Omelia (01-03-2015)
don Giovanni Berti
Avvolti dalla preghiera di Gesù

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Chi è Gesù?
L'amato da Dio...
Chi siamo noi?
Gli amati da Dio...
Qual è la nostra missione?
Amare come Gesù...
Questo amore che avvolge l'esistenza umana è come quella luce che avvolge Gesù e i suoi discepoli, che in una frazione di tempo, comprendono la vera identità di Gesù, e sentono una sensazione profonda di bellezza (che va oltre gli occhi e arriva all'anima) che vorrebbero fissare e trattenere come un fuoco sacro attorno al quale costruire un tempio perché lo custodisca in eterno. "E' bello per noi stare qui..." è detto da Pietro, e interpreta sicuramente la sensazione di pace totale che coinvolge anche gli altri suoi due amici presenti con lui sul monte della Trasfigurazione di Gesù.
Ieri sera con gli adolescenti e giovani abbiamo vissuto un incontro di preghiera, che prevedeva un iniziale momento di riflessione sul Vangelo e poi un tempo di adorazione eucaristica in chiesa, curata dal nostro coro giovanile parrocchiale. Tutto è stato preparato con cura sia nei testi che nell'ambientazione in chiesa e nei canti. Ci siamo trovati in un luogo esterno alla chiesa, un'aula parrocchiale per il primo momento di lettura e condivisione del brano di Vangelo.
Poco prima di iniziare, aspettando gli ultimi ritardatari, mi sono guardato attorno e anche dentro di me. Avevo il desiderio che fosse un momento "bello" per i ragazzi, e che sentissero questa esperienza particolare di preghiera come qualcosa che alla fine li rappacificasse profondamente con se stessi e con Dio. Volevo davvero che la loro sensazione finale fosse come quella di Pietro nel Vangelo "che bello per noi stare qui...".
Abbiamo veramente bisogno di momenti come questi, di pace, di armonia con Dio e con la nostra vita, perché sembrano essere di più le occasioni in cui diciamo "è brutto per me stare qui..." quando affrontiamo le difficoltà delle relazioni, quando sentiamo la fragilità del corpo, quando siamo delusi nelle aspettative, quando affrontiamo lutti e distacchi dolorosi.... Sono davvero tante le occasioni in cui sentiamo che "non è bello stare qui" anche nell'ambiente religioso, quando lo sentiamo lontano dalla vita, quando ci scontriamo con testimonianze contraddittorie e quando Dio ci viene testimoniato come "nemico" delle nostre libertà e delle nostre aspettative.
Gesù porta sul monte i 3 discepoli anche per noi; e loro, che avranno bisogno ancora di un lungo cammino per capire quel che succede, lo fanno arrivare a noi nel racconto del Vangelo e nella testimonianza della loro vita.
Guardando i ragazzi attorno al tavolo prima di iniziare la preghiera, ho avuto la sensazione di una distanza enorme tra le mie aspettative e le loro, tra quello che avevo in mente io per quella preghiera e quello che loro pensano del pregare e delle varie occasioni di preghiera che facciamo di solito in parrocchia, messa compresa. Era quasi tentato di lasciar perdere, anche perché erano tante le assenze e non tutte per impedimenti davvero insormontabili.
Alla fine l'incontro di preghiera lo abbiamo fatto, ed è durato quasi un paio d'ore. L'abbiamo fatto perché è stata una provocazione anche per me, che forse vivo la preghiera e in particolare la messa, con il rischio dell'automatismo sterile o solo per un obbligo che non arriva al cuore. Ho voluto scommettere con gli adolescenti e giovani che quel che avremmo vissuto avrebbe fatto sicuramente breccia almeno un po' nella loro corazza che in fondo è anche la mia, per farci sperimentare quella bellezza spirituale profonda che ci fa conoscere Gesù come l'amato che ci ama, che ci fa sentire amati a nostra volta, e chiamati ad amare chiunque abbiamo accanto.
Nel cammino della Quaresima, con l'invito ad una preghiera più attenta e vera, ancora una volta siamo provocati a non guardare a quello che dobbiamo togliere e rinunciare, ma a quello che possiamo sperimentare di bello e guadagnare: l'amore avvolgente e luminoso di Dio per me e il prossimo.


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