Commento su Es. 20,1-17; 1Cor. 1,22-25; Gv. 2,13-25
Franz Kafka, nel racconto La tana, così scriveva: "Io non sono destinato a questa libera vita; so che il mio tempo è misurato, che non devo cacciare qui in eterno, che invece quando lo vorrò e quando sarò stanco di questa esistenza qualcuno mi chiamerà, qualcuno al cui richiamo non potrò resistere."
Un passo che legge perfettamente la qualità del nostro stare in questo passaggio terrestre.
Tutti e tre i testi di questa domenica ci portano a riflettere che la transitorietà di questa vita dovrebbe impegnarci ad dare un senso superiore alle nostre relazioni con Dio e con l'Uomo.
Riteniamo che la lettera paolina sia quella che maggiormente dia la dritta per come comportarci nella realtà quotidiana fino al giorno finale kafkiano.
La preoccupazione di chiedere sempre dei segni per tranquillizzarci nella nostra esistenza è di per sé cosa umana e normale, ma è anche vero che lo sforzo che viene chiesto è quello di credere in un messaggio che è scandalo e stoltezza per la normalità del ben pensare umano, ossia credere in qualcuno che è stato messo a morte, ma che è riuscito a sconfiggere la morte, quell'unica parte della vita che mai l'uomo potrà gestire.
In buona sostanza vivere e condividere il mistero, su cui fanno pernio tutte le realtà fideistiche, per il quale ogni giorno dobbiamo fare una scelta valoriale che condizionerà la nostra libertà di agire.
Infatti, l'altra riflessione è la scala dei valori che tutte e tre le letture richiamano: il valore del divino, del sociale, dell'umano.
Cosa sono tutto sommato i 10 comandamenti? 3 di ordine superiore divino, 7 di ordine sociale e umano, talmente umani questi ultimi 7 comandamenti che c'è voluto un Dio perché l'Uomo ne prendesse coscienza e cercasse di conformarsi al loro spirito.
Così pure il comportamento del Figlio dell'Uomo che rimette a posto la definizione in termini religiosi, ma soprattutto in termini divini, del tempio fisico di Gerusalemme e del "Tempio" del suo corpo.
Cosa ci insegna poi l'affermazione di Cristo sulla ricostruzione in tre giorni del suo corpo?
Semplicemente che occorre uscire dagli schemi mentali tradizionali e pensare in termini superiori, che diano senso alla nostra vita.
Oggi siamo così presi dalle "sicurezze", dalle "certezze" consolidate del nostro vivere che il pensare in termini radicalmente diversi, che chiedono un cambiamento, diventa una "disturbo" che in qualche maniera va eliminato.
Cristo e la sua Parola furono, sono e saranno sempre questo "disturbo" nelle coscienze umane, nella nostra relazione con l'altro, finché non avremo il coraggio di fare delle cordicelle e fare radicale pulizia in noi e intorno a noi, che non vuol dire essere violenti o fare violenza, ma essere decisi ad assumere atteggiamenti che cambino veramente la propria ed altrui vita.
Partendo dalle piccole cose, in noi, nella coppia, in famiglia, nella comunità...prima fra le tutte quelle di costruire una scala di valori in cui ci sia al vertice Dio, a cui far seguire la persona per arrivare alle cose...insomma rimettere un po' a posto il disordine valoriale imposto dalla conformità della supposta "sapienza" terrena.
Pasqua si avvicina, siamo in cammino, il tempo c'è, gli strumenti li abbiamo, la strada ci è stata indicata...sta solo a noi toglierci la polvere egoistica e consumistica che avvolge la nostra vita per vedere più chiaramente la vera metà a cui siamo chiamati: l'amore verso Dio e verso il prossimo.
Riflessioni:
- Come singolo cerco di modificare o cambiare radicalmente i miei atteggiamenti "impropri" alla luce della Parola?
- Come coppia o famiglia ci impegniamo ad attuare ogni giorno lo spirito evangelico dei comandamenti?
- Come comunità viviamo conformandoci al mondo o scegliamo di essere scandalo evangelico per la mentalità edonistica di questo mondo?
Famiglia Maria Grazia e Claudio Righi - Cpm di Pisa