Omelia (14-09-2014) |
Marco Pedron |
La croce I versetti del vangelo di oggi si trovano nel capitolo 3 di Gv. Per capirli, dobbiamo capire cosa succede prima. Nel capitolo 2 (Gv 2,13-17) Gesù scaccia i venditori dal tempio. Per Gesù questo episodio vuol dire: "Il Tempio (cioè un certo tipo di religione) è finito". Ma i Giudei (=le autorità religiose) leggono diversamente: "Ecco arrivato il nuovo Mosè, il Riformatore della Legge". Infatti in 2,18 gli chiedono: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". Cioè: "Ok, sei il nuovo Mosè, ma in base a cosa dobbiamo crederti?". Il tempio, la Legge, il culto, il sacerdozio, erano tutte istituzioni mediatrici create con l'obiettivo di servire da canale di comunicazione con Dio. Il tempio era il luogo dove tu potevi incontrare Dio; il rispetto della Legge, la tua santità per essere ben gradito da Dio; il culto, il modo con cui entravi in contatto con Dio; i sacerdoti, i deputati a metterti in contatto con Dio. Con Gesù tutto questo cadrà perché l'unico tempio e l'unico santuario sarà da ora in poi Gesù e l'unico culto a Lui gradito, l'amore. Con Gesù finirà la religione (quello che tu devi fare per Dio) e comincerà la fede (quello che Dio fa per te). Dio non ti chiede di amarlo, ma di ricevere tutto il suo amore e tutta la sua accoglienza e di donarla non a Lui ma ai fratelli (Gv 13,34-35: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri"). Tra coloro che interpretano erroneamente il gesto di Gesù c'erano i farisei, che erano i religiosi doc. Si ritenevano la vera comunità d'Israele ed erano un modello di pietà per tutto il popolo, imponendo al popolo delle tradizioni contrabbandate come volontà di Dio. Fra questi farisei vi è anche un certo Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Pure lui crede così: "Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui" (Gv 3,2). Solo che Gesù gli fa un discorso di cui Nicodemo non capisce niente. Nicodemo (e con lui tutti i farisei) credevano che il regno di Dio si sarebbe realizzato quando tutto Israele avesse osservato la Legge. Ma Gesù gli dice: "Nicodemo non è l'osservanza della Legge che salva ma una nuova rinascita" (Gv 3,3). E qui c'è un discorso molto sottile dove Nicodemo richiama continuamente Gesù alla Legge: "E' l'osservanza delle regole che salva!; sono i Comandamenti di Mosè che bisogna seguire; bisogna rispettare la tradizione, ecc", mentre Gesù gli dice: 1. "Se tu non cambi vita e non ti apri allo Spirito, non conosci Dio". La fede non è più non trasgredire delle regole ma un cambiamento di vita. Dio è un incontro, un'esperienza, il far contatto con "qualcosa" di vitale, di così bello e irresistibile, che ti cambia la vita. Dio è sconvolgente. Quando lo incontri, non sei più lo stesso. Quindi Dio non è l'osservanza di qualcosa di esterno (la legge) ma l'adesione ad una spinta e ad una chiamata interiore. E poi: 2. "Dio, come il vento, è di tutti. Nessuno lo può possedere". E questo urtava terribilmente i farisei che si credevano i "migliori", i detentori, i modelli della santità (ed ecco la loro superiorità). A noi può sembrare strano questo ma dobbiamo ricordarci che il Concilio di Firenze del 1442, decretò: "La sacrosanta chiesa romana... fermamente crede... che nessuno al di fuori della chiesa cattolica, né pagani, né ebrei, né eretici o scismatici, parteciperà alla vita eterna, ma andrà al fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli", formulando l'efficace slogan "Extra Ecclesiam nulla salus", stabilendo quindi autorevolmente che "fuori della chiesa non esiste salvezza". La Chiesa cattolica pertanto per più di cinque secoli considerò dannati per sempre tutti i cristiani delle chiese ortodosse e protestanti, insieme agli ebrei, ai musulmani e ai credenti delle altre religioni: in pratica tre quarti dell'umanità. Ecco cosa fa il Dio-giudice! E solo nel 1964 con l'enciclica Lumen Gentium (16) si affermò: "Dio come salvatore vuole che tutti gli uomini siano salvi (cfr. 1 Tim 2,4)". "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo" (Gv 3,13). Cielo=sfera divina. Gli uomini non salgono in cielo, Gesù però sì. Allora se Gesù sale al cielo vuol dire che Gesù è Dio. Ma Gesù non solamente è Dio: Gesù è anche uomo (Figlio dell'Uomo). Disceso dal cielo=chi era disceso dal cielo? Lo Spirito. Gv 1,32: "Giovanni Battista dice: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui". Gesù è veramente l'inviato dal Cielo, Gesù è Dio. Nicodemo infatti gli aveva detto: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio" (Gv 3,2). Ma Gesù non è solamente venuto da Dio, Gesù è Dio, Gesù è colui che salva e Nicodemo ancora non ha capito questa cosa. Riassumendo: Gesù è Dio perché Gesù è totalmente Umano (Figlio dell'Uomo). Questo è meraviglioso: quanto tu sei umano, quando tu ami veramente, tu sei divino. Perché Dio è nella pienezza dell'umanità. E' famoso quell'episodio di Madre Teresa che curava le piaghe di un lebbroso. Finché faceva questo la madre gli disse: "Tu credi in Dio?". E l'uomo: "No, madre!". I discorsi caddero su altro e lei continuò le sue cure. Poi lo salutò e se ne andò. Andandosene, lui le prese la veste, gliela tirò e le disse: "Adesso Madre, credo in Dio". Nell'amore di quella donna, nella sua umanità, quell'uomo aveva visto Dio. Non vedremo mai Dio ma nei gesti di amore e nell'umanità più vera potremo riconoscerlo. "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 3,14-15). Qui Gv cita un noto esempio per dire la differenza. Nell'A.T. Mosè di fronte alla piaga dei serpenti velenosi che uccidevano il popolo, fece un serpente di rame, lo mise sopra un asta e se qualcuno veniva morso da un serpente e guardava il serpente di rame, restava in vita (Nm 21,9). Bene, dice Gesù, come quel serpente dà la vita così adesso è Gesù che dà la vita. Prima si guardava al serpente e si rimaneva in vita (fisica) adesso si guarda a Gesù e si vive (vita interiore). Gesù è colui che ti dà la vita, colui che ti fa vivere, colui che è Vita. La Vita è una parola che ritorna continuamente nel vangelo di Gv, è il filo conduttore. Gv 14,6: "Io sono la via, la verità, la vita". Gesù è una strada di verità che porta Vita. Gv 10,10: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Gv 20,31: "Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome". Vita vera per il vangelo è pienezza di vita, cioè: vita fisica, spirituale, emotiva, affettiva. Vita vera è vero amore: "Ti amo, mi dono, vengo io da te e non aspetto che tu venga da me e combatto le mie invidie, le mie gelosie, il mio desiderio di possesso". Vita vera è vera libertà: "Sono libero perché sono il padrone, il capitano dei miei mostri e demoni interiori". Vita vera è vere scelte: "Non prendo quello che passa, non mi adatto, ma scelgo ciò che desidero e mi adopero per raggiungere ciò che credo importante per me". Vita vera è fiducia: "Non ho paura di vivere, di sbagliare, di rischiare; non vivo adattandomi o nella difensiva ma con fiducia entro nel mare della vita e lo assaporo, lo godo e lo gusto". Vita vera è alzarsi e poter dire in qualche giorno: "Io sono felice di essere in questa vita e sentire dentro di sé la gioia profonda di vivere, ringraziando Iddio per questo dono dato a me, grato per tutto ciò che ho vissuto". Questa è vita vera: esser grati alla Vita. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). I farisei dicevano: "Chi non rispetta le regole religiose, è escluso, condannato da Dio". Ma Gesù dice: "No, amici, non è più così. Dio ama il mondo. Anzi lo ama così tanto da donare per il mondo ciò che ha di più caro: suo Figlio". "Chiunque crede": non è il Credo (aderire a delle affermazioni) ma come prima chi guardava il serpente di rame rimaneva in vita, così adesso chi vive come Gesù ci ha insegnato (guarda a Lui). Allora: Dio è follemente innamorato di te. Ma Lui non ti impone più nulla: non sei costretto a credergli; non sei obbligato a seguirlo; non lo devi ubbidire per paura. E' una scelta. Lui è qui e ti dice: "Ti do 10 milioni di euro (=una vita vera), li vuoi?". E' ovvio che uno dovrebbe dire di sì, ma Lui te li da solo se tu lo vuoi. Il suo amore è un regalo che ti viene fatto: ma se non lo accetti (ecco il credere: credere=accettare, accogliere; la fede è un dono da accogliere!) non lo avrai. "Non vada perduto ma abbia la vita eterna". Qui paradiso e inferno, perdizione e salvezza eterna non centrano niente. La vita eterna è una vita "eterna" non tanto per la durata ma per la qualità che è indistruttibile. E' cioè una vita viva (e non morta), vera (e non nella menzogna), nell'amore (e non nel risentimento), nella gioia (e non nella tristezza), nella verità (e non nella paura). Chi crede (=vive) come Gesù, vive così. "Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Gv 3,17). Gv insiste ancora su questo. E perché insiste ancora? Perché ciò che Gesù dice è una novità assoluta. Fino ad ora Dio era un'entità da temere perché ti può punire, perché ti può castigare, perché se non sei bravo ti manda "al caldo", perché se non gli ubbidisci vedrai cosa ti succederà, perché se non vai in chiesa Lui se la prende, perché se non preghi Lui si offende, perché se non sei puro Lui non ti vuole e tu non sei degno di Lui, perché se non gli mostri la tua devozione con sacrifici, digiuni, fioretti e altro non gli sei caro, perché non sai mai se ti ha veramente perdonato o se ti meriti il suo perdono (amore). Questa cosa ce l'abbiamo anche noi, è che non ci riflettiamo. All'inizio della Messa il prete dice: "Dio abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna". Basta questo, no! No! Al Gloria diciamo di nuovo: "Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica...". E' finita qui? No! Alla consacrazione: "Questo è il calice del mio sangue... versato per voi e per tutti, in remissione dei peccati". Finita qui? No! Al Padre Nostro: "Rimetti a noi i nostri debiti...". Finita qui? No! Alla frazione del pane: "Agnello di Dio che togli i peccati del mondo...", e per sicurezza 3 volte! Ce l'abbiamo dentro anche noi: "Tu sei un peccatore e te lo devi meritare l'amore di Dio. Non sai mai se te lo dà, se te lo meriti. Dipende da cos'hai fatto. Dipende se ti sei pentito". Per questo lo chiediamo e richiediamo e abbiamo sempre il dubbio. Per questo quando arriva Gesù e dice: "Il Padre ti perdona. Non devi chiedere perdono a Lui", le persone rimanevano (e rimangono) sconcertate. Ma nel vangelo Gesù non invita mai gli uomini a chiedere perdono a Dio ma a perdonarsi gli uni gli altri. Da questo si vede se hai accolto il suo perdono: se lo dai anche agli altri, allora lo hai accolto da Lui. Che Dio ti perdoni questo è certo e questo accade sempre. Pensate all'episodio del buon ladrone (Lc 23,39-43). Se era in croce era un assassino: era un delinquente che aveva le mani sporche di sangue! Quindi questo è l'emblema della persona persa, delle situazioni impossibili. Poi la Chiesa lo ha chiamato il "buon ladrone", gli ha dato anche un nome: Disma e si festeggia il 25 marzo, diventando il protettore dei ladri e dei briganti. Ma era un ladro, un brigante, farabutto. Di buono non aveva niente! E quando questo gli chiede: "Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23,42), Gesù gli risponde: "Oggi sarai con me nel paradiso" (Lc 23,43). Il ladrone gli aveva chiesto solo di ricordarlo, non gli aveva chiesto: "Portami con te", sapeva anche lui che mica poteva chiedergli di più! Ma Gesù, invece, se lo porta con sé. L'uomo che all'ultimo istante di vita fa un pensiero buono (non un'azione), viene accolto e portato in paradiso da Gesù. E questo qui non si fa nemmeno un quarto d'ora di purgatorio! Vedete, il perdono di Dio è garantito sempre. Non è mai in discussione. Basta il desiderio! Ma da adesso Dio non è più così. Dio non vuole nulla da te. Dio non vuole più sacrifici, offerte dagli uomini. Adesso è Lui che è venuto a darti qualcosa: tutto il suo amore, tutta la sua accoglienza, tutta la vita che Lui ha. Se la religione è ciò che l'uomo fa per Dio, la fede è ciò che Dio fa per l'uomo. La condizione divina che Gesù ci ha portato è nient'altro che vivere immersi nell'amore di Dio. "Condannare"=giudicare (krino). Il giudizio era l'attesa dei farisei: loro attendevano un Messia che sarebbe venuto a giudicare buoni e cattivi, puri e impuri, premiando e condannando. Dio, però, non è così. Oggi la Chiesa celebra la festa dell'Esaltazione della Croce. La festività ricorre oggi, 14 settembre, in ricordo del ritrovamento della croce di Gesù da parte di sant'Elena, avvenuto, secondo la tradizione, il 14 settembre del 320: in quel giorno la reliquia fu alzata dal vescovo di Gerusalemme di fronte al popolo, che fu invitato all'adorazione. Purtroppo noi associamo "croce" a tutta una serie di frasi, che poco o niente hanno a che vedere col vangelo. Tipo: "Ognuno ha la sua croce"; "E' la croce che il Signore ti ha dato"; "E' la mia croce", "Dio ti da la croce che puoi portare", ecc. Ma se c'è un'immagine incompatibile