Omelia (04-01-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di padre Alvise Bellinato UN NUOVO PRINCIPIO Nel Nuovo Testamento ci sono due parole greche che servono ad indicare il tempo. La prima è kronos e indica il tempo secondo una prospettiva umana, quello che si misura con l'orologio e che è composto di ore, minuti, secondi. Questo tipo di tempo, per molte persone "è denaro". La seconda è kairos e indica il tempo secondo una prospettiva divina. Il tempo di Dio non si misura con l'orologio, ma con la fede, non è fatto di ore ma di passaggi di Dio nella storia umana. Questo secondo tipo di tempo "è grazia". Nelle letture odierne notiamo il ricorrere di un concetto importante, legato al tempo: 1. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato (prima lettura); 2. In principio era il Verbo (Vangelo); 3. Dio ci ha scelti fin dal principio, prima della creazione del mondo (cf. seconda lettura). La parola principio è la prima della Bibbia: "In principio Dio creò il cielo e la terra". Quando noi preghiamo, diciamo "Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen". Possiamo considerare questa parola secondo un punto di vista cronologico, e allora ci viene mal di testa, perché per farci una mezza idea bisogna andare talmente indietro nel tempo, che per noi è impossibile capirci qualcosa. Il Big Bang, il principio dell'universo, secondo gli scienziati è avvenuto 13,7 miliardi di anni fa. Ma questo lasso di tempo non è nulla, se confrontato con l'eternità. Il principio di Dio è infinitamente prima del Big Bang. Oppure possiamo considerare questa parola secondo il punto di vista kairologico: allora siamo invitati ad andare al di là del tempo per entrare in una prospettiva spirituale meravigliosa. Dio ci ha scelti come suoi figli molto prima che il mondo cominciasse ad esistere. L'Incarnazione di Gesù, che celebriamo in questo tempo in modo speciale, era nella mente del Padre fin dall'inizio, il Figlio di Dio, come diciamo nel Credo, è "nato dal Padre prima di tutti i secoli". Un primo spunto per la nostra meditazione oggi riguarda il tempo: ringraziamo il Signore perché il suo amore è eterno, Egli ci ha chiamati per nome e ci ha amati fin dal principio. La venuta di Gesù nella nostra condizione umana segna per noi l'inizio di una nuova vita, di una nuova speranza. Con il Natale di Gesù è iniziato qualcosa di nuovo per l'umanità: Dio si è fatto vicinissimo ad ogni uomo. La nascita del Figlio di Dio ci invita a credere fortemente che esiste un nuovo principio per ciascuno di noi, anche in mezzo alle difficoltà della vita. Celebrare il Natale di Cristo significa credere che esiste un nuovo punto di partenza per ciascuno di noi, qualsiasi sia la nostra condizione, e che "nulla è impossibile a Dio". UN POPOLO DI PECCATORI AMATI Una seconda osservazione che possiamo fare, analizzando la Parola di Dio odierna, è l'utilizzo di alcuni termini per descrivere noi uomini: 1. "La Sapienza nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta [...] Nella città che egli ama mi ha fatto abitare [...] Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore". 2. "per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo [...] Avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi". 3. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati [...]. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Ascoltando la Parola di Dio non si può non rimanere colpiti da ciò che Dio dice di noi uomini. Ci chiama con i seguenti termini: eletti, benedetti, amati, gloriosi, sua porzione, santi, immacolati, figli, generati da Lui, destinatari della sua grazia. Forse qualcuno potrebbe pensare che Dio sta un po' esagerando... Sarà che sta parlando proprio di noi uomini? Rivolge proprio a noi, qui e oggi, queste parole? Noi siamo peccatori, ribelli, non santi, non immacolati, spesso non ci sentiamo né amati, né gloriosi e nemmeno figli... La parola VIP deriva dall'inglese "Very Important Person" (persona molto importante). Leggendo la Bibbia scopriamo che noi siamo "persone molto importanti" per Dio. Siamo così importanti per Lui, che "Dio ha mandato per noi il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16). Una seconda riflessione riguarda allora il senso profondo del Natale. Dio ci ama infinitamente e per noi ha dato la cosa più preziosa che aveva: il suo unico Figlio. Anche se facciamo fatica a lasciarci amare gratuitamente da Dio, anche se ci sentiamo peccatori o dimenticati, la celebrazione odierna ci ricorda quanto grande è la stima di Dio per ciascuno di noi. Anche se la nostra autostima è scarsa, Dio ci stima infinitamente. Dio è l'unico che ci ama così come siamo e ci dice: Amami come sei... Se aspetti di diventare un angelo per amarmi, non mi amerai mai (Mons. Lebrun). Il secondo appello che riceviamo oggi è, quindi, un invito ad amare Dio e lasciarci amare gratuitamente da lui in questo tempo di Natale. Preghiamo perché Dio ci conceda la fede per credere in un nuovo inizio della nostra vita, la speranza per vedere realizzate le sue promesse e la carità per amarlo e lasciarci amare come siamo. |