Omelia (06-01-2015)
padre Gian Franco Scarpitta
Manifestazione all'uomo e per l'uomo

Ratzinger descrive nel suo libro come già appena partorito Bambino il Figlio di Dio si fa agente di comunione universale, promotore di salvezza di tutti i popoli senza esclusione. Il bue e l'asinello, da sempre immancabili nei nostri presepi e nelle raffigurazioni artistiche sulla Nascita, sono in realtà immagini simboliche subentrate in un secondo momento per rappresentare rispettivamente i Giudei (bue) e i pagani (l'asino), quindi due provenienze etniche differenti che adesso diventano una nella greppia del Fanciullo divino. Di fronte al Dio fatto Bambino, gli uni e gli altri sono per l'appunto "animali rozzi", illetterati e non in grado di comprendere e solamente la manifestazione del Signore della gloria li rende in grado di vera sapienza e vera erudizione. Del resto anche Isaia aveva annunciato: ""il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende". Pagani e Giudei, come pure tutti i popoli del mondo, sono impotenti davanti al fascino della Rivelazione del Dio d'Israele, il quale manifestandosi coinvolge tutti quanti come un solo uomo, superando le barriere pregiudiziali di razza e di cultura o di provenienza etnica e creando attorno a sé comunione e compartecipazione. E il fenomeno del Natale, nell'aspetto che noi contempliamo adesso è proprio quello della manifestazione della vera sapienza divina. Quella che Paolo definirà poi "sapienza ben distante da quella di questo mondo", che nessuno ha conosciuto; se l'avessero conosciuta non avrebbero crocifisso il Signore della gloria (1Cor 2, 6 - 10), che appartiene solamente a Dio, il quale la rende manifesta secondo i suoi arcani disegni di amore per l'umanità. La sapienza divina che, mentre manifesta se stessa svela l'uomo a se stesso mostrandogli tutta la sua nudità e la sua insufficienza, rivelandogli le sue vere condizioni e le sue reali necessità. Come scrivono diversi teologi infatti Dio rivelandosi non rivela semplicemente se stesso all'uomo, ma mostra anche l'uomo all'uomo, mettendo ogni uomo in rapporto con se stesso. L'epifania (greco epi faino) è infatti la manifestazione, il rendersi visibile di ciò che per l'uomo è sempre stato arcano e ineffabile e che adesso, pur restando mistero, viene svelato nella semplicità e nell'umiltà. Il Verbo fatto carne nell'evento di Betlemme, la Parola che era preesistente accanto al Padre e allo Spirito Santo e per mezzo della Quale era stato creato il mondo, il Verbo della vita che, secondo il prologo di Giovanni ha manifestato la sua gloria per essere oggetto di testimonianza, ora si rende manifesto per dare la vita al mondo. E' il Verbo della vita, che non appena incarnatosi si mostra per dare la vita a tutti gli uomini. Epifania (chiamata anche "teofania diretta") è la manifestazione del Verbo incarnato a Betlemme, lo svelamento della sua gloria. Tale manifestazione attira e unifica tutti i popoli, creando comunione e mostrando a ciascuno di essi, come pure ad ogni singolo soggetto umano, l'inconsapevole esigenza di un Dio che si riveli e che si manifesti continuamente nella loro vita e non già di un Dio artefatto della fantasia e del capriccio dell'uomo. La casa di Betlemme nella quale convergono adesso pastori e Magi dall'Oriente, definita in greco "pntokeuon", indica il luogo di raduno universale delle genti, il luogo dove tutti, anche gli sconosciuti e gli esclusi trovano accoglienza e familiarità. Non soltanto Giudei e pagani, ma anche i peccatori e i reietti, a loro volta simboleggiati dai pastori e perfino miscredenti filosofi empiristi quali sono adesso i cosiddetti Magi.
Questi ultimi vengono da Oriente e si trovano in una condizione parallela, sebbene differente, a quella dei pastori e dei mandriani: la loro eccessiva erudizione filosofica li porta ad escludere ogni riferimento al Dio di Israele nei loro discorsi e nelle loro congetture; essi sono illuminati e raffinati dotti intenti a scrutare i fenomeni astrali e la volta celeste e interpretano ogni cosa sulla base della posizione delle stelle e degli elementi celesti. Ma anche loro alla pari dei pastori sono attirati dal Bambino, che li chiama per mezzo di un segno a loro familiare, la stella cometa, fenomeno astrale che potremmo definire anche ai nostri giorni straordinario perché poco frequente ai nostri occhi, il quale non può passare inosservato ma che stavolta serve loro come guida per giungere dove essi stessi non sanno eppure vogliono andare inconsapevolmente: a Betlemme, a rendere omaggio al Bambino. Ed essi accorrono alla casa (non più la grotta) ove giace il fanciullo dimentichi del loro raffinato sapere e della loro cultura di provenienza esternando, una volta giunti a destinazione, la loro fede nel Dio Signore, Re e Salvatore.
Osservando i Sapienti Arabi che sopraggiungono guidati dalla loro cometa, mi sovviene pensare a come parecchie vocazioni divine al sacerdozio o alla vita religiosa avvengano per mezzo di espedienti che noi uomini mai supporremmo possibili: molte volte il Signore chiama alla sua stretta sequela per mezzo di un segno apparentemente banale o di un'esperienza per noi insignificante che poi si rivela invece decisiva e che manifesta l'inizio di un vero progresso spirituale. Tante volte noi omettiamo di considerare che lo Spirito Santo fomenta ferventi e valide vocazioni seguendo procedimenti del tutto Suoi, che a noi non appartengono, e non di rado anche di segni del tutto avulsi a quelli che noi ci aspetteremmo. Per fare un solo esempio fra i tanti, è capitato anche a me di conoscere coppie di fidanzati che durante la loro esperienza amorosa hanno capito di essere orientati lui al sacerdozio lei alla vita religiosa o claustrale. Senza rimpianti né difficoltà di sorta per nessuno. Tante volte qualcosa che noi interpretiamo come lontano e distante dal divino o dalla sfera religiosa viene adoperato dal Signore per realizzare su di noi ben altri disegni da quelli che ci proponiamo. Come appunto avviene per i Magi la cui ansietà di scienza e di elucubrazione è diventata occasione di lode del Dio che prima misconoscevano.
Anche i lontani diventano a noi fratelli e familiari nell'evento della manifestazione e tutti siamo illuminati dalla Luce universale della quale siamo anche chiamati a rivestirci, secondo il monito del profeta Isaia (I Lettura): aderire alla luce che dissipa e tenebre, per il fatto che viene la luce di tutti i popoli, quella per cui nessuno di essi è sperduto e disorientato.
Il Dio Bambino dell'Epifania è Colui che si è manifestato come fautore di salvezza universale ma che si manifesta anche tutti i giorni come salvatore ordinario nelle comuni circostanze di disorientamento quando ci sentiamo deboli, spauriti e vacillanti e che trova sempre il modo di avvicinarci mentre noi pensiamo ad altro. Dio che si manifesta è il Dio Amore che ha rinunciato perfino a se stesso per donare all'uomo tutto se stesso. Affinché ‘uomo ritrovi se stesso.