Omelia (09-06-2014)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 5, 1-3

«Gesù salì sul monte e si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli...».

Mt 5, 1-3

Come vivere questa Parola?

Dopo la celebrazione dei grandi misteri del Cristo nella quaresima e nella Pasqua, siamo tornati oggi al Tempo Ordinario (decima settimana). Vivere e celebrare il mistero di Cristo nell'ordinario vuol dire accettare di vivere da veri discepoli nella fedeltà di ogni giorno, incontrare e ascoltare il Maestro nel quotidiano, riconoscere che il Signore ci ama e ci salva nella concretezza della nostra vita feriale.

E il messaggio che ci viene oggi dal vangelo è quello delle celebri ‘Beatitudini'. Noi ci siamo fermati, per brevità, soltanto sulla prima, quella dei ‘poveri', perché essa contiene anche tutte le altre che seguono. La strada verso la ‘povertà di spirito' non è quella della conquista con le sole nostre forze. È una strada davanti alla quale cammina il Maestro, che ci trascina con sé delicatamente attraverso la forza attrattiva della sua grazia. Non è una strada facile da percorrere. Gesù intraprende l'opera della nostra spoliazione con grande delicatezza, ma anche con mite determinatezza. Essa tende a liberare la piccolezza e la povertà che ci costituiscono radicalmente, sia davanti a lui, sia davanti ai nostri fratelli e sorelle. Ciascuno di noi in fondo, porta in sé un piccolo essere povero e spoglio. Ci capita spesso di volerlo nascondere ai nostri occhi, agli sguardi degli altri e a quelli stessi di Dio. Ma finché questa povertà non è messa a nudo e non la riconosciamo, non sappiamo chiedere quanto ci occorre, perché non sappiamo nemmeno cosa veramente ci manca. Gesù, dunque, è l'artefice primo della nostra povertà. Gli occorre però tempo e molto amore: quell'amore infinito che Dio profonde quando ci disarma progressivamente e vince le nostre resistenze. Opera dell'amore di Gesù in noi, la povertà evangelica trabocca poi essa stessa d'amore: è mitezza, dolore e lacrime, fame e sete di giustizia, misericordia, purezza di cuore, pace... Ecco perché la povertà è la porta delle ‘Beatitudini' e del Regno!
Oggi, in un momento di preghiera umile e profonda, chiederò al Signore Gesù, che non si stanchi mai di farmi camminare sempre più coraggiosamente sulla strada delle Beatitudini e in particolare della povertà evangelica, secondo la sua santa Volontà.
La voce del santo Papa Giovanni Paolo II

«Compito peculiare della vita consacrata è di tener viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo, testimoniando in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle Beatitudini»

Esortazione Apostolica Vita Consecrata, num. 33
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it