Omelia (01-02-2015) |
don Luciano Cantini |
Liberàti alla vita Nella sinagoga La sinagoga è il luogo dove gli ebrei si riuniscono a pregare, ma anche a studiare, non è un luogo sacro, ma il centro della vita ebraica di una comunità. Oggi, familiarmente, è detta anche tempio, un tempo era chiamata Scola. Sinagoga deriva dal greco e significa letteralmente «luogo dove ci si riunisce». In ebraico è chiamata bet ha-midrash, cioè «casa di studio», o bet ha-knesset, cioè «casa di riunione». Gesù entra di sabato nella sinagoga di Cafarnao e prende parte alla conversazione, era usuale che un ospite venisse invitato a parlare perché grande era il desiderio di conoscere cosa si dicesse da altre parti, quali fossero le scuole di pensiero di altri rabbini. Gesù però esce dai canoni tradizionali, assume un atteggiamento che sconcerta i presenti. Marco non parla di contenuti ma è il modo con cui parlava Gesù a suscitare stupore. Le conversazioni sulla Bibbia erano piuttosto un cavillare più che un commento, il riferimento a rabbini famosi più che espressione di un pensiero. Gesù invece insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. L'autorità ha la forza di far crescere e si contrappone al potere che invece opprime. Erano stupiti del suo insegnamento Le parole di quello sconosciuto rivelano una potenza, una forza tali da non poter essere paragonabili alla tradizionale predicazione degli scribi. Gesù appare come un profeta che porta dentro alle logiche umane la logica dirompente di Dio, un Dio che non chiede sottomissione a delle regole ma offre la libertà come fondamento di relazione con lui e con gli uomini. Il nostro ritualismo religioso non dà spazio alla comunicazione del pensiero dei fedeli cristiani, ma è anche vero che nelle riunioni parrocchiali è lasciato molto poco ad una comunicazione che non sia catechistica e ripetitiva, che lasci parlare il dono dello Spirito che ogni battezzato ha ricevuto. Chi, nei diversi ambiti della vita, vuol stupire il pubblico cerca paroloni, farcisce il discorso con termini inglesi, oppure usa linguaggi chiusi come l'ecclesialese o il politichese, invece chi stupisce davvero è colui che con parole libere, semplici e comprensibili riesce a parlare a tutti perché arriva a penetrare l'animo e suscitare lo Spirito. Sei venuto a rovinarci? Nella sinagoga non ci sono soltanto quelli che restano stupefatti dalla parola di Gesù, ma anche chi da questa Parola può essere disturbato. In ogni comunità ci sono esistenze tormentate, vite infelici che hanno perso la libertà interiore, persone che non riescono a vivere l'esistenza con pienezza. La religione è una alienazione e una inutile maschera, la comunità non li aiuta, vivono tra gli altri nella solitudine in compagnia di un malessere che non li abbandona con cui sono abituati a convivere tanto da non percepirlo. Quella Parola insegnata con autorità penetra nel profondo, rivela la verità dell'uomo, scopre le contraddizioni, evidenzia le distanze: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?». Non è strano che quel personaggio così disturbato arrivi a sapere chi è Gesù di Nazareth, affermi teologicamente la sua identità, il santo di Dio, rifiutando una qualsiasi relazione. Non dissimile da tante adesioni formali, mantenute per tradizione e cultura, capaci di riconoscere la divinità da onorare e servire, che si accontentano dei propri sentimenti e della pratica religiosa ma incapaci di conversione per mettersi al seguito del Maestro. A loro Gesù ordina severamente «Taci!». A Gesù non interessa la conoscenza teorica della sua identità se poi si rifiuta la comunione. «Esci da lui!». Come il Creatore separa la luce dalle tenebre, le acque col firmamento, il mare dall'asciutto (cfr. Gen 1) così Gesù separa l'uomo dallo spirito che lo assoggetta e gli toglie la libertà. La sua Parola incita ogni uomo a separarsi da tutto quello che lo tiene separato da Dio. Lungo il mare Simone e Andrea hanno lasciato le loro reti, Giacomo e Giovanni si sono separati dal padre e dai garzoni, l'uomo della sinagoga dallo spirito impuro. Siamo rinchiusi in pregiudizi e precomprensioni, nella difesa dell'acquisito, della posizione sociale; abbiamo scambiato il Vangelo con la cultura dominante, con le leggi di mercato, l'assolutezza dei diritti; siamo assuefatti alla disonestà, alla corruzione, ai privilegi, al carrierismo; ci rifugiamo nel buonismo e nella filantropia, persino nel volontariato per nascondere il reale disinteresse per gli ultimi. Separarsi da tutto questo per lasciaci conquistare dal Vangelo di Gesù non è proprio una operazione indolore, Marco ci racconta che straziandolo e gridando forte quell'uomo fu liberato. È sabato, il settimo giorno (Cfr.2,2) in cui Dio porta a compimento la sua opera. Gesù con un insegnamento nuovo, dato con autorità ha la forza creatrice di separare l'uomo da ciò che impedisce alla Parola di penetrare ogni esistenza per liberarla alla vita. |