Omelia (01-11-2014) |
fr. Massimo Rossi |
La scorsa domenica, ricordavo il principio dell'incarnazione, secondo il quale, per un imperscrutabile disegno di Dio, il Verbo ha preso forma mortale, si è fatto uno di noi, ha vissuto come uno di noi, ha conosciuto le nostre stesse fatiche, ha patito lo stesso dolore, le stesse delusioni; ha conosciuto il tradimento, i voltafaccia dei sedicenti amici; ha sperimentato la perversità del calcolo politico, l'ambiguità delle alleanze, la violenza fisica e psicologica del carcere, le torture, il patibolo. Dal giorno in cui Dio si è fatto uomo nel grembo della vergine Maria, amare Dio e amare gli uomini sono due facce della stessa medaglia, l'una senza l'altra non possono stare. Ma anche l'amore per sé stessi è inscindibile dall'amore per Dio: vivere le situazioni descritte dalle Beatitudini, così come Dio le ha vissute nella persona di Gesù significa vivere la santità qui, in terra, giorno per giorno. La santità viene sempre riconosciuta...prima o poi! Ma non è il riconoscimento pubblico che conta per colui che incarna lo spirito delle Beatitudini. Un vero discepolo del Signore sceglie di realizzare l'insegnamento della Montagna perché ha capito che la fede si può vivere soltanto in questo modo! Al santo non interessa dimostrare niente a nessuno; non si diventa santi per dare il buon esempio, la santità non si ostenta, si ostende, si mostra da sé, è un fatto evidente...prima o poi farà scuola. Dunque, le Beatitudini: il giorno che mi sono messo al computer per scrivere l'omelia di oggi... solita sindrome da pagina bianca; è stato già detto quasi tutto sul capitolo 5 di Matteo. Improvvisamente, per una strana associazione di idee, come quando lo psicanalista dice, che so, ‘casa' e si risponde ‘focolare'... il pensiero delle Beatitudini mi ha richiamato alla mente la Sindone, che potremo rivedere il prossimo anno, forse per l'ultima volta: sapete, l'immagine impressa sul lino della Sindone è come il negativo di una foto... Ecco, le Beatitudini esprimono il negativo della società reale; il nero diventa bianco e il bianco nero: quello che per il mondo rappresenta una sconfitta, nelle Beatitudini e celebrato come una vittoria; ciò che gli uomini giudicano un benedizione, Gesù lo ritiene invece una sciagura... Del resto, non è l'unico caso nel Vangelo, ove la verità reale - consentitemi l'espressione che può suonare pleonastica - emerge come capovolgimento della verità fittizia: un altro esempio famoso che conosciamo certo a memoria è il Magnificat, non a caso correlato da molti biblisti al discorso della Montagna. Sì sente dire spesso: "Il mondo è dei furbi, dei prepotenti, dei profittatori, dei corrotti, dei ricchi...". E invece no! il mondo è dei deboli, di coloro che non si approfittano delle situazioni, degli onesti, dei semplici, dei perseguitati... Intendiamoci, la mediocrità esiste, la viltà esiste, e pure i ciarlatani e i venditori di parole... Gesù certo non li canonizza. Che Gesù fosse un ciarlatano, un folle, un vigliacco... è ciò che crede il mondo, è ciò che credevano i contemporanei di Gesù, quando pretendevano che facesse miracoli, anzi lo cercavano solo per quello (cfr. Gv 6,26)... e anche i ricchi, i nobili di Gerusalemme, son convinto, lo avrebbero volentieri invitato ai loro banchetti perché incantasse gli invitati con i suoi giochetti di illusionismo... "Change my water into wine!" "Walk across my swimmin pool!" canta Erode nel più volte citato film "Jesus Christ Superstar", al ritmo di uno scatenato charleston... Il più grande miracolo sarebbe stato quello di scendere dalla croce. Ebbene, anche questo chiesero a Gesù, come prova che era il Messia! (cfr. Mt 27,42). Ma Cristo, da quella croce non scese, convincendo tutti che non era lui il Messia... Vedete, la Verità del Vangelo è il negativo, l'esatto opposto di quello che appare nella realtà! Bene, noi che conosciamo la rivoluzione copernicana scatenata dal Vangelo, sarà poi vero che ci crediamo sul serio? sarà poi vero che nel nostro intimo condividiamo gli insegnamenti del Signore, a cominciare dalla Beatitudini? In alte parole, ci siamo riconosciuti nella linea delle Beatitudini, non solo perché ci è capitato di vivere le situazioni evocate nel discorso della Montagna; ci sentiamo intimamente beati, cioè solidali con il Cristo povero, con il Cristo assetato e affamato di giustizia, con il Cristo misericordioso, con il Cristo ingiustamente perseguitato...? Quest'anno abbiamo nuovi motivi per ringraziare il Buon Dio di averci dato uomini santi da imitare; nuovi motivi per ringraziare anche la Chiesa che ne ha riconosciuto le virtù (eroiche) e li propone a tutti i cristiani come altrettanti modelli di fede, di speranza e di carità: si tratta di due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e, per noi Domenicani, fr. Giuseppe Girotti martire di Dachau. Nell'anno che sta per iniziare celebreremo il secondo centenario della nascita di don Bosco. Al termine di questa riflessione richiamo le ultime parole del Vangelo: "Grande è la vostra ricompensa nei cieli": qual è questa ricompensa promessa dal Signore? Qualcuno rimarrà forse deluso, almeno per due motivi: il primo è il momento della consegna, il tempo della ricompensa, non su questa terra, non in questa vita, ma in quella eterna, dopo la morte... Il secondo motivo è il contenuto della ricompensa: vedere Dio faccia a faccia, contemplare il suo volto glorioso. Ora, tutta sta fatica terrena per avere in premio la relazione immediata con Dio; basta, fede cieca; basta, speranza senza conferme... solo amore, amore totale, amore senza mezze misure, amore diretto, immediato e non più per interposta persona come nella vita presente; perché qui da noi, non si può amare Dio direttamente, ma solo attraverso l'amore del prossimo, ne abbiamo recentemente parlato. Ripeto, tutta sta fatica qui in terra per una ricompensa ancora molto lontana e per di più legata alla fede... Ne vale la pena? I Santi ci dicono di sì; e prima dei Santi ce lo dice Gesù Cristo, con l'autorevolezza della sua Passione. |