Omelia (04-01-2015)
Omelie.org (bambini)


Il brano del vangelo di Giovanni che oggi abbiamo ascoltato è chiamato "prologo".
Vi chiederete: "Che cos'è un prologo?".
È una introduzione che serve a dare chiarezza a tutto il resto dell'opera.
Per chi se ne intende di musica, è come la chiave di violino o la chiave di basso poste all'inizio del pentagramma che ci fanno capire come leggere le note, come suonarle, come cantarle.
L'evangelista Giovanni scrive il suo vangelo quasi 70 anni dopo la morte di Gesù.
La sua riflessione sul Maestro, sulla sua vita, è davvero intensa.
Le parole, i gesti, la morte e resurrezione di Gesù, sono stati meditati a lungo e intensamente nel cuore del giovane apostolo, al punto tale che ne è scaturito questo capolavoro che è il suo vangelo. Egli lo imposta proprio come se fosse un grande processo fatto al Cristo: Gesù è la luce che viene processata dalle tenebre.
Leggiamo insieme:
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste".

Pensate bambini, Giovanni inizia il suo vangelo con le stesse parole con cui inizia il libro della Genesi, il primo libro che troviamo nella Bibbia.
Se noi apriamo la prima pagina di questo libro, troviamo scritto così: "In principio Dio creò il cielo e la terra".
Sì, l'autore sacro vuole narrarci la creazione del mondo, come è scaturita la vita, le cose che ci circondano, l'uomo! E, per narrare questo inizio, usa un ritornello che mette sulla bocca del Creatore per ben dieci volte: "...e Dio disse", come a dirci che il mondo è stato creato con dieci Parole di Dio.
Qui, il vangelo di Giovanni ci dice che all'inizio dei tempi c'e la Parola: questa Parola è presso Dio ed è allo stesso tempo Dio.
Una Parola efficace perché ha realizzato dal nulla tutto ciò che esiste.
Pensate che cosa bella... una parola che diventa fatto, una parola cioè che realizza ciò che dice.
Quante parole diciamo noi durante tutta una giornata?
Tante e tante. A volte forse anche troppe! E quante parole di quelle che diciamo diventano realtà, diventano fatti?
Ma andiamo ancora avanti e ascoltate quanto ci dice san Giovanni: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta".
È davvero una bella notizia quella che ci viene offerta! Questa Parola non solo realizza quanto dice, ma è la Vita, è la Luce.
Luce che è così bella, forte, splendente da essere capace di risplendere anche nelle tenebre. Il buio, la notte, il male non riescono a nascondere, a soffocare, a vincere la luce che è Dio.
Ora, l'autore del quarto vangelo ci parla di un personaggio che abbiamo conosciuto qualche domenica fa nel tempo di avvento. Ascoltiamo: "Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce".
Vi ricordate? Ci sta parlando di Giovanni il battista che presenta come il testimone.
Chi è il testimone? E' uno che ha visto, ha udito, uno che conosce bene le cose ed allora può dire, può raccontare, può testimoniare appunto.
Giovanni è il testimone della luce, non è lui la luce ma è colui che indica la luce a tutti gli altri uomini.
Ma il compito di Giovanni è un compito anche nostro: anche noi siamo chiamati ad essere testimoni di Gesù!
Questo può accadere solo se ci lasciamo illuminare dalla luce, l'accogliamo, la riconosciamo come bene, come benedizione per noi.
Non è facile perché, ci dice l'evangelista Giovanni, può succedere che questa luce, Dio che è nel mondo, non venga dal mondo riconosciuta...
Ma è possibile che uno non riconosca ciò che vale, ciò che dona vita, ciò che è bello?
Purtroppo può succedere!
"Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto".
Voglio raccontarvi un fatto accaduto a una stazione della metropolitana di Washington, dove un grande e famoso violinista, Joshua Bell, ha suonato per 43 minuti di seguito in mezzo a passanti frettolosi che lo ignoravano. Eppure lui è un grande concertista che si esibisce nei più famosi teatri di tutto il mondo. Il violino con cui suonava era un violino prestigioso, uno Stradivari, costruito dal grande maestro liutaio nel 1713, del valore di quasi 4 milioni di dollari.
Un talento completamente ignorato perché non era sotto i riflettori, ma suonava semplicemente tra la gente, senza farsi pagare, donando a tutti il suo genio e la sua arte... ma nessuno lo ha riconosciuto come tale.
Gesù viene tra noi, uomo come noi, perché solo così può aiutarci a capire come possiamo essere uomini e donne secondo il progetto di Dio.
Lui è il vero progetto del Padre.
È l'uomo nuovo che ci insegna ad essere uomini secondo il sogno di Dio.
E qual è questo sogno? E' che gli uomini vivano in comunione tra di loro, rispettando la natura, e in comunione con Dio.
Gesù realizza questo progetto e ci insegna come metterlo in pratica: "A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati".
Essere figli di Dio non è frutto di parentela e non è neppure una volontà dell'uomo, ma è un dono per chi crede nel suo Nome.
Credere nel nome di Gesù, significa credere che lui è il Salvatore.

Con questo prologo Giovanni ci dice che Gesù è colui che, proprio perché il Figlio di Dio venuto ad abitare in mezzo a noi, è capace di salvare il mondo con la sua vita donata per amore nostro.
E noi?
Noi vogliamo accogliere con gioia questa Luce, vogliamo essere "voce" come Giovanni Battista che ha testimoniato quello che ha visto e udito di Gesù.
Buona domenica!
Commento a cura di Sr. Piera Cori