Omelia (14-09-2014) |
don Michele Cerutti |
Nella nostra Europa c'è forte l'esigenza nel popolo di Dio di riscoprire le proprie radici cristiane. Questa è una giusta esigenza a cui si spera si accompagni il vedere frutti abbondanti. La festa dell'Esaltazione della Santa Croce ci aiuta proprio nella direzione della riscoperta delle nostre radici. Intorno al 320 d. C, l'imperatrice Elena di Costantinopoli trovò la Vera Croce, la croce su cui morì Nostro Signore Gesù Cristo. Molti anni dopo, nel 614, il re Cosroe II di Persia invase e conquistò Gerusalemme e portò via la Croce. Ma nel 628 l'imperatore Eraclio la recuperò e la portò di nuovo a Gerusalemme, il 14 settembre di quello stesso anno. La Croce fu portata attraverso la città dall'imperatore in persona. Da allora questo giorno è incluso nel calendario liturgico come festa dell'Esaltazione della Croce. La data del 14 settembre è comune all'Oriente e all'Occidente. Ma a noi cosa dice oggi la Croce? Ha un significato profondo? Sant'Andrea di Creta afferma: "Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione". In questa festa siamo invitati a testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio., per essere pronti a pagare anche di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità. La liturgia della Parola ci aiuta a entrare in questa dimensione. San Paolo su questo punto ci ricorda che Gesù Cristo non ritenne il privilegio di essere come Dio, ma diventò simile agli uomini. Allora comprendiamo che la Croce è un segno della sofferenza di Dio, ma è soprattutto espressione del suo amore. Quindi il passo che c'è richiesto da compiere è di rispettarne il segno. E' veramente brutto vedere quanti sgorbi impressionanti si fanno e si vedono quando si entra in Chiesa. Il cristiano cerca di fare bene il suo segno di croce Fare il segno di croce significa proclamare la nostra appartenenza a Cristo: siamo stati segnati con la sua croce e siamo felici di manifestarlo. S. Tommaso esprime bene il significato e l'importanza del segno della croce. "Il segno della croce è il segno della Passione di Cristo e non lo facciamo soltanto per benedire e consacrare, ma anche per professare la propria fede nella potenza della Passione del Signore" (S. Tommaso). La liturgia è piena dei segni di croce e nessuna cerimonia inizia senza questo gesto. Il segno di croce appare di volta in volta o come invocazione alla SS. Trinità o come ricordo del mistero della Passione e morte del Signore. Quindi fare il segno di croce significa chiedere la benedizione a Dio e nello stesso tempo professare la propria fede. Lo facciamo prima della preghiera perché ci introduca nel raccoglimento e ci metta spiritualmente in ordine, concentrando in Dio pensieri animo e volontà; dopo la preghiera affinché rimanga in noi ciò che Dio ci ha donato, nella tentazione perché ci renda forti, nel pericolo perché ci protegga. "Il segno della croce è il segno più santo che ci sia: dobbiamo farlo bene: lento, ampio, consapevole, in modo che abbracci tutto il nostro essere, corpo, anima, pensieri, volontà e tutto venga irrobustito, consacrato nella forza di Cristo nel nome di Dio uno e trino!" (Guardini). Proprio perché rappresenta la Passione di Gesù il segno di croce è nello stesso tempo un gesto di benedizione. Nel linguaggio biblico benedire ha due significati: - Dio ci benedice, cioè Dio ci vuol bene (Gen 28,3; Deut 26,15...) - noi benediciamo Dio, cioè lodiamo Dio e a lui rendiamo grazie per tutti i suoi benefici (Gen 4,20; Sal 113). In entrambi i casi è ancora il segno della croce che è il più espressivo di questa benedizione perché quale bene migliore Dio può darci di quello di spandere su di noi la grazia acquistata da Gesù sulla croce? Di quale beneficio più grande possiamo ringraziare Dio se non di quello di averci dato suo Figlio morto in croce per liberarci dai nostri peccati? Il segno della croce quindi è senza dubbio il simbolo più profondo che ci sia nella nostra vita liturgica. È il segno della efficacia del Mistero della fede grazie al quale abbiamo accesso a Dio. All'annuncio della lettura o proclamazione del Vangelo i fedeli, mentre rispondono: "Gloria a te Signore", sono invitati a tracciare con il pollice un segno di croce sulla fronte, sulle labbra e sul petto. Questi segni di croce hanno un profondo significato: - segniamo con la croce la fronte per non aver vergogna di ubbidire alla Parola di Dio (Lc 9,26; Ap 14,1-5) - segniamo con la croce le labbra per esprimere che vogliamo conoscere questa Parola di Dio (Lc 18,8; Num 10,10) - segniamo con la croce il petto per significare che questa Parola viva innanzitutto nei nostri cuori (Lc 6,45; 8,15). In conclusione possiamo dire che questo triplice segno di croce vuole auspicare che il Vangelo diriga i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni, cioè tutta la nostra vita. Facciamo bene questo segno e viviamo in questa dimensione di rispetto. |