Omelia (08-03-2015) |
padre Antonio Rungi |
Cristo conosce bene il nostro cuore La terza domenica di Quaresima ci pone davanti al mistero della Pasqua di Cristo, di morte e risurrezione, con la coscienza di quello che siamo realmente davanti a Dio, senza finzioni e senza ipocrisia. Gesù incamminato verso la via della sofferenza e della risurrezione ci indica la strada da percorrere insieme a lui: è laq strada della fedeltà e dell'autenticità, è la strada della verità e della sincerità con noi stessi, con Dio e con gli altri. Nella vita di un cristiano autentico non può trovare spazio il fariseismo, l'apparire diversi da quelli che in realtà siamo. Dio legge nel nostro cuore e conosce perfettamente chi siamo e come agiamo. Ci lascia la libertà della nostra azione anche davanti al male e al peccato, di cui siamo i diretti responsabili, perché siamo noi a deciderci per il bene o per il male, per la grazia o per la disgrazia morale. La coscienza dei nostri fallimenti e delle nostre paure, infedeltà, indecisioni ci devono spronare verso una vita più coerentemente improntata alla coerenza, all'autenticità, che passa attraverso l'osservanza, non esteriore, della legge di Dio, ma un'osservanza integrale, senza omissioni o adattamenti personalizzati, della legge morale, che dobbiamo avere a cuore nelle nostre azioni quotidiane. In sintesi è questo il messaggio che ci arriva dalla parola di Dio di questa terza domenica che ci fa capire, se vogliamo celebrare degnamente questa Pasqua, l'urgenza di dare una svolta alla nostra vita spirituale e morale. Quale verità stava nel cuore della gente che andava da lui a partire dai discepoli: la triste verità di pensare ad un messia esclusivamente nell'orizzonte materiale, politico, economico, di posizione sociale e quindi di affiancarsi a Lui per meri interessi materiali. Lo scandalo della croce i discepoli non lo accettarono, scapparono via dal loro maestro condannato a morte, crocifisso. Ci volle un bel po' per capire che il crocifisso era anche il Risorto, il tempio del suo corpo distrutto dall'odio di quanti volevano la morte di Gesù, viene ricostruito più bello e perfetto con la risurrezione, con la certezza di una vita oltre la vita, il cui punto di partenza per tutta l'umanità è proprio Cristo Risorto, quella Pasqua cristiana che è il centro del messaggio di Cristo e della Chiesa. Il testo del vangelo di Giovanni ci ricorda, infatti, che "quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù". Lo stile pasquale di Cristo deve diventare il nostro stile di vita. In che cosa consiste questo stile: prima di tutto dal recupero di una vita di preghiera. Gesù che letteralmente arrabbiato per la condizione in cui si trovava il tempio di Gerusalemme, ha il coraggio di ribellarsi e di agire con forza e diciamo con violenza davanti a chi aveva trasformato il luogo di preghiera in un vero mercato, offendendo la dignità di quel luogo sacro. Quanto siano attuali queste parole di Gesù anche per noi cristiani nel XXI secolo lo possiamo capire da soli, di fronte a certi interessi economici che si realizzato in nome della Chiesa, di Cristo, dei santi, delle varie feste e usanze cristiane. La fede e la religione diventa un affare economico e non è più un affare spirituale, interiore di vera contemplazione dei misteri della redenzione. Riflettere attentamente sul comportamento di Gesù in questa specifica circostanza, ci aiuta a discernere quale atteggiamento vero che dobbiamo assumere davanti allo sfruttamento della religione e dei luoghi di culto per interessi economici. Anche per noi si avvicina la Pasqua, non solo quella del 2015, ma quella eterna e noi dobbiamo rendere conto a Dio della nostra vita. Una vita vissuta solo ad accumulare beni terreni, in molti casi, dimenticandoci ci accumulare in beni eterni quelli che non sono soggetti ad inflazione, a logoramento e distruzione. L'attaccamento ai soldi e ai beni della terra non potranno mai, assolutamente mai, farci celebrare una Pasqua vera. Buttiamo via le opere di questo genere e facciamo spazio al Dio nell'intimo del nostro cuore e nella nostra vita di tutti i giorni. San Paolo Apostolo ci ricorda nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua prima lettera ai Corinzi, che la vera sapienza e la vera gioia, sta in Gesù Crocifisso, in lui possiamo e dobbiamo sperimentare la felicità, salendo il calvario, elevandoci spiritualmente in un'ascesi mistica della Passione di Cristo. Ecco dove sta la vera sapienza nella presunta stoltezza della croce, che in Cristo è diventato strumento di salvezza e redenzione. E ciò che deve essere valido anche per noi. Logica conseguenza di questo nuovo modo di intendere la vita secondo lo spirito, secondo il vangelo e più in generale secondo la Bibbia è andare all'origine della nostra fede e della nostra morale personale e sociale, che troviamo codificata nelle tavole della legge, i cosiddetti 10 comandamenti, che ben conosciamo e che oggi ci vengono richiamati alla nostra attenzione nel brano della prima lettura, tratto dal libro dell'Esodo, il libro della liberazione, dell'itineranza, dell'alleanza sinaitica. Vivere i comandamenti di Dio, più che osservali esteriormente come i farisei, è l'esperienza più vera della gioia pasquale verso la quale ci stiamo incamminando, celebrando il nostro esodo ogni giorno, in questo tempo di quaresima, con la consapevolezza del peso delle nostre colpe e della necessità di pregare davvero per la nostra conversione e per la conversione di tutto il mondo. Sia questa la nostra orazione oggi: "Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia". Signore, volgiti a me e abbi misericordia di me e di tutti, perché siamo poveri e soli". Amen. |