Omelia (15-08-2004) |
don Mario Campisi |
Un corpo trasfigurato Un tempo c'era che considerava il corpo solo un impedimento, una zavorra da cui liberarsi per permettere all'anima di raggiungere il cielo. Sembrava quindi quasi un obbligo disprezzare il corpo, macerarlo nella penitenza, farlo soffrire, per assicurare all'anima la beatitudine eterna. Oggi, forse, compiamo l'errore opposto: dedichiamo un'attenzione esagerata al nostro aspetto fisico, quasi che da esso dipenda la riuscita o il fallimento della nostra vita... E, invece, ignoriamo facilmente i bisogni, le necessità dell'anima, dello spirito, che ha esigenze ineludibili. Questa festa dell'Assunzione della Vergine Maria ci aiuta a rimettere un poco le cose al loro posto, a ritrovare una certa saggezza. Mentre ricordiamo una verità di fede, solennemente proclamata dalla Chiesa, noi siamo chiamati a ritrovare un rapporto più vero, più autentico, più evangelico con il nostro corpo. Esso non è da considerarsi solo un astuccio dell'anima, un astuccio destinato a corrompersi. Cosa sarebbe questa nostra vita senza il nostro corpo? Quale sentimento, quale atteggiamento potremmo comunicare, esprimere, realizzare senza passare attraverso il nostro volto e le nostre mani? parte essenziale della nostra esistenza, il corpo è chiamato a diventare uno strumento di amore: attraverso il suo calore e la sua fatica, attraverso i suoi gesti e le sue espressioni passa infatti la nostra risposta all'amore di Dio, il nostro amore per i fratelli. Come non pensare che all'origine della nostra stessa vita c'è un gesto di amore profondo, colmo di tenerezza, che ha portato gioia, appagamento, dolcezza ai nostri genitori? Come non ricordare che nel corpo di nostra madre noi abbiamo compiuto l'esperienza fondamentale di essere accolti, nutriti, tenuti al caldo, protetti, preparati alla vita? E che ancor oggi attraverso un abbraccio, una stretta di mano cordiale, un bacio una carezza, noi possiamo dare e ricevere amore, compassione, sostegno? Il corpo della Vergine Maria non poteva conoscere la corruzione del sepolcro perché aveva portato in sé l'Autore della Vita. Guardando a quel corpo, trasfigurato subito dalla gloria di Dio, noi possiamo intuire il destino di questo nostro corpo. Attraversato dalla sofferenza, percorso dal dolore, deformato e segnato dalla malattia, esso può portare con sé - come in un vaso di argilla - un tesoro prezioso: l'amore che Dio vi riversa, la nostra risposta di amore rivolta a lui e ai fratelli. Proprio per questo anche il nostro corpo va verso un destino di bellezza e di gloria. E' troppo grande quello che ha vissuto per considerarlo una realtà destinata a scomparire. "Glorificate, dunque, Dio, nei vostri corpi" destinati alla sua luce e alla sua gloria! |