Omelia (15-02-2015)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti

1. Questo brano evangelico mostra, ancora una volta, la pietà del Signore verso il prossimo che soffre. Il lebbroso lo supplica e cade in ginocchio e "Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò". È un semplice gesto di tenerezza verso un uomo che, come si sa, nessuno avvicinava e, ovviamente, neppure toccava. Quel tocco può sembrare al lebbroso quasi una carezza e, comunque, una vicinanza che si esprime in modo perentorio alla richiesta di guarigione: "Lo voglio! Sii mondato!". A chi è nel bisogno, non bisogna far perdere neppure un attimo. La pietà del Cristo guarisce immediatamente: "subito la lebbra lo lasciò".
2. Altrettanto prontamente gli intimò: "Bada, non dir nulla e nessuno". Gli raccomandò di portare l'offerta al tempio per la guarigione, come se il merito fosse di un altro. Che insegnamento per tutti noi! Come riecheggia, qui, quel "non sappia la tua destra quel che fa la tua sinistra" che ci è tanto difficile capire. Quel distacco dalle proprie azioni e dai propri meriti che non ci fa mai comprendere che, in fondo, siamo soltanto servi inutili e che il bene che riusciamo talvolta a fare è solo merito di Dio che, da noi, con tutto quello che ci ha donato, si attende ben altro. Chiediamoci quante volte si impietosisce nei nostri riguardi e noi neppure lo ringraziamo.
3. Il lebbroso non fece così. Malgrado quanto gli era stato intimato, "appena uscito si mise a proclamare e a divulgare il fatto" e il Signore non va certo per strada a raccogliere applausi, ma evitava persino di entrare nelle città. Cerca il nascondimento tanto che "se ne stava fuori, in luoghi deserti". Nonostante ciò la sua immensa pietà parlava da sé. La gente lo cerca, vuole trovarlo tanto che "da ogni parte venivano da lui". Questa ricerca del Signore sembra quasi una gara per trovarlo. Indica il vero senso della vita. Il senso che solo lui sa dare e che dà a chi lo cerca con cuore sincero. Chi veramente lo trova non può contenere la sua felicità e vuole parteciparla agli altri.
4. Pochi, come Paolo, hanno capito il valore di questa ricerca al punto che, dopo l'incontro, per lui vivere è vivere di Cristo. Per questo, nell'odierna lettura, può dire: "Seguite il mio esempio, come io seguo l'esempio di Cristo". Allora la vita si trasforma. Anche le cose più usuali e banali acquisiscono il senso del sacro: "sia che mangiate, sia che beviate o che facciate qualunque altra cosa, fate tutto a gloria di Dio". Questo è rendere grazie e questo è quello che il Signore vuole da noi.
5. Sempre Paolo ci ricorda che una sola cosa ci chiede il Cristo: "Non siate provocatori di scandalo". Ci raccomanda di non scandalizzare non solo i miscredenti, siano essi Giudei o Greci, ma anche coloro che fanno parte della "Chiesa di Dio". Occorre essere di edificazione verso tutti. Viene quasi da chiedere cosa sia lo scandalo. L'apostolo ci dà una risposta e, almeno per questo contesto, ci rammenta quello che egli fa per non scandalizzare: non cerco "il mio utile personale, ma quello della moltitudine, affinché ottengano la salvezza". Questo solo è quello che conta.