Omelia (22-03-2015)
padre Antonio Rungi
Vogliamo vedere Gesù

Il desiderio più grande di ogni cristiano è quello di vedere Cristo, in questo mondo e soprattutto nell'eternità. Aspiriamo a questa visione, a questo incontro, a questo dialogo con il Signore, con il nostro redentore e salvatore. E Gesù, ogni volta che lo vogliamo vedere, non si nega ai nostri occhi e sguardi, anzi si fa più luminoso e più accessibile ai nostri orizzonti di vita, se davvero vogliamo stare con lui in amicizia. Questo desiderio di conoscere e vedere Gesù è espresso, nel Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima, da alcuni greci che si rivolgono a Filippo, il quale, a sua volta, si rivolge agli altri del gruppo, fino poi ad approdare da Gesù. E Gesù si fa vedere e si rivela nel suo volto doloroso e sofferente.
L'annuncio della passione di Cristo è molto chiaro ed è facilmente leggibile nel brano del Vangelo di Giovanni che oggi ascoltiamo e che rappresenta l'ossatura principale di tutto il messaggio che la parola di Dio ci vuole trasmettere in questa ultima domenica di quaresima, già pensando alla domenica delle Palme o della Passione e della Risurrezione che bussano alle porte e ci pongono davanti al grande dilemma della nostra vita. Stare dalla parte di Cristo, della luce e della verità; oppure scegliere la via del rifiuto e dall'allontanamento, come quelli che si comportano da nemici della croce di Cristo. Andiamo a guardare e a vedere il Crocifisso non per assistere ad uno spettacolo di esecuzione a morte di un innocente, ma al grande mistero della redenzione del genere umano che si compie nella passione, morte e risurrezione di nostro Signore. Ascoltiamo direttamente dalla voce di Cristo, registrata nei vangeli, quello che vuole comunicarci in questa speciale ora della sua vita e della vita dell'umanità.
Dal testo della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera agli Ebrei, comprendiamo esattamente il messaggio che intende lanciare la parola di Dio in questo preciso momento del nostro itinerario quaresimale verso la Pasqua. Il nostro cammino esodale ci porta necessariamente ad incrociare il volto di Gesù Crocifisso. E noi questo volto lo vogliamo incontrare, vogliamo contemplare e vogliamo davanti a Lui versare le nostre lacrime di gioia e di purificazione del nostro cuore e della nostra vita, lacrime di pentimento, lacrime di una volontà sincera di camminare davvero verso una visione più netta e bellissima quella del santo Paradiso.
Nel mistero della Croce di Cristo, siamo invitati anche noi, cristiani del XXI secolo, a stipulare un patto d'amore e un'alleanza nuova con il Signore, nell'intimo della nostra coscienza, come ci ricorda la prima lettura di questa domenica, tratta dal libro del profeta Geremia, che è una pagina di grande speranza e gioia per chi si lascia prendere per mano da Dio e si affida completamente a Lui, avviando un cammino di risanamento e purificazione che tocca le corde più profonde e sensibili del nostro cuore.
Il giubileo della misericordia che Papa Francesco ha indetto e che celebreremo a partire dal prossimo 8 dicembre, solennità dell' Immacolata, con l'apertura della porta santa in Vaticano, è questo segno e speranza dell'intera chiesa ed umanità di incamminarsi sinceramente con cuore contrito ed umiliato sulla strada della conversione e del rinnovamento interiore. Preghiamo, allora, con queste espressioni di fede che la liturgia mette sulle nostre labbra all'inizio della santa messa di questa giornata di festa e di gioia cristiana: "Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi". Amen.