altri ovili che Gesù vuole condurre e che si lasciano condurre spesso con più docilità perché cercano, cercano! Hanno fame e sete anche se non sanno ancora bene di cosa e dentro di loro lo Spirito lavora, attento ai loro tempi, alle loro piaghe. Cerchiamo di non essere noi di impedimento a Dio con i nostri giudizi, con il sentirci gli "eletti", i bravi, i buoni, quelli che pregano, che sanno sempre come stanno le cose, che vedono solo lupi in chi è diverso e non pecore senza pastore. La presunzione, Signore, aprimi gli occhi sulla mia presunzione. E di conseguenza aprimi gli occhi sulle mie miserie perché solo vedendole bene saprò fermarmi prima di catalogare con facilità il mio prossimo. La voce di un uomo di Dio Non dite mai: "Non abbiamo nulla da imparare dagli altri", è un peccato contro lo Spirito Santo. P. Gasparino Emanuela Giuliani - emanuelagiuliani@gmail.com |