Omelia (25-12-2014) |
don Michele Cerutti |
Il Signore che in tutto l'Avvento abbiamo invocato si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Ancora oggi a distanza di 2000 anni questa festa assume il suo fascino. Sì perché un Dio che entra nella nostra storia cammina con noi e assume tutta la nostra natura non può lasciarci indifferenti. Ma è giusto domandarsi che cosa ci ha lasciato questa solennità tanto attesa nel corso degli anni: molti di noi hanno celebrato tante feste natalizie, ma il rischio che c'è sempre è quello di farsi prendere dal contorno. Aiutati dal clima dolce del tempo natalizio cerchiamo di festeggiarlo con i nostri cari in casa e ci prepariamo con grandi cene. Non intendo sminuire l'importanza del ritrovarsi insieme durante questa giornata, ma sicuramente occorre porre nella nostra vita delle priorità. Il Natale è la festa di un Dio che si fa bambino e vuole entrare nella nostra vita e quando ci facciamo prendere dai dettagli rischiamo di perdere di vista il vero contenuto della festa. Piano piano la cultura consumistica ci impone la figura di Babbo Natale e del presepe di antica origine in molte case si è perso e non viene più allestito. Quasi una sorta di inquietudine che gira tra i cristiani sembra prendere piede. Quella culla e quella famiglia non dicono più niente alla nostra coscienza. Abbiamo perso l'essenzialità delle cose e ci arrabattiamo su ciò che è solo il contorno. Eppure Gesù in ogni Natale, ce lo diciamo quasi a modo litanico, viene nelle notti degli uomini. Viene nella vita di tanti disperati Gesù a indicare il cammino sul quale procedere per evitare sbandamenti e imprecisioni. Nel corso degli anni sono troppe le cose che ci prendono e dimentichiamo la sua presenza. Ci affanniamo nelle situazioni contando solo sulle nostre forze. Molti frequentano la messa di Natale, ma poi durante l'anno non frequentano la messa domenicale. "Posso sostituirla con una qualsiasi preghiera la Messa", ma non è così. 1. La Messa è la perpetuazione del sacrificio di Cristo sui nostri altari. A Messa noi rendiamo presente il sacrificio che Gesù ha fatto di sé sulla croce. Perpetuiamo sui nostri altari la sua morte redentrice, la sua espiazione. Subito dopo la consacrazione diciamo: "Annunciamo la tua morte Signore...". È in virtù della croce di Cristo che il mondo con i suoi peccati non sprofonda nel nulla da cui è stato tratto. Per questo Padre Pio da Pietrelcina diceva che è più facile che la terra esista senza il sole che senza la Messa. Noi non possiamo dare a Dio una preghiera, una lode, un sacrificio più grande di quello che Cristo ha lasciato nelle nostre mani: il suo sacrificio sulla croce. 2. In virtù del sacrificio della Messa veniamo liberati da molti mali. Il sacrificio di Gesù è stato prefigurato nell'Antico Testamento dall'agnello che gli ebrei hanno mangiato nella notte in cui sono usciti dall'Egitto. Col sangue di quell'Agnello tinsero, per ordine di Dio, le porte delle loro abitazioni e furono risparmiati in virtù di quel sangue dall'angelo sterminatore. I Santi padri commentavano: se in virtù del sangue di un agnello, che era solo simbolo del sangue di Cristo, gli ebrei furono risparmiati dall'Angelo sterminatore, da quanti male dell'anima e del corpo non veniamo liberti noi accostandoci non al simbolo del sangue del Signore, ma al suo stesso Sangue? 3. Nella Messa godiamo della sua presenza reale in virtù della quale appoggiamo in modo tutto particolare le nostre preghiere sui meriti della sua passione e morte che viene perpetuata nel momento della consacrazione. Don Bosco diceva ai suoi ragazzi: "Sapete qual è il momento in cui il Signore ascolta maggiormente le nostre preghiere? Quello della consacrazione!". Il santo Curato d'Ars diceva che, quando noi durante la consacrazione preghiamo per una determinata persona, in quel momento lo Spirito Santo manda dei raggi e dei lumi a toccare il cuore e la mente della persona per cui preghiamo. La persona per cui preghiamo possiamo essere anche noi stessi. Ora, capisci che tutto questo nessuno lo può fare da se stesso. Ha bisogno del prete, perché solo il prete ha il potere di consacrare. Gesù ha detto agli Apostolo: "Fate questo in memoria di me". E questo avviene nella Messa. 