Omelia (08-02-2015)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su 1Cor 9,16-19.22-23

Collocazione del brano

Nei capitoli 8-10 Paolo affronta il problema dei cristiani di Corinto che molto liberamente acquistavano sul mercato e mangiavano le carni sacrificate agli idoli ma che così facendo davano scandalo ai fratelli più fragili nella fede. Egli li esorta a non far scandalizzare nessuno e porta il proprio esempio. Nel capitolo 9 egli parla di se stesso portandosi come esempio. Anch'egli si sente libero sia nei confronti del paganesimo sia verso gli ebrei, ma proprio per questo è capace di rinunciare alla sua libertà e farsi servo di tutti per portare molte più persone possibile alla salvezza.


Lectio

16Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!

Paolo esprime con grande forza retorica i motivi del suo agire. Ponendosi un po' in polemica con i diversi predicatori che avevano successo a Corinto e creavano le proprie cerchie di ammiratori egli afferma che non è un motivo di vanto per lui predicare il Vangelo. Si tratta piuttosto di una necessità. Il verbo greco è ananche, non indica tanto una necessità interna, ma una forza esterna che lo ha travolto, una potenza del destino che è caduta su di lui. Ne è stato sequestrato e non è possibile per lui sottrarvisi.


17Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato.

Quindi non è stato lui a scegliere di annunciare il Vangelo. Per questo motivo non può pretendere di avere una ricompensa o vantarsi per il lavoro che sta svolgendo.


18Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.

Egli può rallegrarsi solo di essere stato liberato da altri impegni umani e da altre costrizioni di tipo religioso cultuale. E' stato reso libero in modo da poter predicare il Vangelo con maggiore disponibilità. Il suo motivo di gioia, la sua ricompensa è questa libertà di non dover trarre vantaggio dalla predicazione del Vangelo.


19Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero:

Proprio per questo mandato della predicazione egli si è fatto servo di tutti, si è messo in ascolto delle fatiche e dei limiti degli altri per predicare loro il Vangelo.


22Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.

Ecco il metodo missionario di Paolo: si è reso debole con i deboli per guadagnarli, si è abbassato al
livello di tutti per portarli alla salvezza.


23Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io.

E' dunque questo il motivo per cui ha rinunciato a se stesso, alla sua vita, per annunciare il Vangelo a tutti e diventarne anche lui partecipe.


Meditiamo

- C'è qualcosa di positivo che mi ha afferrato totalmente nella mia vita e a cui volentieri rimango legato come Paolo al suo impegno di predicatore?

- Mi è mai capitato di fare di tutto per ottenere un obiettivo?

- Sono riuscito anche io a farmi debole con i deboli per venire loro in aiuto?