Omelia (11-01-2015)
don Luca Garbinetto
Il vero volto di Dio

Le feste del Natale sono feste di rivelazione. È tempo di manifestazione, di epifania. È tempo per lasciarci introdurre alla scoperta del vero volto di Dio. E sembra che, nel nostro tempo di confusione e di manipolazione, di abuso e di offesa del nome di Dio, sia più che mai urgente tornare a guardare a Lui, per chiedergli umilmente: ‘chi sei, tu, o Dio?'.

Non è scontato, purtroppo, questo atteggiamento di umiltà, per una umanità spesso arrogante quando si tratta di decidere chi è e cosa deve fare Dio. Eppure sembra così necessario, quando ci si pone in relazione con qualcosa - figuriamoci con qualcuno! -, mettere in conto almeno la possibilità che l'altro sia diverso da come lo abbiamo immaginato, e quindi ci sorprenda, ci stupisca. Per ritrovare il gusto della meraviglia, è necessario fidarsi... ma il nostro mondo sembra in guerra contro la fiducia!

Cosa ci dice, oggi, il mistero del Battesimo di Gesù, in un contesto culturale mondiale che sollecita al sospetto, che invita a stare in guardia, che alimenta sottili nubi di paura e che percepisce l'altro sostanzialmente come una minaccia?

Innanzitutto, mi pare, Dio oggi ci dice in Gesù che le fazioni, i partiti contrapposti, gli schieramenti di battaglia non sono parte di Lui e, quindi, nemmeno del suo piano di amore sull'uomo. Gesù, infatti, il Figlio di Dio incarnato, si fa uno dei tanti. Si mescola con la folla, si confonde, si mette in fila proprio con i più poveri ed emarginati. Solidarizza, così, con la miseria dell'umanità, nella sua espressione più drammatica e profonda, che è il peccato. Gesù si mette accanto a coloro che sono frammentati dall'esperienza del peccato, e lì nel Giordano, al confine tra ‘i due popoli', quello giudeo e quello pagano, con la sua umiltà stende un ponte di vicinanza e di comunione.

Nessun romanticismo. Il peccato è una cosa seria. La ferita che viene dal male sta dentro l'uomo, dentro la persona, e spiega molto più profondamente i dolorosi drammi che intessono tanta cronaca angosciante dei nostri tempi. Dio va a toccare le corde intime della sofferenza, e si fa prossimo a ogni uomo che si scopre lacerato in profondità. Non sarà che proprio lì, nel delicato rispetto per questa immane tragedia di ogni persona, nel solidale intreccio tra la divinità e l'umanità ferita, nell'attento e rispettoso passaggio del Dio della vita laddove la morte sembra farla da padrona... non sarà che proprio lì si innesta il germe della vera libertà?

Sì, perché essere liberi significa essere liberati. E questo è il secondo grande messaggio della rivelazione odierna. Dio si fa prossimo all'umanità peccatrice per liberarla. Il vero nome della libertà è redenzione, e nasce dal perdono accolto perché riconosciuto come necessario. Dio invia suo Figlio tra di noi perché, tendendoci la mano, Egli possa tirarci fuori da questa condizione di schiavitù che ci fa nemici gli uni degli altri. Non da soli, non con le nostre forze, non come eroi di una cultura ‘del primo della classe', ma come fratelli e membra di uno stesso corpo, a dimensione universale, possiamo affermare i valori più autentici dell'uomo. Che sono dono ricevuto dall'alto, sono grazia immeritata e per questo reale e motivante. L'uomo non ha più bisogno di pratiche basate solo sulle proprie energie, come la santità di Giovanni il Battista indicava. Lo Spirito Santo del nuovo Battesimo in Cristo ci fa creatura nuova. Abbiamo tutto, gratis. Possiamo metterlo a servizio degli altri, che sono fratelli - tutti. Questa è la vera libertà.

Un terzo aspetto ci viene donato come rivelazione. Il volto di Dio, oggi, ci mostra la sua forza. Egli è ‘più forte' di Giovanni, ed è anche molto di più: è l'Onnipotente! Ma l'onnipotenza di Dio si racchiude in un gesto di somma umiltà. Gesù non tralascia di essere l'Onnipotente; lo è per davvero, al modo di Dio. Mediante la relazione, e una relazione di amore. La potenza di Dio si esprime nella relazione. Egli è relazione trinitaria, e oggi la Trinità tutta si mostra partecipe della sorte dell'uomo. Egli è poi relazione con l'uomo stesso, e per poterlo essere si abbassa con amore. Colui al quale nemmeno Giovanni - ‘il più grande fra i nati di donna' - è ‘degno di chinarsi per slegare i lacci', piega le sue ginocchia e lava i piedi nudi ai suoi discepoli. Questa è la potenza di Dio: la diaconia, il servizio amorevole.

Chi vuol essere di Dio, allora, chi vuol agire a nome suo, chi vuol farsi custode della Sua causa - perché oggi Dio rimane estremamente indifeso e maltrattato, come a Betlemme, come sul Calvario - deve percorrere la stessa via dell'abbassamento. Non è alzando armi, bensì piegando ginocchia che si riflette il volto autentico di Dio, che è amore.

Infine, l'essenza di tutto ciò. La rivelazione più sconvolgente, che facciamo tanta fatica ad accettare nella sua verità esistenziale. Dio è Figlio, perché è Padre. Dio è Amore. E noi in Lui diventiamo figli. Questa è la fonte della fraternità universale. Non c'è da stancarsi mai a rimarcare una verità così ostinatamente aggredita e violentata. Siamo figli di Dio! Tutti! La consapevolezza di questa verità ci porta a guardare gli altri con occhi nuovi e ci dilata il cuore. Dio rigetta i restringimenti di confini, Dio non apprezza gli steccati ideologici, Dio rifiuta le ostentazioni egocentriche. Egli spalanca gli orizzonti, perché ama gratuitamente, ama prima, ama indistintamente. Deciso a pagare di persona questo amore.

Oh, come è più che mai necessario continuare a innervare di questo amore anche la nostra società, troppo avvezza a scandalizzarsi solo per emozioni morbose, e poco attenta alle insidie quotidiane dell'indifferenza e dell'individualismo!

La relazione bisognosa di redenzione, il servizio umile che dilata il cuore, la figliolanza che si trasforma in fraternità sia la nostra scelta coraggiosa di libertà. Perché il nostro futuro sia più divino e quindi più umano.