Omelia (25-12-2014)
don Alberto Brignoli
Il Dio della contraddizione

Una delle più comuni affermazioni che si sente dire oggi è che "non ci si capisce più nulla". E lo si dice in riferimento a questo mondo e a questa pazza vita. "Non ci si capisce più nulla, il mondo gira tutto al contrario: ma in che mondo siamo capitati?".
Addirittura il clima sembra impazzito: fino a poche settimane fa, scaricava imponenti quantitativi d'acqua su città e campagne provocando inondazioni e distruzioni degne del migliore dei tifoni del Sud Est Asiatico, ed ora ci nega la suggestione di un bianco e innevato Natale perché, a parte le temperature rigide della notte, il clima sembra più "pasquale" che natalizio. E allora ci dobbiamo accontentare delle pubblicità televisive di questi giorni, che continuano a mostrarci scene che neppure al Polo Nord si riescono più a vedere...con tutto ciò che, a causa del surriscaldamento del pianeta, ne consegue per la sopravvivenza del nostro caro vecchio mondo. E pensare che questo fatto è il meno incomprensibile, tra tutti quelli che stanno avvenendo e che la cronaca ci riporta.
Non ci si capisce più nulla, purtroppo, quando si ascolta che in questo mondo ci sono bambini che vengono odiati da chi più li dovrebbe amare, che vengono messi in pericolo da chi più li dovrebbe difendere, che vengono uccisi da chi, prima, ha donato loro la vita.
Non ci si capisce più nulla, quando si viene a sapere di gente che, in ogni parte del mondo, ormai, in nome di un Dio che dovrebbe essere la Pace e il Bene Supremo, semina l'esatto contrario: odio, terrore e male, costringendo spesso (ancora una volta) bambini e giovani ragazze a seguirli in questa simulazione.
Non ci si capisce più nulla, quando si ascolta di gente che amministra le cose pubbliche in nome di una democrazia affidatagli dal popolo, usando i poveri per arricchirsi, usando chi è ultimo per arrivare primo, usando chi vive ai margini per rimanere seduto al centro della sala del trono. E quando poi si ricorre a un tribunale, e invece di giustizia si riceve sopruso e condanna, ancora una volta, non ci si capisce più nulla.
Anche nella Chiesa non ci si capisce più nulla, quando a fronte di un'aria nuova che vuole insegnare sobrietà, apertura, ascolto e dialogo, c'è chi insiste (in maniera subdola) a voler respirare e far respirare agli altri un'aria ammorbata, fatta di ricchezza, di potere, di chiusura mentale, di mondanità e di imposizione. Non ci si capisce più nulla perché tutto, ormai, è entrato in contraddizione: dalla giustizia scaturisce ingiustizia, dal bene il male, dalla ricchezza la miseria, dalla vita la morte. E oggi è Natale... Ci verrebbe da dire: "Che c'azzecca, tutto questo, con la nascita del Messia, del Salvatore?". Forse pure lo spirito del Natale entra in contraddizione con tutto questo: cerchiamo pace e troviamo angoscia...
Eppure, il Dio di Gesù Cristo è capace di togliere "l'asso dalla manica" per salvarci. Si fa lui stesso "contraddizione", questa volta non per gettare turbamento, ma per donare speranza. Il Natale è la manifestazione di un Dio talmente diverso da come ce lo saremmo immaginato - eppure Salvatore efficace - che è davvero il caso di dire che egli è "il Dio della contraddizione". Sì, perché ce lo attendavamo "Dio Potente e Padre per sempre", e ci si rivela bambino indifeso e perennemente Figlio; ce lo avevano annunciato vincitore degli oppressi, colui che "spezza il giogo che opprime il popolo", e ce lo ritroviamo rifiutato sin dalla nascita, perché non c'è posto per lui nell'alloggio comune; ce lo avevano promesso re di giustizia e di pace, e qualcuno che si presume re più potente di lui lo cerca per eliminarlo.
No, non è la dichiarazione della sconfitta di Dio, bensì - come nella migliore delle contraddizioni - la sua vittoria attraverso quella che tutti chiameremmo sconfitta, la dimostrazione della sua potenza attraverso quella che, agli occhi di tutti, è debolezza allo stato puro: un bimbo appena nato. A causa di questo Dio della contraddizione, tutti coloro che sono i potenti di questo mondo - ce l'ha detto sua madre - vengono rovesciati dai troni, e quelli che sono ricchi vengono rispediti indietro a mani vuote, per fare spazio agli umili e per saziare coloro che hanno fame.
Allora, il Natale non è solo la festa della nascita di Gesù, ma una specie di anniversario della liberazione:
la liberazione di tutti i bambini rifiutati, odiati e uccisi che il Dio della contraddizione torna ad accogliere, amare e lanciare nel grande gioco della vita;
la liberazione di tutti coloro che, usati da una bieca e malavitosa politica, smetteranno di vivere da profughi e avranno una terra e una casa da abitare;
la liberazione di tutti coloro che potranno tornare a credere e invocare un Dio che odia la guerra e la violenza e che è degno del proprio nome, "Principe della Pace";
la liberazione di chi, oppresso da una fede fatta di precetti e di norme, riesce finalmente ad incontrare il Dio della Misericordia e a ridare un senso alla propria vita distrutta e ferita;
la liberazione di chi, schiavo delle proprie paure e delle proprie angosce, riesce a ritrovare speranza.
Speranza: è questa la parola che vorremmo sentire risuonare nei nostri cuori, quest'oggi, questa sera, nelle molte Betlemme della terra, nelle periferie dove ognuno di noi vive e dove, in maniera contraddittoria, il Dio Potente si è fatto bambino per salvarci, e per aiutarci a dire che in questo mondo, tutto sommato non così brutto, è ancora possibile capirci qualcosa.