Omelia (09-11-2014) |
Gaetano Salvati |
Commento su Giovanni 2,13-22 Oggi è il giorno in cui la Chiesa festeggia la dedicazione della Basilica Lateranense, cattedra del vescovo di Roma, colui che è di guida per tutte le chiese locali: il garante, lo strumento che organizza l'unità della chiesa e la attua nel rispetto della volontà divina. Per mezzo di lui e di ogni vescovo in comunione con il papa, la vita divina si manifesta all'interno del popolo quale comunione di tutte le Chiese (Cattolica): in lui Cristo Capo del corpo ecclesiale raduna il gregge secondo il disegno d'amore di Dio. La Parola di Dio esprime questa unione con il Signore affermando che la chiesa siamo noi (1Cor 3,9), noi le pietre vive del corpo di Cristo. Egli abita e continuamente vuole abitarci perché possiamo veramente essere sua dimora, l'immagine della sua gloria, il popolo credente che forma, già su questa terra, la Gerusalemme celeste, la patria eterna. Divenire immagine della grazia non rimanda a contenuti astratti dell'essere chiesa; piuttosto a comprendere che il popolo che crede, spera e ama nel Cristo è il tempio vivente di Dio, il popolo santo e amato da lui (v.17). Ma cosa significa essere tempio di Dio? Andiamo al vangelo e ascoltiamo che ha da dirci. Giovanni narra di un Gesù adirato contro coloro che avevano trasformato il tempio di Gerusalemme in un mercato (Gv 2,16). Il termine "mercato" può riferirsi all'egoismo dei cambiamonete: dare qualcosa per ottenere molto di più. La grazia di Dio, invece, anticipa la nostra miseria, ci salva e non chiede nulla in cambio, poiché siamo sempre amati. Amati per primi, siamo in grado, se vogliamo, di corrispondere fra alti e bassi al suo amore. Nel suo amore non siamo dispersi, scacciati nel buio della disperazione, ma radunati, uniti a lodare l'unico Dio morto e risorto per noi. Una simile azione di grazia si ripresenta ininterrottamente nelle nostre esistenze: la sua volontà (fedeltà) a rimanere in noi e fra di noi ci costituisce tempio, luogo sacro dove abita Dio; tante membra unite, legate dall'amore (la chiesa), formano l'unico, vero tempio, Cristo Signore. Prima si è detto che è facile cadere nell'utopia: affermare che i cristiani sono tempio di Dio può rimanere solamente l'idea di qualche teologo. Eppure il cristianesimo è l'incontro con l'Altro, che ti ama, ti salva, ti sorprende e ti invita, a volte anche inaspettatamente, a rivolgerti agli altri con carità, grazia, umiltà. In altre parole, la chiesa tempio di Dio, inondata dall'amore, missionaria per sua natura, esige che tutte le sue membra siano missionarie. Noi chiesa annunciamo il vangelo: non una dottrina, ma una persona; per cui il Cristo evangelizzato è, nello Spirito, il Cristo evangelizzante nei suoi testimoni (tempio di Dio). Chi sono i destinatari dell'azione missionaria della chiesa? Il vangelo della salvezza deve raggiungere tutto l'uomo in ogni uomo, accompagnarlo nel cammino della vita, tra le gioie e le sofferenze; è appello alla testimonianza del Dio "operaio", dell'Emanuele, che con compassione e fraternità, ha vissuto in mezzo all'umanità. La chiesa evangelizzatrice non deve essere presenza timida nella società, né deve ridurre, svuotare il vangelo, riadattandolo alle ideologie e ai calcoli puramente umani, o agli integralismi del passato. È nello slancio missionario che Cristo è presente in mezzo ai suoi (Mt 28, 20): lo Spirito rende la chiesa comunione, luogo di pace e di riconciliazione; annunciando il suo Signore a tutti (v. 19), essa è testimone dell'Amore, e mostra il volto concreto della missione nel mondo, il servizio nella carità, nella dolce generosità verso tutti. Allora, vivere l'esperienza della chiesa, significa uscire dalle proprie solitudini e andare incontro a tutti; evangelizzare rispettando le opinioni di ciascuno e amando tutti. Infine, vivere l'esperienza di chiesa significa testimoniare al mondo che Gesù è l'unico modello, libero e liberante, per l'uomo che è in ricerca dell'Altro. Amen. |