Omelia (29-06-2014) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Mt 16,13-19 Lectio Questo brano scelto per la solennità dei santi Pietro e Paolo apre una sezione del vangelo di Matteo (Mt16,13-17,27) che può essere considerata il culmine, la parte più importante. In essa infatti Gesù si rivela come Figlio di Dio, mostra la sua gloria nella Trasfigurazione, ma si presenta anche come l'Elia che deve venire e come il profeta Geremia che ha dovuto soffrire a causa dei capi di Israele. In questa parte si trovano anche due annunci della passione. Alla rivelazione di Gesù segue l'inizio del tempo della Chiesa: Pietro riceve la promessa delle chiavi del regno dei cieli e in questi capitoli viene più volte ricordato. 13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Questo episodio accade a Cesarea di Filippo, capitale della Gaulanitide e residenza del suo tetrarca, Filippo (fratello di Erode Antipa, marito di Erodiade, cf. Mt 14,3). L'imperatore romano Augusto aveva dato la città a Erode il Grande. Quando la città fu ricostruita dal figlio di Erode, Filippo, egli le cambiò il nome da Panion (in relazione al tempio del Dio Pan che ivi sorgeva) in Cesarea di Filippo (in onore dell'imperatore). Anche Augusto, come tutti gli imperatori romani, richiedeva un culto pari a quello riservato agli dei. Gesù sceglie Cesarea di Filippo per essere riconosciuto come Cristo, figlio del Dio vivente, proprio per sostituirsi ai culti pagani degli uomini. Un altro suggerimento ci viene dato dalla posizione geografica di Cesarea: la città si trovava all'estremo nord del territorio di Israele, alle pendici del monte Hermon, alle sorgenti del fiume Giordano, al vertice opposto a Gerusalemme. Proprio qui Gesù rivela la sua natura messianica. Il termine di "Figlio dell'uomo", è molto usato da Gesù per designare se stesso. Indica la fragilità della sua condizione umana, ma lo collega in modo diretto alla profezia di Dn 7,13-14. 14 Risposero: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Queste risposte ricordano molto da vicino la riflessione di Erode in Mt 14,2 e si collega con l'inizio della sezione precedente. Ritorna ancora una volta la stessa domanda "Chi è Gesù?". All'opinione già espressa da Erode (Giovanni Battista redivivo), che adesso però viene precisata meglio (l'Elia che doveva venire), Matteo aggiunge di suo un altro personaggio, Geremia. E' una scelta ponderata. Tra tutti i profeti Geremia è quello che ha dovuto patire il maggior numero di contraddizioni da parte della classe sacerdotale e degli anziani del suo popolo, quello che ha sofferto la vicenda più tragica, svoltasi - guarda caso - a Gerusalemme. Così ricordando questi personaggi ci viene presentata la chiave di interpretazione della persona e della vicenda di Gesù: si può capirlo solo alla luce delle Scritture profetiche (il ritorno di Elia), in particolare di quelle Scritture che predicono un destino sofferente per il Figlio dell'uomo (Geremia). 15 Disse loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". La risposta "degli uomini" è già orientativa, ma non è ancora sufficiente. Vi è una soglia che solo i discepoli (anzi, per ora solo Pietro) possono varcare: Gesù non è soltanto "uno dei profeti", ma il Messia, ovvero, come precisa Matteo, "il Figlio del Dio vivente", cioè il rivelatore unico e definitivo del volto del Padre in mezzo agli uomini. 