Omelia (18-02-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Paolo Matarrese "Dio non è vanitoso, ma vuole godersi le cose belle con noi. Io credo che Dio "si arrabbia" se tu, di fronte al colore viola di un campo di fiori, neanche te ne accorgi". Queste sono parole pronunciate da Shug, una elegante donna libera, a Celie, una schiava nera, nel mezzo di un bellissimo film del 1985 di Steven Spielberg, chiamato appunto "Il Colore Viola". Nello strazio e nell'assurdità della vita da schiava, a quella povera ma forte donna viene suggerito di avere uno sguardo che va oltre, che non perde mai la speranza, che desidera solo amore, che arriva al cuore di Dio. Il colore viola mi fa pensare allora, in questa Quaresima che inizia, non a qualcosa di funereo e cupo, ma a un colore bello, che riempie di vita un campo di fiori. E sarebbe proprio un peccato non accorgersene, passare quaranta giorni come se non ci succedesse niente di nuovo. Vorrei che iniziassimo questa Quaresima con la certezza che Dio Padre ci guarda con amore, vede la nostra vita, i nostri affanni, le nostre speranze. E proprio perché ci conosce bene, ci fa ogni anno il regalo della Quaresima. Sì, perché questo cammino nel deserto - prima ancora che un impegno nostro - è uno splendido dono di Dio. E questo dono va riscoperto e accolto, perché è il bene per la nostra vita di oggi. I più adulti ricordano che c'erano tempi in cui, anche il contesto esterno aiutava a rispettare questi giorni. Per la Quaresima venivano sospesi alcuni spettacoli, si rinunciava alle feste, si esprimeva una maggiore austerità. La Quaresima era sentita e osservata come un tempo contrassegnato da rinunce e pratiche penitenziali, tanto che, per indicare qualcosa di difficile (e noioso) si diceva: "lungo come una quaresima!". Ora non è così. Fuori c'è un Carnevale continuo, nessuno neppure si sogna di sospendere attività e divertimenti e forse... proprio per questo, possiamo puntare a vivere ancora di più questo periodo come un "dono speciale". San Pietro Crisologo scrive: "Abbiamo dato un anno al corpo, diamo dei giorni all'anima. Abbiamo speso per noi le stagioni, destiniamo del tempo al Creatore; viviamone un poco per Dio, dopo averne vissuto la totalità per il mondo". Proprio perché siamo tutti più deboli, abbiamo bisogno di un tempo "forte". E questo tempo forte va iniziato bene, con un segno forte, con questo giorno: questo mercoledì delle ceneri. Tra poco le nostre dita di sacerdoti si sporcheranno di cenere. E con questa cenere segneremo il vostro capo, invitandovi alla conversione. Gesto inusuale, che rischia anche questo di passare per una benedizione scaramantica... Gesto splendido per la sua essenzialità, che vuole ricordarci che siamo poca cosa davanti a Dio... siamo cenere e diventeremo cenere. Gesto impegnativo, con l'invito a convertirci e a credere nel Vangelo. Un po' di cenere sul capo è un gesto semplice e provocatorio che ci esorta a metterci di nuovo in cammino dietro Gesù. Don Tonino Bello diceva che la Quaresima è un cammino dalla testa ai piedi, dalla cenere sul capo alla lavanda dei piedi del giovedì santo. Un percorso cioè che deve "rivoltare" la nostra vita, per passare di nuovo "dall'io a Dio". Per questo motivo abbiamo bisogno di digiunare. Non tanto per motivi estetici, dietetici o sportivi, né come protesta tipo "sciopero della fame". Un digiuno segreto, dove solo Dio guarda: fare a meno del cibo - così essenziale alle nostre vite - per nutrirci di Dio! Riscopriamo il digiuno, allora, per togliere qualcosa al nostro corpo e riempire l'anima di nutrimento spirituale. Questo è il punto di partenza, poi va bene tutto il resto: rinunce, meno televisione, meno telefonini, meno navigazione al computer... Ma senza cadere nel rischio dei "buoni propositi" o dei "coraggiosi fioretti" che lasciano il tempo che trovano... Com'è più facile rinunciare ai dolci piuttosto che rinunciare al peccato, alle chiacchiere inutili, al tempo perso, ai giudizi! Il digiuno diventi una "formazione del proprio cuore", un amore a se stessi, inseparabile dalla preghiera (amore verso Dio) e dalla carità (amore verso il prossimo). Insieme sono il trittico necessario per la nostra conversione. Perché la conversione è un impegno serio, è revisione di vita, è superamento delle mediocrità, nella consapevolezza che ad essa non servono gesti clamorosi e teatrali, come "stracciarsi le vesti". Bisogna cambiare il cuore: "Laceratevi il cuore e non le vesti", ci ha detto il profeta Gioele. E la conversione non può che partire dall'intimo del nostro cuore poiché, come dice Gesù, "dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie" (Mt 15, 19). Convertirsi significa ammettere umilmente che non siamo noi Dio, non siamo onnipotenti. Siamo peccatori, e quindi ci è necessario "rientrare in noi stessi" (cfr. Lc 15, 17), per tornare tra le braccia del Padre. Convertirsi significa gesti concreti, veri, non apparenti perché Dio non guarda ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore (1 Sam 16,7). Papa Francesco ci ha indicato una strada per vivere al meglio questo tempo, attraverso il Messaggio di Quaresima di quest'anno: "Rinfrancate i vostri cuori!". C'è un invito forte e chiaro nel fuggire la grande tentazione dell'uomo di oggi: l'indifferenza. Il Papa parla addirittura di una "globalizzazione dell'indifferenza", per cui l'uomo sembra non interessarsi più di quanto accade nell'altro uomo, in particolare per chi è povero e indifeso. Impegniamoci allora affinché questa Quaresima ci aiuti a eliminare la parola "indifferenza" dal nostro vocabolario. Questo è il tempo favorevole per aprire veramente la vita nostra a Dio, questa è l'occasione per respirare a pieni polmoni la nostra salvezza! Forse proprio quest'anno, proprio questo tempo lascerà una traccia indelebile nella nostra vita. E "il colore viola" riempirà lo sguardo del nostro cuore di rinnovato stupore. Buona Quaresima! |