Omelia (25-12-2014) |
mons. Gianfranco Poma |
Oggi è nato per voi un Salvatore L'annuncio dell'angelo che risuona nella Liturgia della notte di Natale, deve riempirci di gioia perché l'evento della nascita di "un Salvatore" oggi è per noi. Luca inizia la narrazione (Lc.2,1-14) collocando la storia di Gesù nell'orizzonte universale: la sua preoccupazione è di assicurarci della verità storica dell'evento di Gesù. La sua nascita è nel contesto della storia imperiale romana: l'imperatore romano è considerato il "Signore" e il "Salvatore" del mondo intero. Ma, per contrasto, Luca mostra che per realizzare il suo progetto, Dio non sceglie i potenti di questo mondo, ma gli umili, sudditi dei loro decreti. Ad una verifica storica precisa fa problema la collocazione degli eventi nel contesto del decreto di Cesare Augusto e del censimento all'epoca di Quirinio, governatore di Siria: a Luca, più che la precisione storica, interessa mostrare che all'interno di trame di potere e di gloria, Lui, Dio, è libero di costruire la sua storia di salvezza per l'umanità. Così, all'interno di questo movimento che tocca tutti ("tutti andavano a farsi recensire nella propria città"), anche questo uomo torna alle radici della sua storia, la storia di Davide, l' "amato" da Dio, che adesso si sta imprevedibilmente compiendo. "Salì Giuseppe dalla città di Nazareth in Galilea alla città di Davide che si chiama Bethleem in Giudea": tutto è così pieno di significato! Giuseppe ubbidisce al comando dei potenti che vogliono il censimento ma è Dio che "fa salire" Giuseppe, per condurre a compimento la storia d'amore iniziata con Davide. Giuseppe va a farsi recensire "con Maria, sua sposa, incinta": il progetto di Dio si inscrive nella storia universale con la concretezza della storia d'amore di un uomo innamorato della sua sposa che sta per partorire. È Dio dentro la storia: è l'Amore che dà senso alla storia, non il potere, le azioni potenti... Adesso ormai l'annuncio di Luca è concentrato su questa relazione d'amore di Giuseppe con Maria che porta in grembo il figlio: questa loro esperienza concreta è la via attraverso la quale la relazione d'Amore di Dio con l'umanità si fa carne. La nascita di Gesù è descritta in modo estremamente sobrio, in contrasto con l'enfasi del censimento e con l'intervento delle schiere celesti della scena successiva. L'evento più importante della storia avviene nell'umiltà: Dio sceglie di nascere in una mangiatoia di animali. In contrasto con la grandiosità di Augusto, proclamato sovrano di pace e salvatore del mondo, nasce nella oscura normalità questo bambino proclamato dal cielo "salvatore". Luca volutamente lascia i particolari nell'indeterminatezza: non è corretto tratte conclusioni "teologiche" da ciò che il Vangelo non dice. Le circostanze sottolineate della nascita di Gesù mostrano che Dio vuole una vera incarnazione per il proprio figlio, un ingresso concreto nella vita normale di un popolo, senza i vantaggi che il potere e le ricchezze procurano. Luca evita nella narrazione ogni curiosità indiscreta: il silenzio meglio conviene all'inizio misterioso della vita, come avviene per la formazione di Eva da un Adamo che dorme. La nascita di Gesù, per Luca, è un evento riservato alla madre e al suo bambino: come nella nascita di ogni bambino c'è sempre un'esperienza che solo la donna, la madre, vive, che la rende partecipe della vita stessa di Dio, la fonte della vita, l'Amore che si incarna, diventa vita generata. Non può trattenersi, Luca, dal descrivere i gesti della tenerezza di Maria, la giovane madre: "Partorì il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose nella mangiatoia". Tutto può essere simbolico della conclusione della vita di Gesù, giunto al vertice del suo dono d'Amore, deposto dalla Croce, avvolto nelle bende, posto nel sepolcro, per poi, nel silenzio e nell'assenza di ogni testimone, risorgere: ma tutto è già presente nell'amore generante di Maria, l' "amata" che non trattiene l'Amore ma lo genera perché diventi vita per l'umanità. Tutto è così normale eppure tutto è divino: quando tutto è sperimentato, vissuto, nell'esperienza di un Dio che riempie l'umano, di un Dio che si fa gustare da una giovane donna, tutto ha un senso nuovo. Tutto rimane umano eppure tutto è divino. Ma tutto va sperimentato: solo chi ha il coraggio di rimanere nella povertà umana, può vivere l'esperienza divina. È l'esperienza dei pastori: essi godevano di una cattiva reputazione; ritenuti disonesti e ladri occupavano i gradini più bassi della scala sociale. Sono loro i primi ai quali è portato il lieto annuncio, sconvolgente, tanto che sono presi da paura: i "pastori" adesso siamo noi, ai quali è rivolto lo stesso annuncio. Forse noi ci siamo talmente abituati (ed abbiamo così vanificato tutta la novità dell'annuncio), che non proviamo più lo stesso sorprendente timore dei pastori. "Non temete. Ecco: vi porto un lieto annuncio, una grande gioia che sarà per tutto il popolo, è stato partorito a voi, oggi, un salvatore, che è il Cristo Signore, nella città di Davide": è così grande l'annuncio da sembrarci inadeguata la normalità del "segno" dato per illuminarne il senso: "troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". In realtà è proprio questa la novità del lieto annuncio che libera ogni uomo dalla paura generata dalla sua radicale povertà, e lo riempie di gioia: "Vi è nato un salvatore": "troverete un bambino". Il fatto accaduto è normale, dentro la storia quotidiana: "Vi è stato partorito" da Maria, da Dio; dall'Amore di Dio e dalla fede della donna che si è lasciata amare. È nato "un salvatore": è nato l'uomo nuovo, amato; è nata l'umanità salvata, non per le azioni potenti e gloriose di qualche eroe, ma perché la sua carne generata è Dio stesso che si incarna. Perché pieno di Dio, questo bambino che nasce è il "Cristo", il "Messia", pieno dei doni di Dio: ma quanto è grande l' "uomo", se comincia a guardarsi, a scoprire la meraviglia che egli è! Questo bambino che nasce è il "Signore", perché è il progetto infinito di Dio che si compie nella concretezza di un bambino. Si tratta di guardare questo bambino e di vedere Dio, di gustarne la gioia incontenibile e di cominciare a portarla al mondo intero. Nasce un bambino ed è il Figlio di Dio: "nasce", è la meraviglia di Dio che si incarna. Nell'esperienza dei pastori e di Maria Luca presenta l'esistenza cristiana: l'ascolto della Parola di Dio da cui nasce la relazione con Lui, l'incontro con l'evento-segno che si realizza nella vita di ogni uomo, l'approfondimento personale e comunitario e l'annuncio, trasmissione-testimonianza perché altri parteipino della stessa gioia. |