Omelia (25-12-2014)
Agenzia SIR


Dopo la storia di singole persone (Zaccaria, Elisabetta, Maria), ora quella che riguarda tutti: i popoli devono registrarsi e ognuno torna nel luogo della propria origine. Anche Maria e Giuseppe, nominati insieme per la prima volta da Luca, partecipano a questa comune avventura, inconsapevoli che la loro è unica perché riguarda la nascita del Figlio di Dio, a Betlemme; una nascita che rimane segreta alla maggioranza dei contemporanei.

Come l'Arca fu portata dal popolo nel Tempio di Gerusalemme, così Gesù viene portato da Maria e Giuseppe a Betlemme, al luogo povero che Dio ha scelto per Lui, come già aveva preferito l'umiliazione della Sua serva. Il Figlio entra subito a contatto con i poveri: non c'era posto per loro nell'albergo. Entra nella grotta per dire che la casa di Dio è così spaziosa da avere posto per tutti e si possa riempire, a cominciare dai poveri.

Ci sono tutti i segni della Scrittura: Gesù nasce nella città di Davide, in una mangiatoia, nella greppia di un bue e di un asino, avvolto in fasce, con la premura di una madre... I padri dissero che le fasce del bambino erano le Scritture profetiche. Anche gli oggetti destinati all'offerta per il tempio venivano avvolti in stoffe...

La grande storia è importante, ma è la piccola storia ad essere scelta per contenere e mostrare il grande fatto della salvezza del mondo. Nel grembo di Maria, Gesù compie il viaggio che lo porterà alla Pasqua per la salvezza del mondo: da Nazaret e dalla Galilea alla Giudea e alla città di Davide, Betlemme. Anche se viene registrato insieme a tutti gli altri uomini e popoli della terra, Gesù è però il Primogenito della nuova creazione e dei risorti dai morti.

Dopo le parole dell'angelo i pastori decidono di andare a vedere. Non per ubbidire a un comando, ma per desiderio del loro cuore. La gloria di Dio cantata dagli angeli diventa lode anche sulla bocca degli uomini "che Egli ama". Non sono "alcuni" uomini, ma tutti gli uomini. Il cielo e la terra finalmente si incontrano.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca