Omelia (25-01-2015) |
don Roberto Rossi |
Và e parla a nome di Dio Gesù ci chiama per affidarci una missione importante, la missione più importante, quella di portare l'amore del Signore a tutti, perché tutti si sentano amati e trovino il senso vero della propria vita, della vita degli altri, il senso di tutte le cose. "Il regno di Dio è vicino": la conversione è l'accogliere e il vivere di questo e non delle realtà mondane. Ci colpisce la risposta pronta e generosa degli apostoli davanti alla chiamata di Gesù: quella chiamata e quella risposta danno alla loro vita una dimensione e una prospettiva inimmaginabili: solo la fantasia di Dio e il suo progetto potevano trasformare dei poveri pescatori di Galilea in apostoli, in persone che saranno le più importanti, come continuatori dell'opera di Gesù, nella vita del mondo, per l'esistenza terrena e per l'eternità. A questa opera di evangelizzazione del mondo siamo chiamati tutti: da Gesù a papa Francesco sempre ci è ricordata la nostra chiamata ad essere portatori della gioia e della grazia del vangelo a tutti i fratelli. Ma oggi ci è presentata una figura nella Bibbia, un personaggio singolare che ci interpreta e ci insegna molte cose, se sappiamo rapportarci con la sua esperienza. E' Giona. Giona, uomo credente, profeta, viene chiamato dal Signore: "Alzati e và a Ninive, la grande città e parla chiaro ai suoi abitanti. Sono gente perversa e meritano il castigo". Giona ha paura, sa che Ninive è un mondo impossibile, non vuole che Dio offra loro la possibilità di convertirsi, ma che quegli uomini siano castigati; scappa dalla parte opposta verso il mare. S'imbarca, durante la traversata avvenne una grande tempesta che mise tutti in pericolo e lui era nascosto in fondo alla nave. Fu scoperto che era lui il colpevole, perché era fuggito da Dio, lo buttarono in mane, dove una balena lo ingoiò e lo ributtò, dopo tre giorni, sulla terra ferma. Ancora la voce del Signore: "Alzati, và a Ninive e annuncia loro quello che ti dico". Và a Ninive, predica per giornate intere la conversione ma con poca convinzione. "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". Sperava che il castigo si avverasse e così qualcuno avrebbe capito! Ma quella gente accettò il richiamo, credette alle parole di Dio e del profeta e tutti si misero a fare penitenza e a convertirsi. Il Signore decise di lasciare in vita gli abitanti di Ninive e Giona ne fu rattristato. Sconsolato si mise a riposare sotto una pianta che gli faceva ombra. Un verme fece morire quella pianta, con grande dispiacere di Giona. Questo diventa l'occasione per il Signore per parlare ancora con pazienza a Giona e rivelargli il suo cuore misericordioso in contrasto col cuore egoista e di pietra di Giona. "Tu ti inquieti tanto per una pianta che non hai curato né fatto crescere, Io non dovrei preoccuparmi di una così grande moltitudine di miei figli, che non sanno quello che è bene e quello che è male. Ecco perché ti ho mandato a loro, parché avevano bisogno di convertirsi. Vedi, per mezzo tuo, hanno incontrato me" Molte sono le cose che l'esperienza di Giona ci insegna. Possiamo farci alcune domande: Qual è il mio rapporto col mondo, il mondo di oggi? Lo accosto e lo penso, lo amo come lo ama il cuore sofferente e misericordioso di Dio? Oppure lo scomunico, invoco il castigo, non me ne interesso? Quante volte sono fuggito dall'invito di Dio che voleva mandarmi là, dove c'è più bisogno di amore e dove invece io ho paura e penso che sia impossibile ogni prospettiva di conversione? Invoco di più la misericordia di Dio o i suoi castighi? Come sento l'impegno, la gioia e la responsabilità di essere un evangelizzatore oggi, anche negli ambienti che ritengo più difficili o refrattari? Di fronte alle belle e grandi indicazioni che papa Francesco ci offre, mi sto muovendo o lascio che siano belle parole, che altri dovrebbero realizzare? Le indicazioni del nostro Sinodo le prendo in mano col desiderio e la volontà di fare la mia parte? Gli apostoli e tanti cristiani ci danno un grande esempio: è veramente bello, è importante, è necessario che ciascuno di noi dia la propria risposta generosa alla chiamata del Signore a portare la gioia e la grazia del vangelo, l'amore di Dio a tutti. Ne va della nostra salvezza e forse della salvezza di tanti. |