Omelia (02-11-2014) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Gv 6, 37-39 "Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno". Gv 6, 37-39 Come vivere questa Parola? Oggi è domenica e commemorazione dei defunti! Doppia occasione per pensare alla resurrezione e dare alla memoria di chi ci ha lasciato una connotazione pasquale. Sarà perché Pasqua viene in primavera e questa commemorazione in autunno, ma il giorno dei morti si fa fatica a colorarlo di toni caldi e luminosi. Prevalgono quelli spenti e nebbiosi della stagione che vede perdere i segni della vitalità della natura. Almeno qui, in questa zona dell'emisfero boreale, prevale il buio, prevale il freddo e la liturgia fatica a esplodere nella gioia della vita nuova, vita per sempre data dalla Resurrezione. Le parole di Giovanni l'evangelista, invece non sono legate alle stagioni, né sono meteropatiche! Non si lasciano attaccare dall'umido pessimismo che attraversa le foglie che cadono. C'è quell'espressione "non lo caccerò fuori" che oggi mi colpisce particolarmente. Gesù passa dall'infinito al finito, dalla divinità all'umanità, dall'onnipotenza alla fragilità per fare la volontà di Dio, che è amore. E in questo passaggio, rimane forte della promessa che ha fatto al Padre: "Non ne perderò uno di quelli che mi hai dato!" È in questa forza di Gesù che si fonda la nostra speranza, nella tenacia con cui lui farà di tutto per non perderci. Non contro la nostra volontà, ma sicuramente sostenendo la nostra fragilità. La morte sarà in lui solo un passaggio, prevedibile o improvviso che sia... sarà un passaggio a un più di vita che ora nemmeno immaginiamo. Ma sarà vita bella, vita abbondante, vita buona. Vita in comunione, con Dio amore. Signore, questa vita nella sua durezza e contraddittorietà a volte ci fa bestemmiare contro di essa. Aiutaci ad amarla, a renderla lo spazio e il tempo in cui cercare Te e amarti, ritrovandoti tutto in tutti. La voce di Giobbe "Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro". Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it |