Omelia (02-11-2004) |
don Marco Pratesi |
Morire in Cristo In occasione della commemorazione dei fedeli defunti siamo confrontati al problema della morte. Possiamo vivere la morte come una realtà più forte di noi e piegarci alla sua forza. Non siamo in grado di scansarla, la subiamo, basta. Non è questo il caso di Gesù: guarda con lucidità alla sua morte, ne parla. Non la sfugge, la sceglie e ne fa un dono. "Io dono la vita per le pecore". Notiamo: non scelse la morte per se stessa, ma accettò quella morte che gli uomini - variamente motivati - gli imposero, per restare fedele al Padre e al senso che aveva dato a tutta la sua vita: il Regno di Dio (la comunione). La fiducia di Gesù verso il Padre è stata così profonda che Dio la ha liberato dalla morte. Questa è l'unica forza che può superare la morte: la comunione con Dio. È l'alternativa che si pone per ciascuno: vivere la morte come una bestia al macello o come Gesù sulla croce e insieme a lui. Camminiamo nella fede e non ancora in visione chiara, questo vale anche per la morte. Non abbiamo descrizioni dell'adilà, molte cose non le sappiamo. Ma sappiamo con certezza che "chi crede in me, chi affida la sua vita con fiducia a me, anche se muore, vivrà". Allora morire diventa un passaggio, una pasqua. Certamente vita e morte sono legate: per poter vivere la propria morte insieme a Gesù bisogna essere fin da ora impegnati a vivere la propria vita con lui. Per fare della propria morte un dono bisogna già da ora essere impegnati a donare la propria vita. Chiediamo di poter dire con Gesù al momento della morte: "Padre, nelle tue mani affido la mia vita". Attraverso l'intercessione di Maria: "prega per noi, adesso e nell'ora della nostra morte". Amen. All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia per noi cibo di vita eterna, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Chiediamo al Padre che ci liberi da ogni male e protegga la nostra vita: |