Omelia (09-11-2014)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Gv 2,13-22

Collocazione del brano

Anche in questa domenica una ricorrenza prevale sul normale andamento del calendario. Oggi festeggiamo la dedicazione della basilica Lateranense a Roma. Questa basilica fu la prima eretta dall'imperatore Costantino nel palazzo dei Laterani verso il 324. Essa è considerata la madre di tutte le chiese di Roma e di tutto il mondo, segno di unione e di comunione da parte di tutta la Chiesa.

Il brano di vangelo scelto per questa ricorrenza è tratto da Giovanni, il quale a differenza dei Sinottici pone la cacciata dei mercanti dal Tempio all'inizio della vita pubblica di Gesù. Si tratta dunque di un gesto programmatico. I sacrifici di animali che si compivano nel Tempio saranno sostituiti dall'unico sacrificio di Cristo, il vero agnello, che compirà la vera Pasqua. Il nostro frequentare la Chiesa sarà partecipare al rinnovarsi di questo sacrificio attraverso i riti della celebrazione eucaristica.
Lectio

13Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

E' questa una delle due feste di Pasqua citate da Giovanni in cui egli ricorda che Gesù salì a Gerusalemme. Il testo parlando poi della risurrezione di Gesù ci invita a sovrapporre la Pasqua cristiana con quella giudaica.

Comunque il pensare alla Pasqua e alla salita a Gerusalemme ci pone in un contesto di festa solenne.
14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

Il Tempio a quel tempo aveva un perimetro di circa 1500 metri, era stato da poco ricostruito da Erode il Grande, ma sarebbe stato distrutto nel 70 d.C. Era composto da due parti: un recinto, che si identificava con il Tempio stesso (hieròn), e il santuario propriamente detto (naòs).

In quanto luogo della preghiera, dei sacrifici quotidiani e della celebrazione delle feste liturgiche, il Tempio era il cuore della vita d'Israele; ogni buon giudeo fedele alla Legge vi si recava in pellegrinaggio ogni anno.

Questa prassi religiosa comportava usanze del tutto estranee alla preghiera e cioè la vendita sul posto degli animali destinati ai sacrifici, il cambio della moneta richiesta per l'acquisto degli animali e per le offerte.
15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi,

Questo versetto è del tutto identico ai suoi paralleli sinottici, tranne per un particolare che lo pone su un altro piano, come è stato accennato. Giovanni introduce il particolare delle pecore e dei buoi. Gesù scaccia i venditori dal Tempio non solo perché voleva che la casa di Dio fosse rispettata e non diventasse "un covo di briganti", ma per esprimere simbolicamente che a partire dal sacrificio del suo corpo non sarebbero più stati necessari i sacrifici di pecore e buoi per riconciliarsi con il Signore.
16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Le parole che Gesù dice ricordano la finale del libro di Zaccaria: Non vi saranno più mercanti nella casa di JHWH degli eserciti in quel giorno (Zc 14,21). Inoltre egli parla della casa del Padre mio: quindi il Tempio di Israele agli occhi di Gesù è veramente la casa di Dio in Israele: niente deve alterarne la santità.
17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo della tua casa mi divorerà».

Giovanni continua ancora secondo le sue intenzioni riportando le reazioni provocate dal suo gesto. I suoi discepoli si ricordano di un passo del salmo 69. Secondo la Chiesa primitiva questo salmo è in riferimento al Messia: viene ricordato come una profezia della sua tragica fine (lo zelo mi divorerà).

Ma i discepoli in questo momento forse pensano solo che Gesù si ponga sulla scia di quanti avevano a cuore l'onore di Dio e il rispetto verso il suo luogo di culto. Come Finees, Elia e Mattatia difenderà questo ideale per tutta la sua vita.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».

I giudei invece reagiscono coinvolgendo Gesù in una disputa. Essi chiedono una credenziale, una prova che legittimi il gesto compiuto da Gesù, poiché hanno visto che si trattava di un gesto profetico. Il segno che essi chiedevano però era un miracolo spettacolare che dispensasse dalla fede.
19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».

Come al solito Gesù non risponde direttamente alla domanda che gli porgono. Questa sua affermazione sembra essere una dichiarazione di potenza, ma noi che sappiamo "come sono andate le cose" comprendiamo bene di che cosa egli parli. Tra l'altro usa il termine naos, cioè la parte più interna del Tempio, quella in cui si trovava la presenza di Dio. E' lui la presenza di Dio in mezzo al suo popolo!

Gesù parla della distruzione del Tempio come una conseguenza della condotta peccatrice del suo popolo.

Egli si rivela come l'erede dei profeti, soprattutto di Geremia che aveva annunciato la distruzione del Tempio di Salomone a coloro che, pur commettendo il male senza ritegno, facevano affidamento sulla presenza dell'edificio sacro come garanzia magica di salvezza (Ger 7). Gesù ricostruisce il Tempio nel senso che con la sua presenza ci sarà qualcosa di nuovo.
20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni, e tu in tre giorni lo farai risorgere?».

I giudei parlano anche loro del santuario, ma i quarantasei anni si riferiscono alla costruzione di tutto il complesso del Tempio. I suoi interlocutori comprendono che Gesù si presenta davanti a loro con dei poteri troppo grandi, il potere stesso di Dio. Non possono far altro che ironizzare sulle sue parole, però Gesù è ormai presente in mezzo a loro e loro dovranno fare i conti con questa presenza inquietante.
21Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

L'evangelista precisa le parole di Gesù facendo riferimento alla sua resurrezione. Queste parole però sono state scritte dopo il 70 d.C., cioè dopo l'effettiva distruzione del tempio di Gerusalemme.

Quindi i lettori di Giovanni sapevano che il Tempio era stato davvero distrutto e che Gesù non parlava soltanto del suo corpo. Il nuovo tempio che egli avrebbe ricostruito è la presenza di Dio in mezzo al suo popolo che si realizza quando i credenti sono riuniti tutti insieme. Il tempio di Dio ormai è la Chiesa.
22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

L'interpretazione delle parole di Gesù continua. I discepoli "ricordano": è una delle attività più importanti dello Spirito Santo, fa ricordare tutto ciò che Gesù ha detto e farà capire il significato di ciò che è stato detto (Gv 14,26). Il cristiano legge la scrittura e comprende ciò che Dio ha fatto per lui. A quale Scrittura si riferisce Giovanni? Molto probabilmente al salmo 69, che come si è detto, la Chiesa leggeva in senso messianico. Ancora i discepoli stavano pensando alle parole di Gesù: Distruggete questo tempio.
Meditiamo

- Io sono tempio, presenza del Signore. Quali sono i mercanti e gli oggetti estranei che si trovano dentro di me?

- Posso dire anche io "Lo zelo per la casa del Signore mi divora"?

- Mi è mai capitato di sentire la presenza del Signore dentro di me, come in un tempio?
Preghiamo

(Colletta della festa della Dedicazione della Basilica Lateranense)

O Padre, che prepari il tempio della tua gloria, con pietre vive e scelte, effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito, perché edifichi il popolo dei credenti che formerà la Gerusalemme del cielo. Per il nostro Signore...