Omelia (11-01-2015) |
don Alberto Brignoli |
In ricordo del nostro Battesimo Da quando è stato eletto Vescovo di Roma, in più di un'occasione (anche molto recentemente) papa Francesco non ha mancato di esortare i cristiani a fare memoria, tra le date importanti della propria vita (compleanno, anniversari, ecc.), anche di quella del giorno del proprio Battesimo. A volte lo ha pure affidato simpaticamente come un compito, ovvero quello di andare alla ricerca di questa data chiedendola ai parenti, oppure facendo una ricerca nell'archivio dei registri di Battesimo della parrocchia dove siamo stati battezzati (qualora ce ne ricordessimo l'ubicazione, oppure non ne vivessimo troppo distanti...). Diciamo che per noi "over...anta", ovvero la gente di una età non più giovanile, in molti casi questa data coincideva se non con il giorno della nascita, certamente con date molto limitrofe, vista la tradizionale teoria (poi consolidata nella prassi) per cui bisognava battezzare i bambini al più presto, per evitare che "andassero in chiesa da soli, camminando", a ricevere il Sacramento! In realtà, soprattutto in particolari situazioni, giocava su questo aspetto il fatto che la mortalità infantile era maggiormente elevata rispetto ad ora. Adesso stiamo giungendo al punto per cui veramente il cristiano si ricorderà della data del proprio battesimo per il motivo esattamente opposto, ovvero che lo riceverà in età talmente adulta che sarà giocoforza ricordarsene. È sempre crescente, infatti, la richiesta di percorsi catecumenali in preparazione al battesimo in età adulta, e non solo (come si è soliti pensare) per cittadini non italiani o provenienti da altre religioni. Ora, se questo fino a qualche anno fa, in regime di "cristianità", veniva assunto con stupore e meraviglia al limite dello scandalistico, oggi è da vedere come un segno dei tempi a mio avviso molto positivo, perché mostra come, nonostante il regime di "non cristianità" abbia portato una famiglia a non decidere di battezzare il figlio in età infantile, il soggetto stesso abbia preso coscienza del proprio desiderio di appartenenza alla fede cristiana, e quindi chieda di prepararsi a ricevere il battesimo e a "diventare figlio di Dio". Metto volutamente "tra virgolette" questa ultima affermazione in quanto non me la sentirei di dire che "si diventa figli di Dio" solamente dopo il battesimo. Figli di Dio lo si è dal momento in cui Dio ci chiama alla vita, per cui da sempre egli ci chiama ad essere suoi figli, e lo farà per sempre al di là della ricezione o meno di questo sacramento. Piuttosto, il Battesimo è ciò che ci fa prendere coscienza di essere figli di Dio perché inseriti in una comunità, in una famiglia (la Chiesa) all'interno della quale la nostra figliolanza divina acquista un senso. Un bambino che nasce è da subito figlio di due genitori che lo mettono al mondo: ma egli ne prende coscienza solo nel momento in cui si sente inserito in un contesto familiare che lo ama, che si prende cura di lui, che lo nutre e lo fa crescere. Questo dovrebbe essere il significato principale del Battesimo: prendere coscienza di essere da sempre "Figli amati" (come ci dice il Vangelo di oggi), ma di esserlo all'interno di una famiglia che ci aiuta a fare memoria, a ricordare il nostro Battesimo. Fare ricordo del nostro Battesimo come ce lo chiede Papa Francesco, non significa solamente ricordarci la data per farne motivo di festa, ma significa anche sentirsi inseriti in una comunità di credenti che fa continuamente memoria del Battesimo come suo momento fondativo. Gettiamo uno sguardo sulla Liturgia, e ci accorgeremo come, attraverso i Sacramenti, i riti e le ritualità della Chiesa, essa ci accompagna, lungo il cammino della nostra esistenza, in un continuo e costante ricordo del nostro Battesimo. Ogni volta che, sin da piccoli, i nostri genitori e parenti ci hanno portato in una chiesa, ci hanno insegnato a fare il segno di croce con l'acqua benedetta dell'acquasantiera, e questo viene fatto in ricordo del nostro Battesimo. Il Sacramento della Cresima (addirittura chiamato "Confermazione", e interpretato da parte di un filone teologico come "conferma" cosciente del Sacramento del Battesimo ricevuto incoscientemente) ha nel proprio rituale il rinnovo delle promesse battesimali, cosa che nella Liturgia avviene spesso, soprattutto in determinati periodi dell'Anno Liturgico. Questo rinnovo è stato poi assunto in forma decisiva attraverso un gesto inserito nel nuovo Rito del Matrimonio, all'inizio del quale gli sposi sono invitati a fare il ricordo del loro Battesimo presso il fonte battesimale. E il cammino della vita cristiana in ricordo del nostro Battesimo ci accompagna fino all'ultimo momento della nostra vita, quando ci presenteremo di fronte al Padre che ci accoglierà tra le braccia della sua misericordia: sappiamo bene come il rituale delle esequie contempli un momento in cui il corpo viene onorato nella sua dignità attraverso l'incensazione, preceduta comunque dal ricordo del Battesimo con il rito dell'aspersione. È proprio il caso di dire che il ricordo del nostro Battesimo ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza cristiana, dalla nascita alla morte. Eppure, nemmeno questo è sufficiente per fare in modo che la nostra vita di cristiani sia un continuo ricordo del nostro Battesimo. Se bastasse un rito o un Sacramento a farci ricordare la nostra figliolanza divina, cadremo in un ritualismo che si esercita in maniera distante e distaccata dalla nostra vita di ogni giorno: a questo punto, sarebbe sufficiente entrare in chiesa, segnarsi con l'acqua benedetta come in una sorta di rituale magico, e saremmo a posto per tutto il giorno. È invece il nostro vissuto quotidiano a dire la nostra identità di fede. Se sei Figlio amato di un Dio che si compiace in te, lo devi dimostrare quotidianamente amando ogni uomo come tuo fratello, così come la seconda lettura della Liturgia di oggi ci ricorda. Una religione, un'appartenenza religiosa, non si imporrà mai sugli altri affermando la forza della propria identità magari anche attraverso la violenza, come certi fatti di questi giorni purtroppo ci hanno sbattuto sotto gli occhi con crudeltà e ferocia; la vera fede, la vera sottomissione a Dio, è sottomissione alla sua volontà, e Dio che è il sommo bene non può che volere il bene di ogni uomo e di ogni donna. Appartenere alla religione cristiana significa ricordare il nostro Battesimo, non solo con una serie di riti, ma soprattutto con una vita vissuta nella logica dell'amore, del rispetto anche di culture e religioni diverse, della tolleranza, del perdono. È per questo che sono felice di essere battezzato e di essere cristiano. E non faccio cambio con nulla! |