col Dio del Vangelo è quella di Dio che ti manda le croci. Dio non manda nessuna croce di questo tipo: Dio non manda le sventure. Anzi se può, ti aiuta a liberartene! Quando noi parliamo di "croci", pensiamo alle tribolazioni della vita: conflitti insanabili, malattie personali, tumori, mariti che picchiano, figli sbandati, mogli che hanno la depressione, situazioni di disagio permanente, ecc. Se noi guardiamo nel vangelo mai delle 73 volte che è citata la parola "croce" (stauros) viene associata a tribolazione. E nel corso della storia solamente dal V secolo, purtroppo, si assocerà croce=sofferenza (lo ritroviamo in una preghiera di un papiro). Nei vangeli appare per 5 volte l'invito di prendere la croce (Mt 10,38; 16,24; Lc 9,23; 14,27; Mc 8,34). Ad esempio in Lc 9,23: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Gli evangelisti si guardano bene dall'usare verbi come phero=portare oppure dechomai=accogliere, accettare: questi verbi indicano uno che ti dà qualcosa e tu che la prendi. Quindi Dio ci darebbe la croce e tu passivamente te la prendi. Questi verbi non vengono mai utilizzati. Gli evangelisti usano sempre i verbi lambano=prendere e bastazo=sollevare che indicano il preciso momento in cui il condannato afferra con le proprie mani la croce (del supplizio). Quindi gli evangelisti parlano sempre di un movimento volontario, dove nessuno è costretto da nessuno. Non c'è qualcuno che ti dà la croce ma è l'uomo che decide volontariamente, per il suo bene, di prendere quella croce. Ma qual è allora questa croce che uno volontariamente prende? La sequela: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23). Croce è accettare che vivere come Gesù comporti l'opposizione, la denigrazione, la maldicenza, la derisione: "Se hanno chiamato Belzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!" (Mt 10,25); "Sarete odiati da tutti a causa mia!" (Lc 21,17). Vivi come Gesù e sarai deriso. Ti diranno che sei un idealista e un utopico, che vivi fuori dal mondo. Vivi con intensità, abbracciando, accarezzando, amando e ti diranno che hai problemi con l'affettività. Vivi non risparmiandoti, dandoti tutto in tutto, nella generosità e ti diranno che sei ingenuo. Vivi mettendo al primo posto i valori del cuore e della vulnerabilità e ti feriranno. Vivi credendo negli altri e ti diranno che hai secondi fini. Vivi sorridendo, cantando, concedendoti tempo, lavorando solo il necessario e ti diranno che non sei un buon esempio per la società. Vivi diversamente dagli altri; vivi la tua unicità e originalità; vivi con fantasia e creatività e ti diranno che "sei pericoloso", che non sei inquadrabile nel sistema; sarai un sospettato e diffideranno di te. Vivi a partire dal cuore, appassionato, innamorato, fuoco che brucia e ti diranno che sei matto, un pazzo, ubriaco. Questa è la croce: accettare le conseguenze del vivere come Gesù. Puoi anche non vivere così. Ma se vivi così, poiché è un modo di vivere diverso, altro, sai che, come hanno fatto a Lui, così in qualche modo, faranno anche a te. Sulla casa di un uomo c'è un ramo, un lungo pezzo di legno, per niente bello, secco e molto vecchio. Un giorno un ospite chiede all'uomo: "Ma che ci fa quel ramo di legno lì sulla parete?". L'uomo: "Avevo 8 anni e il lago era ghiacciato; mio nonno mi disse di non andarci perché era pericoloso, ma io ci andai lo stesso. Come entrai il ghiaccio si spezzò e io finii dentro all'acqua. Mio nonno prese quel pezzo di legno e io mi aggrappai con tutte le forze al ramo e lui mi tirò fuori. Tre giorni dopo mio nonno morì. Quel pezzo di legno sta lì perché a quel legno io devo la vita". Noi guardiamo al Crocefisso e lo portiamo al collo perché la Croce ci fa vivere. Quando ci viene da dire: "Basta!", la Croce è la forza per andare avanti: "Dai, vai avanti". Quando ci viene da dire: "Ma chi me lo fa fare!?", la Croce di ti dice: "Il tuo amore!". Quando ci vien voglia di adattarci, la Croce ti dice: "E' questo che vuole la tua anima'". Quando ci viene voglia di fare come tutti, la Croce ci dice: "E' questo che desidera il tuo cuore". Nella Croce c'è la vita non perché la vita è una croce ma perché nella Vita vera della Sua croce (il suo modo di vivere) tu trovi la Vita vera per la tua croce (per il vivere come Lui). Pensiero della Settimana Nel tuo cuore puoi amare chiunque. |