Omelia (09-11-2014)
Omelie.org (bambini)


Buona festa, bambini! Vi dico buona festa non solo perché è domenica, ma anche perché oggi celebriamo la "dedicazione" di una Chiesa, la prima chiesa che i credenti in Cristo costruirono a Roma intorno all'anno 314.
Questa chiesa è dedicata al SS. Salvatore, cioè a Gesù, a San Giovanni Battista e a San Giovanni apostolo. Ma gli abitanti di Roma, come tutti i turisti, la conoscono con il titolo di Basilica di San Giovanni in Laterano. Il Laterano è il luogo, la terra su cui sorge questa chiesa.
Un vasto territorio appartenente alla famiglia patrizia dei Laterani.
La Basilica venne fatta costruire da papa Melchiade (311-314) sulle proprietà di Costantino, da lui donate proprio per questo scopo alla comunità dei credenti. Queste terre erano situate di fianco al Palazzo Lateranense, fino allora residenza imperiale e poi residenza del pontefice, che è il vescovo di Roma.
Questa Basilica, proprio perché prima chiesa eretta nel mondo della cristianità, è considerata la "chiesa-madre" di tutte le chiese dell'Urbe, cioè della città di Roma, e dell'Orbe, cioè di tutto il mondo". Nel tempo fu distrutta e ricostruita più volte.
Forse pochi di voi sanno che la vera sede, la casa del vescovo di Roma, del Papa appunto, è proprio a san Giovanni in Laterano. Questa chiesa è la "cattedrale" di Roma, la più importante di tutto il mondo perché è da quella "cattedra" che il Papa aiuta e sostiene tutti i credenti in Gesù: con la sua parola e con il suo insegnamento indica il cammino da percorrere.
Ricordate il saluto di Papa Francesco subito dopo la sua elezione? Lui si è definito Vescovo di Roma. Voglio riportare proprio le sue parole: "Incominciamo questo cammino vescovo e popolo, questo cammino della chiesa di Roma che presiede nella carità tutte le chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia fra noi. Preghiamo l'uno per l'altro, per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza".
Certamente qualcuno di voi si domanderà: "Ma allora perché il papa sta a San Pietro?".
Perché, con l'andare del tempo, i cristiani aumentarono e molti venivano a Roma per pregare sulla tomba di Pietro, il primo Papa. San Pietro era stato crocefisso sul colle Vaticano ed allora, proprio lì, si pensò di costruire una chiesa più grande e più capiente per accogliere molte più persone.
Ma torniamo alla festa: cosa vuol dire, secondo voi, dedicare qualcosa a qualcuno?
Si fa una dedica quando si vuole bene a una persona, magari sarà capitato anche a voi di dedicare ai nonni o alla mamma o al papà una canzone, una poesia, un disegno... insomma qualcosa di bello che potesse essere segno del vostro amore.
Anche la chiesa, meglio dire, la comunità dei credenti, fa delle dediche a Dio e un modo di fare dediche, nei tempi passati ed anche oggi, è quello di costruire delle chiese, degli edifici che rappresentano la fede delle comunità esistenti sul luogo. È un segno di un popolo che crede in Gesù, che vuole amare come lui, desidera essere nel mondo luce, punto di riferimento a quanti sono nel buio.
Dopo questa lunga introduzione necessaria per capire il significato della festa di oggi, dobbiamo lasciarci illuminare dalla Parola di Dio.
Il vangelo ci presenta un Gesù insolito: arrabbiato, quasi violento. Scopriamo insieme i motivi che possono aiutare anche noi.
Egli arriva a Gerusalemme e, come tutti i pellegrini, va al tempio a pregare ma si accorge che il tempio non è una casa di preghiera... è invece un luogo di affari.
Voi sapete che il popolo di Israele andava al tempio a offrire sacrifici a Dio. Però nessuno partiva da casa con l'offerta perché era piuttosto ingombrante! Si offrivano infatti dei buoi, delle pecore, degli agnelli, delle capre, dei montoni... si offrivano anche delle colombe, ma questo era il dono delle famiglie più povere.
Perciò, soprattutto la gente ricca, si portava un bel gruzzolo di soldi per acquistare nel tempio stesso l'animale da sacrificare. Ma per fare ciò bisognava avere il denaro coniato nel tempio e non la moneta pagana usata in città per cui, all'interno, c'erano i cambiavalute, una specie di banchieri che servivano a questo scopo.
Gesù si indigna perché quelle offerte in realtà sembravano il metro di misura per dire: io che posso offrire al Signore un bue, avrò da lui più grazie e aiuti di quello povero che ha offerto semplicemente una monetina o delle semplici colombe.
Ma non è questo il modo di pensare del Padre che Gesù ci mostra. Dio è Padre e non guarda se siamo buoni o cattivi perché la sua gioia è amarci e stare con noi. È lui che compie il sacrificio per noi, offrendo per la nostra salvezza Gesù.
L'atteggiamento vissuto nel tempio, rende quel luogo una spelonca di ladri, cioè una casa brutta, tenebrosa. Così che tutto l'oro e lo splendore delle pietre viene annullato.
Poi Gesù presenta il suo corpo come il vero tempio di Dio: e san Paolo dice che Dio abita la nostra vita proprio come abita dentro un tempio.
Allora il compito di ogni credente è quello di rendere il proprio corpo-tempio, sempre più bello. Il modo? lo sappiamo tutti è l'Amore.
La bontà, la giustizia, la fraternità, il rispetto, il perdono, l'ascolto, la verità, l'accoglienza sono le pietre belle della nostra abitazione.
Chiediamo al Signore di sostenerci in questa volontà perché la nostra vita possa continuare a essere il luogo che Dio abita con gioia.
Buona festa!
Commento a cura di Sr. Piera Cori