Omelia (08-12-2014) |
don Michele Cerutti |
Il cammino d'Avvento ha dei compagni di viaggio particolari: il Battista, la Vergine Maria e sul finire anche Giuseppe il felegname. La Vergine viene invocata come Immacolata. Nell'anno 1854 Papa Pio IX affermava il dogma dell'Immacolata Concezione. E' un secolo il XIX attraversato in Europa dal diffondersi del pensiero positivista in cui si privilegiava l'esaltazione della ragione e una fiducia incondizionata nella scienza. Si comprende che in questo tipo di filosofia non vi era spazio per la fede. Al positivismo si affiancava il materialismo marxista che esaltava nell'ordine sociale gli aspetti tecnologici ed economici. Il fondamento della critica alla religione nel pensiero di Marx sta nel fatto che è l'uomo che si fa la religione e occorre combattere la religione che lega l'uomo ad una sorta di schiavitù. Il contesto storico non serve a fare della erudizione, ma comprendere il panorama in cui si definisce questa importante verità di fede. Oggi molto potrebbero obiettare cosa serve solenizzare questo dogma? Il concetto di Immacolata Concezione è vetusto, non dice molto. Con il dogma la Chiesa presenta una verità di fede incrollabile. In un mondo caratterizzato da quello che i filosofi definiscono il pensiero debole, ovvero c'è il profondo ripensamento di tutte le nozioni che erano servite da fondamento alla civiltà occidentale in ogni campo della cultura dove c'è un risveglio del senso religioso su grandi temi in cui però la Chiesa, a detta dei filosofi sostenitori di questa visione, non è in grado di rispondere. La definizione del dogma in questo contesto ci dice che la Chiesa si vuole porre come baluardo sicuro nella tempesta della vita degli uomini che cercano Dio. Pio IX con la Bolla Ineffabilis Deus con cui promulgò il dogma dell'Immacolata Concezione dice chiaramente che la Vergine con i suoi privilegi è l'antidoto a tutti gli errori e a tutte le eresie. Così scrive: «La nostra bocca è piena di gioia e le Nostre labbra di esultanza, e rendiamo e renderemo sempre i più umili e i più vivi ringraziamenti a nostro Signore Gesù Cristo, per averci concesso la grazia singolare di potere, sebbene immeritevoli, offrire e decretare questo onore, questa gloria e questa lode alla sua santissima Madre. E poi riaffermiamo la Nostra più fiduciosa speranza nella beatissima Vergine, che, tutta bella e immacolata, ha schiacciato il capo velenoso del crudelissimo serpente, e ha portato la salvezza al mondo; in colei che è gloria dei profeti e degli apostoli, onore dei martiri, letizia e corona di tutti i santi; sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di tutti coloro che sono in pericolo; potentissima mediatrice e riconciliatrice di tutto il mondo presso il suo Figlio unigenito; fulgidissima bellezza e ornamento della Chiesa e della sua saldissima difesa. Riaffermiamo la Nostra speranza in colei che ha sempre distrutto tutte le eresie, ha salvato i popoli fedeli da gravissimi mali di ogni genere, e ha liberato Noi stessi da tanti pericoli, che ci sovrastano. Noi confidiamo che ella voglia, con la sua validissima protezione, fare sì che la nostra santa madre, la Chiesa cattolica, superate tutte le difficoltà e sconfitti tutti gli errori, prosperi e fiorisca ogni giorno più presso tutti i popoli e in tutti i luoghi, dal mare al mare, e dal fiume sino ai confini della terra, e abbia pace, tranquillità e libertà completa...". Con il dogma dell'Immacolata la Chiesa ci invita a volgere lo sguardo su colei che ha sfidato ogni certezza per buttarsi nelle braccia di un disegno più grande di Lei. Con Maria si è spezzato quel NO del tempo che da Adamo ed Eva l'uomo ha rivolto verso Dio. Ogni volta che l'uomo ha girato le spalle a Dio si è fatto male. Guai se pensassimo a un Dio che castiga, ma dobbiamo comprendere che è l'uomo che si castiga da solo. Maria accetta un piano che Dio ha tracciato perché l'uomo potesse guardare in faccia Dio stesso e non corra più il rischio di farsi male. Mi piace rifarmi a delle riflessioni di Monsignor Enrico dal Covolo, salesiano vescovo e Rettore della Pontificia Università Laterana, perché può essere utile a comprendere in una ottica nuova questo grande dogma mariano. Il dogma dell'Immacolata Concezione ci assicura che Maria fu concepita senza il peccato dell'origine. Tuttavia le conseguenze di questo peccato afferrano ogni uomo e ogni donna. Certo, anzitutto noi, che nasciamo nel peccato: ma neppure Maria, neppure Gesù nella sua piena umanità furono preservati dalle conseguenze del peccato originale. Anche Maria, anche Gesù conobbero gli esiti dolorosi di questo peccato: la tentazione, il dolore, la morte... Lo dimostra il fatto che Gesù fu tentato (prima nel deserto, e poi nel giardino del Getsemani), e che pure Maria fu tentata (nel racconto dell'Annunciazione vi si fa riferimento. Secondo Luca, Maria "fu molto turbata" dalle parole dell'angelo, e si domandava: "Come è possibile tutto questo?"). Lo dimostra il fatto che Gesù e Maria hanno sperimentato intensamente, più di tutti noi, il dolore e la morte (Gesù piange e soffre; "una spada" trapassa il cuore di Maria; Gesù e Maria muoiono...). I singolari privilegi, di cui Maria è insignita, non la sottraggono minimamente alla lotta contro il male, nella quale noi tutti siamo coinvolti. Così questi stessi privilegi, anziché allontanarla da noi, ce la rendono più vicina. Essa è una mèta, a cui ogni credente deve tendere. E' un segno di sicura speranza. Anche noi siamo orientati verso un cielo nuovo e una terra nuova, in cui il male e la morte saranno definitivamente sconfitti, e il peccato non eserciterà più su di noi la sua ambigua attrattiva. Il dogma dell'Immacolata Concezione intende dire che Maria - lei, che insieme a noi lotta contro il male e la morte - ha già sconfitto l'avversario: questa è una garanzia, una caparra della nostra salvezza. |