Omelia (15-02-2015) |
mons. Gianfranco Poma |
Guarda di non dire niente a nessuno Il brano del Vangelo di Marco che la Liturgia ci fa leggere nella domenica VI del tempo ordinario, Mc.1,40-45, ha una particolare importanza nel cammino della formazione del discepolo che Gesù chiama a seguirlo, per dare un volto autentico alla sua comunità. Nel succedersi veloce ("subito") e quasi incessante degli episodi e degli incontri (con l'uomo con lo spirito impuro, con la suocera di Simone, con il lebbroso), Marco con sempre maggiore chiarezza vuole mettere in evidenza la centralità di Gesù: è Lui che chiama, è Lui che guida, è Lui che forma, percorrendo un itinerario di libertà nel quale Lui conduce chi lo segue ad uscire dall' ambiguità e dalla paura per realizzare la propria esistenza nell'incontro con Lui. Ed è ancora Lui che costruisce la comunità dei suoi discepoli i quali, con un percorso esigente e lungo, imparano a vivere di Lui solo, diventando uomini liberi in relazione fraterna. Il brano che oggi leggiamo intende fare chiarezza nel cuore di chi cerca Gesù e si mette in cammino con Lui. Cerca davvero Lui o cerca se stesso? Cerca una relazione autentica con i fratelli o vuole realizzare propri progetti, strumentalizzando gli altri? Serve il Vangelo o si serve del Vangelo, in realtà, rinnegandolo? Certo è una pagina singolare, la nostra, nella quale Marco con raffinatezza ironica fa emergere l'interesse egoistico con cui il lebbroso si rivolge a Gesù. E sorprende noi, abituati a pensare a Gesù "amorevole", "gentile"..., vedere che qui, pur venendo incontro al lebbroso, "va in collera", "freme contro di lui", "lo scaccia"... Marco narra del "lebbroso che viene verso di lui, pregandolo, inginocchiandosi e dicendo: Se vuoi, puoi purificarmi". Con il solito stile veloce ed essenziale, conduce il lettore sino alla fine del racconto per comprendere quanto l'incontro con Gesù sia esigente e chiarificante, smontando chi si illude che tutto possa risolversi in una facile gratificazione e proponendo, a chi si apre, un cammino di ricerca autentica di libertà. Chi è il lebbroso? È una persona impura perché malata di una malattia che separa dagli altri e da Dio: quante specie di "lebbra" possono esserci nell'uomo! Questo lebbroso chiede a Gesù di "essere purificato" per poter essere riammesso nelle relazioni sociali: ma chiede di essere guarito nella radice del proprio male? Si accosta a Gesù, perché sa che egli abbatte le barriere dell'impurità che separa gli uomini: ma è disposto ad entrare con Lui nel mistero della sua libertà? Egli si prostra davanti a Lui: conosce la fama della sua "potenza" ma non sa da dove essa derivi. Così tutto il suo rapporto con Gesù rimane equivoco, condizionato dalle sue attese. Anche la sua preghiera è, in realtà una pretesa: "Se vuoi, puoi purificarmi!". Per questo, la reazione di Gesù è sorprendente, complessa, come se la richiesta del lebbroso lo indisponesse: la tradizione testuale esita tra la compassione e la collera provocata dal lebbroso in Lui che pure non esita a tendere la mano, a toccarlo dicendo: "Lo voglio, sii purificato". Certo, la volontà di Gesù, rivolta verso il bene di chi soffre non è facilmente strumentalizzabile. Rimane aperto il "mistero" della sua novità: la volontà di Gesù non è un potere, ma è Amore che serve, libera, vivifica. Egli non purifica senza che il cuore si lasci purificare: l'incontro con Gesù non è come di un potente con un suddito, ma è una relazione d'Amore che libera il cuore di chi si lascia purificare perché cominci a sua volta ad amare. Così, dopo che Gesù lo ha toccato e gli ha parlato, "la lebbra lo ha lasciato e fu purificato". Ma a questo punto il racconto di Marco ci sorprende: non dà giudizi, non orienta a prendere posizione, solo mette in evidenza quanto sia distante il lebbroso ormai purificato da Gesù. Aveva desiderato di essere purificato per entrare nella trama delle relazioni normali e Gesù lo caccia via ordinandogli di non dire niente a nessuno, rimandandolo nella sua società normata dalla Legge di Mosè. Egli disattende completamente l'ordine di Gesù per "predicare molte cose e divulgare la parola": il lebbroso ha desiderato essere purificato da Gesù per la fama di cui godeva presso tutti, ma solo per poter realizzare se stesso in un progetto in cui lui, la sua storia, è al centro, e la cui forza è la sua abilità comunicativa. Evidentemente il progetto di Gesù è ben altro: egli è l'annunciatore del Vangelo, l'Amore di Dio che libera e purifica i cuori per generare una umanità nuova, una comunità di persone libere da interessi e da meschine preoccupazioni personali. Certo, Marco ha presente la comunità che comincia a nascere nella complessità della città: ad essa si rivolge con grande chiarezza. Su che cosa si costruisce la comunità cristiana: sul Vangelo o sul protagonismo di abili comunicatori di successo? La forza del Vangelo è inarrestabile, ma non nell'equivoco: il successo umano chiude le porte al Vangelo che ha la forza di creare comunità persino nel deserto. Tutto questo, oggi, è per noi. |