Omelia (08-12-2014)
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Uno dei cristiani più suggestivi di questo nostro secolo, padre Charles De Foucauld, ha scritto: «Non appena ho creduto che c'era un Dio, ho capito che non potevo far altro che vivere per lui». Una logica implacabile, vertiginosa, che ci assicura che il Padre ci ama, che anche se il nostro cuore ci rimpro­vera, la bontà' di Dio è più' grande del nostro cuore. Una affermazione che ci aiuta a capire il Mistero che celebriamo in questa Solennità, specialmente nel capire cosa sia quel "piena di Grazia" che spesso vediamo tanto distante dalle nostre vite. In fondo, a ben pensare, cosa potrebbe essere questa grazia immensa se non fosse visibile nel suo effetto più evidente: Accorgersi dell'infinito Amore di Dio per noi e cominciare a vivere in questo e per questo.
Ci si potrebbe comunque domandare: in cambio di quest'Amore, che cosa ci chiede? Come si fa a "Vivere per Lui"? Lo abbiamo udito da san Paolo nella seconda lettura: «essere santi e immacolati al suo cospetto, nella carità». Non è poco, anzi è un programma molto impegnativo! Ma con questo programma di vita noi armonizziamo i nostri progetti personali con il progetto di Dio, anche se, a dover del vero, pochi applicano e vivono questo programma con coerenza. Ed è qui, in questa "distanza", che la Chiesa ha da sempre inserito fortemente ad esempio Maria concepita immacolata! Avevamo bisogno di un modello, Dio ce l'ha dato.
Il rilancio del progetto di Salvezza di Dio in Cristo, nel tempo e nello spazio, nella sto­ria dell'umanità, con Maria santa e immacolata che ci precede nella realizzazione della nuova umanità voluta da Gesù, è il segreto per capire non solo come si fa oggi a "vivere per Lui", a rispondere al Suo Amore, ma come si cammina concretamente verso la realizzazione dell'umanità nuova, nel progetto della santità. Si perché se il peccato ci ha separato dall'Amore di Dio, il cammino di Santità che la Chiesa propone a tutti i suoi figli, e di cui Maria è sommo esempio, è la "conversione", il "ritorno", l'"adesione" al progetto di Dio realizzato in Cristo.
La vittoria di Dio sul peccato comincia cosi da Maria, l'Immacolata, la senza peccato, dogma della fede cattolica proclamato da papa Pio IX nel 1854, certezza della fede, radicata nei cristiani fin dall'inizio della Chiesa. Certezza che ha attraversato i secoli e, da sempre, tiene stretti i cristiani con affetto sincero attorno alla madre di Gesù, ma dice anche molto su quanto il nostro cammino di "ritorno" al Padre sia facilitato in quel perdono dei peccati di cui godiamo prima nel battesimo e poi, secondo bisogno, tornando "nuovi" ogni volta che ci "riconciliamo" nell'apposito sacramento, e nella sublimità dell'Eucarestia. Non abbiamo scuse, quello che Maria ha avuto per singolare privilegio noi lo riceviamo nei sacramenti ogni volta che vogliamo, eliminando ogni ostacolo ai nostri "SI" al Signore che ci chiama ad essere "Santi ed Immacolati nell'amore".
Da questa festa nasce quindi spontaneo un invito per noi a fare un confronto fra noi e Maria. Noi sentiamo il fascino dell'innocenza, la nostalgia dell'innocenza. Maria piena di grazia, primizia dei redenti in Cristo, è ai nostri occhi il tipo dell'umanità nuova che Cristo ha voluto inaugurare proprio con lei. Non solo docilità e disponibilità per un cammino di "cristificazione" ma anche impegno nella custodia del "santo tesoro" che siamo noi stessi di fronte al Padre.
Impariamo da lei il desiderio delle cose pulite, dei rapporti puliti, della santità che non è fatta solo di pratiche, più o meno pie, ma anche di Gioia nell'essere "creature nuove", vere immagini di santità che si rispecchiano nel prototipo che Cristo ci offre a modello.
Una frase nel vangelo mi rimane molto cara per descrivere il pudore che oggi sarebbe da riscoprire per custodire il nostro cammino: "fu molto turbata". Questa frase è, per me, il segno di una delicatezza che esprime sconcerto, di fronte ad un angelo - con fattezze d'uomo - che sussurra ad una giovane fanciulla dei complimenti che ancora, per Maria, dovevano prendere la forma del messaggio che viene sicuramente da Dio. Una attenzione furba ed intelligente a quello che sta succedendo e chi è veramente quello che mi sta di fronte prima di dare una risposta, per non cadere in un tranello. Turbamento che è una prudenza - anche di fronte ad un angelo - dietro la quale si nasconde una ferma volontà di custodire la propria santità, di non correre il rischio di cadere nell'inganno di chi ti accarezza per rovinarti. Turbamento che non è sfiducia in Dio ma, al contrario, voglia di una santa custodia per agire nella sicurezza di un bene e proteggere il giusto pudore che chiede la dignità personale.
Maria scioglie il suo "turbamento" nell'ascolto del piano divino, nel sentire parole che solo Dio poteva aver mandato, nel sincerarsi che solo la volontà dello Spirito Santo avrebbe potuto fare di lei "l'umile Sua serva" a cui tutte le generazioni guarderanno chiamandola "beata", insomma, Maria scopre, riconosce il "marchio di fabbrica", il "modus operandi" di Colui che con i suoi progetti da senso e realizza l'umanità altrui, amplificandone la dignità rispettandone la natura nel suo glorioso compimento.
Mi piacerebbe oggi, in questi tempi senza costume e senza pudore -per non dire senza costumi e senza pudori!-, proporre a tutti coloro che si mettono in cammino sull'esempio di Maria, questo "turbamento", questa santa astuzia, di riscoprire che l'"essere senza macchia" non è un concetto astratto o intimistico ma parte concreta di un cammino in cui tutta la persona è impegnata, in tutte le sue dimensioni, forze ed aspettative.
A dire il vero mi piacerebbe proporre questo "turbamento" anche ad un mondo che non si turba più di nulla, non si scandalizza più di nulla, in cui la parola "santità" è relegata in polverose sacrestie di chiese e conventi, un mondo che fa della corruzione dei costumi, una specie di progetto irrinunciabile, di fondamento.
Cari fratelli se, sulle orme di Maria, riuscite ancora a provare "turbamento" allora vuol dire che il "SI" di quella giovane fanciulla di Nazareth non solo è stato utile ma è ancora un grande progetto per la nostra vita, la nostra salvezza. Se riusciamo ancora a sentire quell'inquietudine che quel turbamento ci procura di fronte alle seduzioni della vita, del mondo, allora è anche possibile fare spazio a quella grazia riempitrice che, dono dello Spirito Santo, rende oggi ancora possibile che ognuno di noi possa concepire e partorire al mondo l'annuncio di Salvezza!