Commento su Mt 2,1-12
L'epifania celebra l'annuncio della nascita del Messia ad ogni uomo. Matteo, (virgola) ebreo, scrive il suo Vangelo per una comunità di ebrei-cristiani e desidera spalancare loro lo sguardo: il Messia è venuto ed è veramente l'atteso delle genti, non soltanto il pastore di Israele.
I magi erano degli astrologi orientali, probabilmente ricchi, in modo tale da potersi permettere di seguire il proprio hobby, e proprio un evento cosmico (la nascita di una stella? una congiunzione astrale?) li aveva fatti partire. Matteo ci sta dicendo: "Se vuoi davvero scoprire la presenza devi metterti in viaggio, anche se non è la fede che ti motiva". I magi sono non-credenti, cercano la verità, una risposta alle loro teorie, seguono una stella che li porti a confermare la loro ricerca. Sono onesti, si mettono in gioco, si lasciano interpellare anche da idee diverse (le Scritture per loro erano... arabo!) e alla fine trovano Dio. Sono l'immagine - questi strani orientali - di tutti quegli uomini e quelle donne che vogliono scoprire il senso della loro vita, dei tanti che nella storia hanno cercato nell'arte, nel pensiero, nella civiltà, le tracce della verità. E che alla fine trovano Dio. È splendido ciò che Matteo afferma: una ricerca onesta e dinamica della verità ci porta fin davanti alla grotta dove Dio svela il suo tenero volto di bambino. Non troveranno mai il Messia, Erode e i sacerdoti e gli scribi. Erode considera Dio un avversario, un concorrente: se Dio c'è gli ruba il posto. I sacerdoti e gli scribi credono di credere: pur conoscendo bene la Parola non hanno il coraggio di uscire dal Tempio...
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