Omelia (05-01-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Gv 1,43-51 Per accogliere nel Natale il Dio che continuamente chiede di nascere nei nostri cuori, dobbiamo, come Giovanni Battista, dirci la verità di noi stessi, interrogarci sulle ragioni profonde delle nostre scelte di fede, come i primi due discepoli, e saperci mettere in radicale discussione, come sa fare Natanaele. Natanaele è un discepolo convinto, medita la Torah, conosce bene la Scrittura. Ma non ha un bel carattere: è duro e scontroso, non incoraggia certo a diventare suo amico chi lo incontra! Forse si è abituato alla sua corazza, sa che quel suo atteggiamento respingente lo difende da eventuali delusioni. Ed è proprio lì che lo aspetta il Signore... Gesù lo elogia: non nota il suo brutto carattere, ma la sua sincerità. Solo Dio è capace di valorizzare ciò che nemmeno noi sappiamo vedere. E lavorare sul positivo ci spalanca alla conversione e allo stupore. Natanaele si scioglie come neve al sole: si lascia andare, fa professioni di fede piuttosto premature... Dio accoglie chiunque fra i suoi discepoli, solo chiede a chi lo accoglie di sapersi mettere in discussione, di saper accettare il proprio limite. Dio sa vedere in noi tutto il positivo di cui siamo capaci. |