Omelia (19-12-2014)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Lc 1, 13-20

«"Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni" [...]. Zaccaria disse all'angelo: "Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". L'angelo rispose: "Io sono Gabriele... Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole"».

Lc 1, 13-20


Come vivere questa Parola?

Il Vangelo di questa feria di Avvento è un ulteriore invito ad approfondire la nostra fede, ponendoci davanti in controluce la figura di Zaccaria in un momento particolare della sua vita sacerdotale, caratterizzato da una crisi di fede.


Mentre egli «svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore», gli apparve l'angelo Gabriele, che gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita». Invece di accogliere con fede e con gioia la Parola di Dio, egli mostra uno scettico pessimismo: "Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". È strano! Zaccaria è un sacerdote "irreprensibile" che osservava rigorosamente tutte le leggi e le prescrizioni del Signore, eppure la sua fede sembra venir meno e ora non crede e non spera più: "Tu non hai creduto alle mie parole", lo rimprovera l'angelo. Di fronte all'accoglienza del disegno di Dio, non era più sufficiente l'osservanza delle leggi e delle prescrizioni. Bisognava andare oltre, attraverso il salto di una fede pura che si abbandona totalmente a Lui. E a causa di questa mancanza di fede, Zaccaria deve subire una nuova prova, che dovrà guarire la sua incredulità: egli sarà muto fino al compimento della Parola del Signore (vedi più avanti la lectio del 22 dicembre).


Il mutismo, cui è condannato Zaccaria a motivo della sua incredulità, ricapitola simbolicamente tutta l'incapacità di credere dell'antico popolo d'Israele, personificato in questo sacerdote del culto mosaico, ma condensa anche tutte le incredulità dei cristiani del nostro tempo, compresa anche la nostra incredulità. Infatti, tante forme di mutismo spirituale e di ‘afasia' del cuore, che ci rinchiudono in noi stessi, sono frutto della nostra incapacità a credere e a stupirci davanti alle meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza.


O Signore, vieni a guarire il mio mutismo e l'afasia del mio cuore, perché io possa sempre lodare e magnificare la potenza del tuo Amore.


La voce della liturgia

«O Dio, che hai rivelato al mondo con il parto della Vergine lo splendore della tua gloria, concedi al tuo popolo di venerare con fede viva e di celebrare con sincero amore il grande mistero dell'incarnazione»

Colletta del giorno.


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it