Omelia (15-11-2014) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Lc 18,1-2; 7-8 «In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. In una città viveva un giudice che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. [...] E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Lc 18,1-2; 7-8 Come vivere questa Parola? Oggi, il nostro unico Maestro di preghiera, Gesù, ci suggerisce, quando ci rivolgiamo a Dio, «di pregare sempre, senza stancarci mai». A lungo andare, essendo una preghiera vera, fatta con l'attesa umile, paziente e costante, essa verrà esaudita sicuramente. A meno che non si cada nella superstizione, accontentandoci di una preghiera magica, superstiziosa, che esige la risposta automatica e istantanea da parte di Dio, con la pretesa di piegarlo alla nostra volontà. La parabola del vangelo di oggi è molto suggestiva. Una vedova, come poteva essere a quel tempo, senza assistenza, senza sostentamento, sola; di fronte a lei un giudice senza coscienza, che non temeva né Dio né gli uomini. L'abisso tra la preghiera da parte della vedova e l'esaudimento da parte del giudice non poteva essere più grande. La donna si affida alla preghiera contro ogni speranza, non avendo più niente da perdere, mettendovi dentro tutto il suo sconforto e tutta la sua vita. Gesù fa notare che anche fra gli uomini una preghiera così insistente, non può mancare di essere esaudita. A maggior ragione quando è indirizzata a Dio. Se essa non recede, se si affida completamente a lui, gridando verso di lui, instancabilmente, «giorno e notte», allora Dio si china e ascolta questa preghiera. Tertulliano, nel testo riportato alla fine, che si trova nella sua opera "sulla preghiera" (il primo trattato patristico su questo tema), descrive la preghiera cristiana con alcune pennellate che la caratterizzano e la contraddistinguono dalla "superstizione" pagana (vedi subito qui sotto). La voce del fondatore della letteratura cristiana occidentale «Offriamo la nostra preghiera a Dio come ostia a lui gradita e accetta: offerta con tutto il cuore, nutrita dalla fede, curata dalla verità, integra per l'innocenza, pura per la castità, coronata dall'amore, accompagnata dal corteo delle opere buone» Tertulliano De oratione 28, 3-4 Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it |