Omelia (11-01-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Davide Arcangeli C'è un primo giorno per ogni piccolo o grande passo nella nostra vita. C'è il primo giorno di scuola, il primo giorno di università, il primo giorno di lavoro, la prima notte di nozze (forse oggi va più di moda dire... "di convivenza"). In ognuno di questi momenti di "iniziazione" ad una nuova vita, ci siamo scoperti un po' piccoli e forse timorosi rispetto alla grandezza del passo che stavamo per fare. Una sfida che ogni volta oltrepassa la nostra capacità di controllo sulle situazione e gli eventi che il futuro riserva, una sfida che fa emergere e venire alla luce parti profonde di noi stessi, forse mai prima conosciute. Per questo ci coglie ogni volta un po' timorosi, perché ci fa sentire piccoli... Il Battesimo è il primo giorno di missione di Gesù, il suo primo passo in questa nuova vita, lontano da Nazareth, il piccolo borgo dove era cresciuto e vissuto fino a quel momento. Anche per Gesù questo primo passo è stata un'esperienza di piccolezza e di umiltà: nessuna processione, nessuna fanfara, nessuna acclamazione. Solo una gran fila di peccatori in fondo alla quale si è messo, pazientemente, lo stesso Gesù, finché non fosse giunto il suo turno. Non è Gesù che si costruisce la sua iniziazione ma è il Padre che lo chiama, nell'umiltà. Oggi ricordiamo i battesimi di tutto l'anno 2014: avere un figlio piccolo corrisponde a questa esperienza di iniziazione che ha vissuto Gesù nel battesimo. Si scopre improvvisamente, quando il figlio si affaccia con prepotenza, modificando i ritmi della notte e del giorno e la relazione nella coppia, cosa vuol dire la responsabilità di fronte ad una creatura che chiede di essere ascoltata e servita. Essere padri e madri, collaborare al meraviglioso progetto di Dio su creature che non sono le nostre: questa è la grande vocazione a cui Dio chiama voi genitori, così come ha chiamato Gesù nel battesimo. Dio oltre a chiamare Gesù nel Battesimo, si è anche rivelato in lui in questo passaggio fondamentale della sua vita. Si è rivelato come un Padre che dona tutto l'amore al Figlio suo, il dono dello Spirito Santo, e si compiace di lui, scegliendolo per portare a compimento il suo progetto di amore e di gloria per tutto il genere umano. Allo stesso modo della famiglia umana, Dio si rivela come una famiglia, capace di accogliere l'altro, e di farlo crescere nella sua singolarità, nella sua unicità, grazie al progetto unico e straordinario che il Padre ha per ogni uomo, dal primo istante del concepimento. La fede non è una convenzione, una sovrastruttura sociale, un'ideologia lontana dalla vita: essa ha a che fare con il mistero più profondo della vita umana, quello che ci rende padri e figli, che ci fa gustare l'amore e a volte patire la sofferenza, quello che ci spinge a spendere la vita non per un idea astratta...ma per delle persone concrete a cui vogliamo bene. L'esperienza della fede è molto vicina alla percezione del dono, a quando nasce un figlio, tutto il contrario della logica tecnicistica di oggi, che vorrebbe produrre il figlio secondo il ghiribizzo dei genitori... Ma ogni bambino, dal primo istante del concepimento, è persona, portatore del diritto ad essere e divenire sempre più se stesso, secondo la chiamata di Dio. Preghiamo che ognuno di questi bambini possa crescere in una famiglia che lo aiuti a coltivare i suoi talenti, a scoprire se stesso, a trovare la sua felicità. |