16 Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Anche se l'evangelista ha già utilizzato il nome di Cristo per Gesù, questa è la prima volta che il titolo viene dato a Gesù da uno dei suoi discepoli. Proprio a metà del vangelo di Matteo Gesù è riconosciuto come il Messia (Messia e Cristo hanno lo stesso significato di "unto", "predestinato") che Israele attendeva, il discendente del re Davide, colui che avrebbe liberato Israele dalla sua nuova schiavitù. Però Gesù è molto di più del capo politico che Israele immaginava nel Messia. La sua liberazione non è solo politica ma ben più profonda. E' la liberazione dal peccato e dalla morte. Ecco perché non era possibile che Gesù stesso si presentasse apertamente come Messia, ma aspettasse che gli uomini stessi lo riconoscessero come tale. L'aggiunta "Figlio del Dio vivente" serve proprio a correggere le false interpretazioni riguardo al Messia (specialmente quelle di stampo politico). 17 E Gesù gli disse: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. Figlio di Giona è praticamente il cognome con cui Pietro veniva meglio identificato. E' come se Gesù renda ancora più solenni le parole che sta dicendo a Pietro, chiamandolo con il suo nome e cognome. Questa affermazione richiama Mt 11,25 (hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti...): né la carne né il sangue hanno rivelato a Pietro ciò che ha compreso. La sua sapienza non viene dalle forze umane, ma dal Padre stesso a cui piace rivelare il suo mistero. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. Il modello per questa affermazione è Isaia 28,14-18 14Perciò ascoltate la parola del Signore, uomini arroganti, signori di questo popolo che sta a Gerusalemme. 15Voi dite: "Abbiamo concluso un'alleanza con la morte, e con gli inferi abbiamo fatto lega. Il flagello del distruttore, quando passerà, non ci raggiungerà, perché ci siamo fatti della menzogna un rifugio e nella falsità ci siamo nascosti". 16Pertanto così dice il Signore Dio: "Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non si turberà. (...) 18Sarà annullata la vostra alleanza con la morte; la vostra lega con gli inferi non reggerà. Quando passerà il flagello del distruttore, voi sarete una massa da lui calpestata. In questo testo spiccano: la posizione della pietra angolare in Sion, l'alleanza con gli inferi, lo Sheol, che non prevarrà, cioè non sarà più forte. L'alleanza con la morte di cui parlava Isaia era l'alleanza che i capi di Israele intendevano realizzare con l'Egitto per fare fronte all'Assiria. Forse Matteo attualizzò questo tema nei confronti del giudaismo rabbinico del suo tempo, capeggiato da Rabban Jochanan ben Zakkaj, che aveva stretto un'alleanza con un potere politico straniero, i romani. Il versetto ci indica anche il significato del nome di Pietro, che tutti gli evangelisti (anche se in tempi e modi diversi) ricordano essere stato dato a Simone da Gesù stesso. Il legame con il testo di Isaia sopra citato è lampante. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Gesù continua le proprie promesse a Pietro. Ancora un ricordo di Isaia, in questo caso 22,22 (porrò sulla sua spalla la chiave di Davide). Inoltre vi è l'anticipazione della promessa che Gesù avrebbe fatto a tutti i discepoli (Mt 18,18): ciò che legherete sulla terra sarà legato nei cieli... Gesù affida a Pietro e agli apostoli il potere di "legare" e "sciogliere", cioè di ammettere o estromettere dalla comunione della Chiesa. Si tratta di un potere disciplinare, ma soprattutto va usato per fini di misericordia, si tratta di una extrema ratio (cf. 1Cor 5,4-5). Il vero potere conferito dal Signore alla sua chiesa è il sacramento del perdono. Meditiamo - Chi dici che sia Gesù per la gente di oggi? Chi è per te? - Cosa potrebbe essere al giorno d'oggi l' "alleanza con la morte"? - Come esercito il potere che, come membro della Chiesa, ho di "legare" e "sciogliere" coloro che all'interno della Chiesa stessa compiono qualcosa di sbagliato? Preghiamo (Colletta della solennità dei santi Pietro e Paolo apostoli) O Dio, che allieti la tua Chiesa con la solennità dei santi Pietro e Paolo, fa' che la tua Chiesa segua sempre l'insegnamento degli Apostoli dai quali ha ricevuto il primo annunzio della fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo. |