4. A Messa puoi fare la Santa Comunione. Gesù ha detto: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io lui". Ti pare poco che Dio dimori in noi? San Paolo ha detto: "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?". Una Santa del nostro tempo (S. Faustina Kowalska) ha sentito il Signore che le diceva: "Quando vengo nel tuo cuore nella santa Comunione io vi sto seduto come sopra un trono di grazie e dico incessantemente all'anima: chiedi quello che vuoi". Come vedi, questo lo puoi vivere solo a Messa. 5. A Messa Dio ci ammaestra con la sua parola e il suo insegnamento. Lui sa dove condurci, sa di quale luce ha bisogno la nostra mente. Va anche detto che, mentre parla, il Signore non si contenta di illuminarci, ma nelle stesso tempo infonde nel nostro cuore tutto quello che ci dice, perché la sua parola è efficace, viva, più potente di una spada a doppio taglio. Gesù ha detto: "Voi siete mondi per la parola che avete ascoltato". E certamente la sua parola purifica la nostra mente da tante sozzure e purifica anche i nostro cuore. 6. A Messa la Chiesa si raduna e si visibilizza. L'essere Chiesa non è solo un fatto interiore. Siamo legati spiritualmente gli uni gli altri e mostriamo davanti al mondo di essere un solo corpo. Nello stesso tempo, già col nostro essere presenti, ricordiamo a tutti (anche a quelli che non vanno a Messa) che il senso della nostra vita quaggiù è quello di essere un pellegrinaggio verso la Vita eterna e che non abbiamo di qua una dimora permanente. Il nostro essere in cammino ricorda che abbiamo bisogno di fare il rifornimento di cibo per non venir meno per strada. 7. A Messa, soprattutto la domenica, il Signore vuole darci tutto ciò che ha dato ai primi fratelli nel giorno della risurrezione: la sua presenza, la sua parola, la sua gioia, il suo spirito. Quando tornano da Messa, i cristiani avvertono qualcosa dentro il loro cuore. Non escono di Chiesa nel medesimo modo in cui vi sono entrati: sono stati investiti della potenza della sua risurrezione (che avvenne nel primo giorno dopo il sabato), hanno ricevuto il suo spirito ("Ricevete lo Spirito Santo" Gv 20,22), la sua pace ("la pace sia con voi" Gv 20,19), la sua gioia ("i discepoli gioirono nel vedere il Signore" Gv 20,20). 8. A Messa veniamo resi partecipi delle necessità dei fratelli. Fin dai tempi apostolici la riunione domenicale è stata per i cristiani un momento di condivisione fraterna nei confronti dei più poveri. Dice S. Paolo: "Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare" (1 Cor 16,2). Dalla Messa domenicale parte un'onda di carità che anima il nostro modo di vivere da cristiani e ci attira una moltitudine di grazie. 9. A Messa facciamo della nostra vita un sacrificio a Dio, in unione con il sacrificio di Gesù. All'offertorio non si offre a Dio solo un po' di pane e qualche goccia di vino. Pane e vino sono segni di un'offerta ben più importante: quella di tutta la nostra vita. Fare un sacrificio significa rendere sacra una realtà, metterla a servizio di Dio, trasferirla nella sua stessa vita. Che c'è di più grande che fare delle nostre povere azioni una cosa sacra, trasferirle nel mondo stesso di Dio, dar loro un valore universale ed eterno? Quello che noi offriamo a Dio, in unione col sacrificio di Gesù, viene messo a disposizione di tutti e per tutta l'eternità. Quanto è successo nel miracolo della moltiplicazione dei pani, qui si ripete in continuazione. Che bene immenso si fa dunque a Messa! Si giova a tutti. In questo senso i fedeli dicono: "Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio (sottinteso: della nostra vita) a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa". 10. A Messa riceviamo la benedizione di Dio. Fin dall'inizio della Sacra Scrittura si legge che quel settimo giorno Dio lo ha benedetto e consacrato (Gn 2,3). Ora la benedizione data da Dio anche attraverso la mano del sacerdote non è solo un augurio, ma una effusione di doni, è efficace ed irreversibile. |