Omelia (01-02-2015) |
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Il brano del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato, ci trasporta a Cafarnao, in un sabato, giorno sacro per gli ebrei, giorno di riposo e di preghiera. Gesù dimostra di rispettare pienamente la Legge di Israele: si reca anche Lui, di Sabato, nella Sinagoga. Ma non si limita ad assistere, ad ascoltare; non resta in disparte: anche in quest'occasione si mette a insegnare, prendendo la parola davanti alla folla riunita. Riferendoci quello che accade, per prima cosa l'evangelista Marco annota: "erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi." Che cosa vuol dire? Significa che Gesù parla in un modo diverso dai maestri del tempo: non come chi sta riferendo parole altrui, ma come chi proclama ciò che veramente pensa. Gesù non insegna come chi spiega delle regole o offre delle nozioni, delle informazioni, ma annuncia una parola nuova, che tocca la vita. Gesù insegna attingendo dal suo stesso Spirito, perciò le sue parole suonano nuove, vere, sincere. Hanno dentro la freschezza dell'eternità, che è giovane per sempre. Non cerca di convincere, ma regala la bellezza della verità. Non fa pubblicità, ma dona la parola di vita. Non fa prediche, che annoiano e lasciano indifferenti, uguali a prima, ma spezza il pane della Parola di Dio, che cambia il cuore. I presenti se ne accorgono. Non sanno spiegare bene che cosa sta accadendo, ma sentono che quel Rabbi sta parlando in maniera diversa da tutti gli altri. Considerate che Gesù ha appena iniziato la sua missione: non è ancora molto conosciuto, non ci sono folle che lo seguono attirate dalla sua fama. Quindi in tanti si stupiscono per questo giovane Maestro che parla con maggiore sapienza e autorità degli scribi, degli anziani, di coloro che conoscono a perfezione la Scrittura e che avrebbero proprio il compito di spiegarla agli altri. Mente Gesù sta parlando alla gente, che lo ascolta interessata e meravigliata, accade qualcosa di imprevisto: "Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio." L'evangelista Marco ci dice che un uomo, posseduto da uno spirito del male, comincia a gridare contro Gesù, vuole che se ne vada via, non vuole ascoltarlo. Lo spirito maligno riconosce che Gesù è mandato da Dio, perciò ne ha paura e vuole che il Maestro si allontani. Tutti, nella Sinagoga, sono spaventati dalle urla dell'uomo, ma Gesù, con calma e autorità, interviene: "Gesù lo sgridò: Taci! Esci da quell'uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui." Gesù dimostra di avere potere anche sullo spirito del male, che fa urlare il poveretto presente nella sinagoga. Che cos'è questo male? Il Vangelo non ci fornisce altri dettagli, però ci fa capire tutta la sofferenza della persona resa prigioniera dallo spirito cattivo. Non lasciamoci impressionare dalla descrizione di questo spirito maligno, perché in Cristo Signore tutti abbiamo la possibilità di allontanare il male dalla nostra vita. Lo possiamo fare con le nostre scelte: ogni volta che rifiutiamo di comportarci secondo il male, lo allontaniamo da noi. Ogni volta che agiamo secondo il cuore di Dio, secondo l'insegnamento del Vangelo, allontaniamo lo spirito del male dalla nostra esistenza. Inoltre, possiamo respingere il male con la forza della preghiera, quella stessa che ci ha insegnato Gesù, il Padre Nostro, ripetendo con vera fede: "liberaci dal male". Ma torniamo a Cafarnao, in quel giorno di sabato di cui ci sta parlando Marco: di fronte a quello che sta accadendo sotto i loro occhi, tutti restano stupiti e persino un po' spaventati: "Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!" Di fronte all'azione di Gesù, la folla comprende che questo giovane Rabbi di Nazareth è diverso da tutti gli altri. Diverso per come parla, diverso per ciò che insegna, diverso per come opera, persino contro le forze del male. La parola centrale, che racchiude questa diversità è ripetuta più volte nel Vangelo di oggi: autorità. Gesù parla e agisce con autorità. Attenzione a non confondere l'autorità con il semplice comando: molti possono comandare solo per ruolo che hanno, per il compito che svolgono. Ad esempio, l'arbitro, durante la partita, ordina di tirare un calcio di punizione oppure espelle un giocatore e gli ordina di uscire dal campo. Questi comandi che dà, sono legati al suo ruolo, al compito di arbitro di cui è investito. Ma quando la partita termina e depone il fischietto, non ha più il potere di dare alcun ordine: il suo compito è finito. Gesù invece, parla e opera con autorità, perché ha in sé la forza, che emana dalla sua divinità. Quando parla, non sta riferendo parole altrui, ma è la bocca stessa di Dio che si fa voce in Lui. Quando opera, è la forza stessa dello Spirito di Dio che agisce. Gesù è autorevole perché è credibile: quello che dice, si compie, si realizza. Ordina allo spirito del male di uscire dal poveretto che ha preso prigioniero, e quell'uomo torna libero davvero. Proprio il segno di scacciare il male, dimostra che le sue non sono solo parole. Dimostra che il suo è un potere reale, concreto, che agisce persino contro le forze più brutte che possiamo immaginare. Questa è una grande sicurezza per noi. Per noi che non lo abbiamo mai visto in volto, che non lo abbiamo incontrato di persona, è stupendo sentirci confermati dalla testimonianza di coloro che lo hanno ascoltato e sono stati insieme a Lui. Questa parola che oggi abbiamo udito, ci impegna: perché se diciamo di credere nel Maestro e Signore, se vogliamo seguirlo e annunciarlo, dobbiamo far crescere in noi la stessa autorevolezza di cui parla il Vangelo. Non la forze di chi comanda agli altri, ma di chi vive secondo ciò che dice agli altri. Di chi mette in atto ciò che annuncia. La forza di chi non si limita a dire belle parole, ma le rende vite nella sua carne. Non è facile, ma è possibile! Vogliamo provarci? Commento a cura di Daniela De Simeis |