Omelia (01-01-2005) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Progettare nella speranza Questa mattina ci siamo svegliati intorpiditi e stralunati in seguito al clamore dei festeggiamenti che ci hanno intrattenuti per tutta la notte e per mezzo dei quali abbiamo inaugurato il nuovo anno; attraverso di essi, ogni 365 giorni, il 1 Gennaio, siamo soliti auguraci reciprocamente che il nuovo anno che ci si apre davanti sia apportatore di prosperità e di benessere fisico, materiale e spirituale e intanto ci si sofferma a pensare che con il trascorrere inesorabile del tempo noi ci trasformiamo sempre di più, sia dal punto di vista fisico che spirituale, sgomentando altresì al pensiero che con il passare degli anni noi, irrimediabilmente, si invecchia. Eppure non è affatto vero che il tempo passa. Quella del tempo è infatti una categoria con cui noi siamo soliti misurare gli eventi e collocarli nell'ambito del loro insieme, ma quello che realmente esiste è soltanto l'eternità e a "passare" e "andarcene" in fondo siamo NOI. E per questo motivo spetta a noi progettare adeguatamente il nostro avvenire, vivendo in pienezza il presente, senza che il passato sia per noi un fardello opprimente; in altre parole, occorre che siamo noi a gestire bene il nostro tempo della creatività e nella progettualità, confidando sempre più nell'avvenire. La liturgia di oggi ci fornisce una particolare indicazione in Maria, che, una volta partorito il proprio Figlio e realizzata la comunione di vita domestica con il medesimo e con lo sposo Giuseppe, si sofferma a "serbare tutte queste cose nel suo cuore"; cioè a valorizzare quanto il Lei Dio aveva operato come un dono e ad attribuire un senso ad ogni avvenimento che aveva interessato la sua vita. Ma non soltanto: nel suo cuore Maria meditava, ponderava e soppesava quale sarebbe stata la fine del suo Figlio e quale sarebbe stato lo scopo di quella morte crudele e spietata, inoltre immaginava quale sarebbe stata la sua posizione di madre accanto a Gesù durante la crescita infantile e durante il ministero pubblico in Galilea e in Giudea. Noi sappiamo che Maria sarà sempre unita a Cristo nella lotta contro il male e nella redenzione e che intercederà sempre per noi indicandoci Lui come criterio di azione e di comportamento ("Fate quello che vi dirà") e siamo ben coscienti che Ella piangerà davanti alla croce, tuttavia adesso la vediamo – appunto- "meditare" e per ciò stesso considerare la positività di tutti gli eventi futuri e quindi anche progettare ed impostare il suo avvenire assieme a Gesù. Non è affatto un caso allora che una dette tematiche su Maria ci venga proposta proprio all'inizio dell'anno! Se è vero che i prossimi 12 mesi ci invitano a fuggire il caso e l'improvvisazione per fare progetti e coltivarli nella fiducia e nella speranza, di tutto questo Maria è la testimone nonché il modello eloquente. Prima di intraprendere qualsiasi azione o un qualsivoglia ministero o servizio sarebbe molto utile da parte nostra che ci collocassimo nell'ottica della "contemplazione" per riflettere adeguatamente su quello che stiamo per fare; e soprattutto confidando nello Spirito Santo, apportatore del dono del discernimento che tutto ci fa risolvere secondo le divine aspettative per ottenere risultati soddisfacenti. Ma prima ancora occorrerebbe che noi prendessimo coscienza che ogni attività (San Paolo) va svolta con l'energia che ci deriva da Dio e che, ben lungi dall'operare tramite mezzi del tutto nostri, siamo sempre mandatari di una missione di divina scaturigine. Insomma: è Dio che ci chiama a fare questo e quello e solo con Lui si può lavorare. E anche di questo la Vergine ci è di esempio, giacché comprendeva che Colui che stava recando con sé era il Figlio di Dio e che lei a sua volta era la Madre di questo Figlio, Madre di Dio fattosi uomo; ed è per questo che il titolo di Madre non può che incutere anche in noi tutti la disinvoltura della fede e il fervore della speranza, secondo il modello di vita che Lei stessa ci offre. Madre di Dio è poi un appellativo sotto il quale non possiamo non sentirci protetti e assistiti dall'amore divino che si esterna nelle fattezze di maternità. Se Dio ha voluto avere una Madre e se è vero che il nostro Dio è un Dio che salva e tutto dispone a servizio dell'uomo è logico di per sè che tale maternità si riversi vetrso tutto il genere umano; ecco perché è lecito parlare anche della Madre nosttra,. madre di tutta la Chiesa che sorregge e guida il nostro cammino. Chi scrive non ha autorità vincolante alcuna, né può prendere decisioni in merito a nulla; tuttavia, stando alle considerazioni appena svolte, non sarebbe fuori luogo attribuire a Maria il titolo di "Madre del nostro futuro". |