Commento su Sir 24,1-4.12-16; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
EFESINI 1, 3-6 15-18
Dio Dall'inizio dei tempi aveva pensato a noi per renderci suoi figli, per rispondere ad una vita di santità, cioè a una relazione di amore forte e incondizionato con il Signore, senza distinzioni di origine e di razza, tutti conglobati e rivolti ad una comune predestinazione.
Dio ci ha scelti, come del resto scelse il popolo di Israele. E' un'iniziativa di Dio che consideriamo "gratuita", che non risponde a presupposti o richieste nel merito da parte dell'uomo, ma che è nata dal Padre ancor prima della creazione del mondo. Questo grande dono non è soggetto a scansioni temporali, ma è ciò che deve essere nella vita di ogni cristiano, affermando costantemente la Sua presenza in ogni istante della nostra esistenza. Rimanere puri nell'anima, nel rispetto e nella gratitudine di ciò che Nostro Signore ha voluto donarci, indica la migliore condizione per innalzare il vero credo, la vera celebrazione di Dio.
SIRACIDE 24, 1-4 8-12
La sapienza è ciò che appartiene al popolo di Israele e che nello stesso tempo sta alla presenza di Dio, abitando nel tempio di Gerusalemme.
L'avere ricoperto «come nube» la terra ha svolto un lavoro determinante come mediatrice di Dio nella creazione e ne continua l'operato governando tutte le cose. Sappiamo che in termini biblici Dio è raffigurato con una la nube, da qui la trasposizione della dimora della sapienza nei cieli più alti, ovvero nella dimensione cosmica dell'abitazione di Dio. Ma questo non le ha impedito di prendere possesso di tutto il creato, dai cieli agli abissi, del cosmo e di tutte le forme viventi e non viventi che lo abitano.
Proprio perché rappresenta l'ordine presente nel cosmo, la sapienza diventa così la metafora per rappresentare l'opera creatrice di Dio, Dio si immerge nella realtà di questo mondo grazie a questo strumento. La sapienza rappresenta metaforicamente l'opera della Creazione, la Parola uscita dalla bocca di Dio, lo strumento mediante il quale Dio chiama l'uomo, sua creatura prediletta, a entrare liberamente in comunione con sé e inserirsi armonicamente nell'ordine di questo universo, raggiungendo così la sua salvezza.
GIOVANNI 1, 1-18
La Sapienza e la Parola vengono presentate come "persona" legata a Dio e mandata da Dio nel mondo per orientarlo verso la vita; Il Verbo è forza che crea, rivelazione che illumina, persona che comunica la vita di Dio.
Giovanni ci presenta il ruolo del Verbo nella creazione dell'universo e nella storia della salvezza: tutta la storia appartiene a lui, tutte le cose sono opera del Figlio di Dio.
Ogni uomo è fatto per la luce ed è chiamato ad essere illuminato dal Verbo con la luce eterna di Dio, che è la vita stessa del Padre donata al Figlio. La luce di Cristo splende su ogni uomo che viene nel mondo e le tenebre lottano per eliminarla e questa luce riesce ad avere il sopravvento e a vincere.
Testimone di tutto ciò è Giovanni il Battista, che ha la missione di annunciare la misericordia di Dio e la salvezza per tutta l'umanità.
Ma diventare "figli di Dio" significa credere in Cristo e approfondire la nostra vita di fede in lui; accogliere il Verbo significa "credere nel nome" di Gesù, ossia aderire pienamente alla sua persona, impegnare la propria vita al suo servizio. Credere nel "Verbo divenne carne" è un'affermazione forte: cioè che la Parola si è fatta uomo, nella sua fragilità e impotenza come ogni creatura. Credere nell'incarnazione è un altro passaggio basilare nell'opera di avvicinamento a Dio, la "verità" è la totalità della rivelazione, che resta il dono supremo che Dio ci ha fatto, dandone prova mandando sulla terra Suo figlio Gesù.
Revisione di vita
- Cosa significa essere figlio di Dio?
- Nella mia esperienza di vita, ho percepito la vicinanza e la presenza di Dio?
- Cosa spero per il mio futuro?
Esther e Claudio Tronchin, del CPM di PISA.
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