Omelia (06-01-2015)
padre Antonio Rungi
Rivestiamoci della luce di Cristo

La solennità dell'Epifania, della manifestazione di Cristo a tutta l'umanità quale unico redentore e salvatore, ci invita a rialzarci, a rivestirci di luce, ad abbandonare tutte le tenebre, di qualsiasi genere, che possono oscurare il cuore e la mente di ogni persona e del genere umano. Infatti sono tantissime le tenebre che avvolgono questo mondo, in questo nostro tempo segnato da tanti avvenimenti negativi, frutto dell'oscurità più totale che si è affermata nella mente dell'uomo moderno. Fare spazio alla luce, al positivo, alla gioia significa fare spazio a Gesù Cristo, come i re Magi, questi scienziati del tempo di Cristo, questi intellettuali e saggi che, mossi dalla curiosità della stella cometa, si incamminano per "vedere" fino a che punto quel punto di luce acceso nell'universo avesse portato il sapere umano. Ebbene il punto dove si ferma questa stella nuova ed inattesa, inaspettata, fu la grotta di Betlemme, ai piedi di Gesù bambino, la novità assoluta di allora e di sempre, perché Cristo fa nuove tutte le cose, in ogni tempo ed in ogni epoca.
Il tema della luce, che è poi nella sacra scrittura segno ed espressione della fede, accompagna la liturgia di questa bellissima solennità che concluede tutte le feste. Se è vero che dopo l'Epifania si riprendono i ritmi soliti della vita quotidiana, almeno nel nostro Paese, è pur vero che da domani in poi la vera festa del cuore, dell'anima, della vita interiore non va via, permane, anzi accresce ed aumenta in consistenza in quanto i frutti spirituali di questo periodo di Natale che abbiamo vissuto si vedono a distanza. Dalle tante celebrazioni, a partire dalla messa di mezzanotte di Natale, alla festa della Santa Famiglia, al Te Deum di ringraziamento di fine anno, alla celebrazione della solennità della Madre di Dio, nel primo giorno del nuovo anno, e agli altri momenti di festa e celebrazioni varie, è stato un inno continuo alla luce che viene dal cielo e rischiara le tenebre della nostra mente e della nostra storia, in quanto a noi viene la Luce stessa che è Gesù.
Questa luce attesa da secoli è preannunciata dai profeti ed ha una particolarità tutta sua che Isaia, nel testo della prima lettura di oggi, ce ne far godere gli effetti e i riflessioni sul nostro modo di pensare e di agire. E' la cavalcata dei Re Magi verso Betlemme, già anticipata dal grande profeta dell'era messianica. Egli guarda lontano e vede sorgere questa luce, che diraderà le tenebre e metterà ordine nel cose di questo mondo, tutto prenderà un nuovo indirizzo, in quanto viene la luce del Signore e la gloria di Dio risplenderà su questo mondo. Tutti i popoli della terra, se si faranno guidare da questa stella, da questa luce, potranno essere sereni e tranquilli e vivere in pace e prosperità, ad assaporare la gioia della salvezza, che Cristo viene a portare all'umanità intera.
In poche espressioni è san Paolo Apostolo nel brano della sua lettera agli Efesini che ci fa comprendere esattamente il senso della celebrazione odierna: "che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo". Nessuno, quindi, è escluso dal piano della salvezza del genere umano che Gesù Cristo porta a compimento nel mistero della sua morte e risurrezione, che l'Epifania ci anticipa nei suoi aspetti liturgici, al punto tale che in questa giornata si legge l'Annuncio della Pasqua, per indicare il punto di partenza e di arrivo di ogni valida azione liturgica e di ogni festa cristiana.
Cercare Gesù, incontrare Gesù, annunciare Gesù questa è la gioia più grande di ogni autentico cristiano. I tre santi magi che incontrano Gesù, dopo aver scrutato il cielo per tanti anni, lo fanno non nella stella cometa che pure compare nel firmamento del cielo, ma lo incontrano sulla terra. Quasi a dire che quel Gesù che era in cielo, è disceso sulla terra, poi ha vissuto qui, ha sofferto qui, è morto qui, condannato al patibolo per mani assassine, ma è risorto qui, per poi ascendere da dove era disceso ed andarci a preparare un posto, perché dove è Lui saremo anche noi membra del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, nella quale siamo entrati a far parte mediante il meraviglioso dono e sacramento del Battesimo. Come i santi re magi che incontrano Gesù dobbiamo gioire sinceramente nel profondo del cuore e dobbiamo essere sempre persone di gioia. Chi non incontra Gesù vive nella tristezza perenne, come ha vissuto Erode che è morto disperato perché ha cercato, inutilmente, di uccidere la speranza e la vita dell'umanità che era e che è Gesù Cristo. Anche oggi queste figure e personaggi pericolosi esistono su tutto il globo terrestre, capaci di azzerare nel cuore di intere nazioni la gioia e la speranza di vivere, perché criminali nella mente, nel cuore e nell'azione. Ecco perché i magi, una volta incontrato Cristo, la luce, la pace, la fede, non rincontreranno Erode, lo evitano deliberatamente, perché hanno trovato quello che cercavano, la vera scienza e sapienza incarnata.
L'esempio dei Magi possa costituire per tutti noi, cristiani del XXI secolo, che da pochi giorni hanno iniziato il loro cammino nel nuovo anno, un forte richiamo a cercare sempre la luce e la verità, ad essere dalla parte dell'amore e non dell'odio, dalla parte di Dio e non di senza Dio e degli oppositori di Dio. La fede vera ci deve spronare a cercare quella luce della mente, del cuore e dell'agire che ci porta costantemente ad essere testimoni e messaggeri di Cristo nel nostro tempo, con tutte i suoi pregi e i suoi limiti.
Sia questa la preghiera per l'Epifania 2015 che ho composto per la circostanza e che vi invito a recitarla in questo giorno santo, ricco di significati religiosi, spirituali, umani e sociali:

Prostrati davanti a Te Gesù Bambino,
come i Re Magi venuti dall'Oriente,
noi oggi ti ringraziamo per averci scelti,
prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati nella carità.

Ti ringraziamo di tutto l'amore
che porti all'umanità, della misericordia
che effondi su di noi abbondantemente
in ogni momento della nostra esistenza.

Non siamo degni di così grande amore,
che dalla Grotta di Betlemme
giunge fino al sepolcro vuoto del Calvario
nel giorno solenne della tua Pasqua
di morte e risurrezione.

Dona, Signore, ai nostri giorni
la fede necessaria per affrontare
le tempeste dell'esistenza,
per risorgere continuamente in Te,
che sei la grazia e la gioia in eterno.

Manda noi, quali tuoi messaggeri di speranza,
fino agli estremi confini del mondo,
dove più dura si fa la lotta
per la sopravvivenza umana,
e dove più forte
è il dolore sul volto di ogni uomo.

Fa' che tutta la nostra vita
sia un sorriso continuo,
per portare la gioia ai tanti bambini
offesi ed umiliati dalla vita,
alle madri che subiscono
umiliazioni di ogni tipo,
alle donne che continuano
a disprezzare la loro vita,
agli uomini che continuano ad uccidere
perché senza Dio
o in nome di un falso Dio.

Fa', o Signore, che la luce
del Vangelo della gioia,
che inizia nella Grotta,
alla presenza dei pastori
e dei sapienti del tuo tempo,
possa raggiungere il cuore
e la mente di ogni fratello
e sorella della terra,
e trasformare la loro esistenza
in una lode perenne,
a Te, che sei la Gioia Eterna.
Amen.