Omelia (25-12-2014) |
fr. Massimo Rossi |
Buon Natale a tutti! A Natale l'unità di misura dell'onnipotenza di Dio è quella di un neonato: proverò a descrivere gli aspetti sostanziali dell'approccio di un adulto con un bambino appena nato... sarebbe forse meglio se questa omelia la tenessero una giovane mamma e un giovane papà; io di bambini non me ne intendo tanto. Vostro malgrado tocca a me, l'onore di presiedere questa solenne Eucaristia; è la prima volta e francamente provo un po' di emozione... Dunque, "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio": non soltanto Dio ha scelto di assumere l'identità di un neonato, indifeso, bisognoso di tutto, incapace di stare al mondo da solo, per giunta esposto ai rigori invernali delle steppe di Betlem... Dio ha scelto pure di diventare nostro figlio! Il profeta Isaia non è il tipo dalle facili retoriche. Nessuno di noi, dunque, può sentirsi esonerato dal tentare, almeno, di vivere questa notte come la notte in cui è diventato papà, o mamma, o gli è nato un fratellino chiamato Gesù. - Quando nasce un bambino, il centro di attenzione della famiglia si sposta immediatamente su di lui. Domanda: la Persona di Gesù attrae allo stesso modo la nostra attenzione? oppure rimane vagamente tracciata sullo sfondo...molto vagamente e molto sullo sfondo delle nostre esistenze? - Quando nasce un bambino, il volume della conversazione si abbassa, fino a far silenzio, per cogliere anche il più lieve rumore, vagito, movimento provenienti dalla culla... Domanda: siamo capaci di fare silenzio, per riconoscere la voce di Gesù che ci parla nella sua Parola, nelle persone e nei fatti quotidiani? - Quando nasce un bambino, si fa spazio in casa, e nel cuore, per accoglierlo nel modo migliore; si fa tutto il possibile, e anche di più, affinché non gli manchi nulla, a cominciare dall'affetto e dalla dedizione personale. Domanda: quale posto riserviamo al Signore? siamo in grado di fargli spazio, liberando la mente dagli impegni che letteralmente ci assediano? (liberando) il cuore dai desideri esorbitanti e dagli affetti smodati? - Quando nasce un bambino, si pensa in prospettiva; cioè, si comincia a lavorare sul proprio carattere, soprattutto sui propri difetti, per diventare interlocutori coerenti e autorevole, capaci di sostenere le domande di un figlio, allorché, cresciuto, comincerà a notare le discrepanze tra le (nostre) parole e il (nostro) comportamento. In altri termini ci si converte al figlio. Domanda: a che punto è il nostro cammino di conversione a Cristo? nelle ultime quattro settimane, abbiamo almeno iniziato ad andargli incontro, oppure neanche quest'anno l'Avvento è servito a qualcosa? È vero che per questo, ci hanno insegnato, c'è la Quaresima: ma non illudiamoci, se non iniziamo a convertirci ad un figlio appena nato, non lo sapremo fare quando sarà adolescente. Troppo tardi! Inutile poi lamentarci che Cristo ci trascura... che Cristo non ci ama, che rifiuta i nostri approcci, che non tien conto dei buoni propositi,... Un figlio non nasce già capace di amare! glielo dobbiamo insegnare noi, non solo a parole; amandolo, semplicemente. In verità, noi lo sappiamo, è molto più semplice parlare d'amore, che amare sul serio; peccato che, in amore, le parole servono a poco, se non sono accompagnate dai fatti. Il mistero dell'incarnazione rappresenta proprio il momento in cui Dio è passato dalle parole ai fatti! dall'annuncio profetico, al compimento delle profezie. - Quando nasce un bambino, ci accorgiamo che la teoria, la poesia non valgono gran che, anzi, non valgono proprio niente, rispetto all'esperienza pratica. Crescere un figlio è un'esperienza bellissima, certo, fatta di semplici gesti quotidiani, feriali, di molti sacrifici, che hanno ben poco di poetico; con buona pace degli amanti della letteratura in versi. È mia personale opinione che la poesia non sia il genere letterario migliore per rendere ragione dell'evento di una vita che nasce. Tutta sta poesia del Natale, che trasuda come il burro dalle pubblicità del panettone e del pandoro, non affiora mica dai racconti evangelici... Al contrario, la Bibbia ci presenta una coppia di giovani sposi, il loro bambino che sta per venire alla luce, in un mondo che non li accoglie... La storia del Natale è una storia amara, altro che dolce, è la storia di un rifiuto! Non stupisce se noi del mondo occidentale, che accendiamo il Natale nelle strade e nei negozi, ogni anno prima, non siamo poi in grado di accogliere i fratelli dell'Africa, i fratelli dell'Asia,... che bussano alle porte del Vecchio Continente... Non abbiamo accolto Dio! Per noi, inventori del presepio, il Natale è ancora quello di duemila anni fa, quando il Messia venne alla luce in una stalla, con un bue e un asino che riscaldavano col loro fiato la mangiatoia... Facciamo festa, sì, promettiamo di essere più buoni, sì, ma... che Gesù resti là, in quella mangiatoia "...al freddo e al gelo" - lo cantiamo pure! Perché, invece, non riproduciamo un ambiente più familiare, più simile alle nostre case, per disporvi le statuine? che so, il tavolo della cucina, la stanza da letto, la vecchia e comoda poltrona del soggiorno... Tanto per ricordare a noi prima che al mondo, che il Figlio di Dio ha bussato alla porta delle nostre vite, noi gli abbiamo aperto e adesso è veramente l'Emmanuele, Dio con noi! Auguro ancora a tutti un sereno Natale! cominciando dai bambini e dai vecchi! Auguri a chi è malato, o stanco di vivere... Auguri a chi non può permettersi un po' di riposo e di festa neanche a Natale, perché il riposo e le feste costano... Auguri a chi non farà altro che mangiare e bere, fino al 6 gennaio, costringendo il fegato agli straordinari. Auguri ai profughi, agli sfollati per colpa della guerra, alle famiglie che hanno perso tutto a causa dell'ennesima bomba d'acqua. Auguri ai singles, che si troveranno in compagnia di altri singles, ma poi dovranno tornarsene a casa e lì saranno soli... Auguri ai politici! Auguri a coloro che fanno spettacolo! Auguri a noi, che abbiamo finalmente capito che la politica non è un palcoscenico e non lo è neppure la Chiesa... Il Signore ci benedica tutti, ma proprio tutti, e rechi in dono a ciascuno la risposta giusta alla propria speranza. E così sia! |