Omelia (06-03-2015)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gn 37,21-23

"Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre."

Gn 37,21-23


Come vivere questa Parola?

Tutta la Bibbia è pervasa da questa tentazione di uccidere, prevaricare il fratello. Tutta la nostra storia. Tentazione che spesso diventa azione: Caino e Abele, Giacobbe ed Esau, Giuseppe e i suoi fratelli, ma anche Romolo e Remo! Le storie del primo e del secondo testamento ci aiutano, anche drammaticamente, a mettere in evidenza questa dolorosa situazione che ci riguarda: il fratello, l'altra parte di me, può arrivare a darmi così fastidio, da farmi desiderare di eliminare il suo esistere e il suo farmi ombra. Si, perché il fratello mi obbliga ad un rapporto tra pari che è faticoso e invita a crescere, ad essere adulti: sempre meglio dipendere da qualcuno, sempre meglio viversi solo come figli, così da avere un padre su cui al momento opportuno scaricare le proprie responsabilità. Il fratello invece, quella responsabilità, la sollecita in modo pieno, perché non ha niente più di te ed è molto simile a te, ma mi mette in competizione e disturba il mio narcisismo. La scelta diventa allora tra fratricidio e fraternità. Lo vediamo a tutti i livelli anche oggi: in famiglia, nel lavoro, in politica. Ruben interpreta molto bene, nella prima lettura di oggi, questa situazione universale: egli tenta con tutte le sue forze di spostare la voglia fratricida in possibile fraternità. Ci riesce. Ma ci vorranno anni e anni per arrivare a godere degli effetti benefici di quella fraternità. Ci vorranno anni per ricucire quella ferita e permettere ai fratelli di riabbracciarsi e di ricostruire insieme una nuova esperienza generativa.


Signore, "non spargere il sangue di tuo fratello" sia l'imperativo che ci spinge ogni giorno a cercare di costruire fraternità.


La voce di un filosofo

L'omicidio di Abele fa della fraternità un progetto etico, non più un semplice fatto naturale. Non si nasce fratelli, lo si diventa.

P. Ricouer


Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it