Omelia (22-03-2015)
dom Luigi Gioia
Concluderò un'alleanza nuova e non ricorderò più il peccato

La promessa di un'alleanza nuova profetizzata in questo passaggio del profeta Geremia è forse uno dei passaggi più consolanti dell'Antico Testamento.
Se Dio, attraverso il profeta Geremia, promette un'alleanza nuova, è perché la prima alleanza in un certo senso non ha funzionato. La prima alleanza è quella che Dio ha concluso con il suo popolo sul monte Sinai, dopo che era uscito dall'Egitto.
Riflettiamo prima di tutto sulla parola alleanza. L'alleanza è un patto che si conclude tra due popoli, i quali decidono non solo di non aggredirsi vicendevolmente, ma di entrare in una relazione di collaborazione di tipo intellettuale, culturale, economico, sociale, ecc. Tra questi due popoli c'è la promessa di non aggredirsi, c'è la promessa di collaborare, c'è la promessa di un'amicizia, di un'intesa cordiale, come la famosa alleanza tra la Francia e l'Inghilterra, l'"entente cordiale". Il Signore fa la stessa cosa con il suo popolo. Stipula un'alleanza con la quale questo gruppo di persone appena uscite dall'Egitto sono costituite come popolo e attraverso la mediazione di Mosè il Signore dà loro una legge che è la base dell'alleanza. Chiunque osserverà questa legge sarà in alleanza con Dio. Il segno che si è in alleanza con Dio è l'osservanza di questa legge. Questa legge sono i dieci comandamenti, i quali prevedono che si onori prima di tutto Dio e poi che si rispetti il prossimo non rubando, non commettendo adulterio, non mentendo etc... Queste sono le regole in base alle quali si vive, o si poteva vivere, nella prima alleanza una relazione di amicizia con Dio.
Una differenza importante tra l'alleanza di Dio con il suo popolo e le altre forme di alleanza umane, è che le alleanze umane avvengono tra due partner uguali che sono sullo stesso livello: entrambi prendono l'iniziativa, entrambi decidono, entrambi hanno lo stesso peso nell'alleanza. Invece l'alleanza che Dio conclude con il suo popolo è particolare, perché fondata interamente sull'iniziativa di Dio. E' Dio che ha raggiunto questo popolo che neanche più pensava a lui, che lo aveva anche dimenticato quando era schiavo in Egitto. Lo libera e poi gli dà una legge e gli offre, gli propone questa alleanza. Quindi tutto è fondato sull'iniziativa di Dio, alla quale il popolo risponde - o non risponde, come vedremo.
Poi il secondo carattere di questa alleanza è che non c'è eguaglianza tra Dio e il popolo, non sono due interlocutori che si trovano sullo stesso livello. E' una relazione con un Dio che è l'Infinito, l'Onnipotente, è colui che ci ha creati, colui dal quale dipendiamo, al quale dobbiamo tutto. Questo Dio però accetta di abbassarsi, in un certo senso, già nell'Antico Testamento, per mettersi sullo stesso livello dell'uomo, entrare in dialogo con lui, con il desiderio di entrare in amicizia con lui. Questa era la prima, l'antica alleanza. Sappiamo però, e questo tutto l'Antico Testamento lo conferma, che la risposta dell'uomo è stata l'infedeltà. A parole il popolo ha stipulato questa alleanza, ha accettato queste condizioni, ma nei fatti non le ha mai rispettate. Continuamente, invece di onorare Dio si è dato all'idolatria; ha continuato a mentire, a commettere adulterio, ad uccidere, a peccare contro il fratello, che è peccato contro Dio, e quindi ha continuato a violare l'alleanza.
La risposta di Dio nei confronti di questa infedeltà dell'uomo, di questa incapacità dell'uomo di corrispondere all'alleanza è stata quella di promettere una nuova alleanza. Dio non si ritira, non si scoraggia, ma promette una nuova alleanza e questa volta dice: "La legge che vi darò non la metterò su tavole di pietra, non sarà una legge esteriore che voi leggerete e alla quale dovrete cercare di corrispondere fondandovi unicamente sulla vostra volontà. La nuova legge che io vi darò, la scriverò direttamente nel vostro cuore".
Questo vuol dire "Vi farò desiderare dal più profondo del vostro cuore, vi farò corrispondere dal più profondo del vostro cuore alla mia volontà. Vi farò volere quello che io voglio. Cambierò il vostro cuore. Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne". Questa è la promessa: Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò nel loro cuore. Allora - continua la profezia di Geremia - io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.
Dio è sempre stato il nostro Dio. Fin dal momento della creazione Dio è un Dio-per-noi, è un Dio che si spende per noi, è un Dio che ci ama, è un Dio che ci vuole, è un Dio che ci desidera, è un Dio che cerca la nostra amicizia, è un Dio il cui più grande desiderio è quello di essere per noi, di essere con noi, di elevarci, di unirci a lui. Il problema è che noi non siamo "per lui", non siamo suoi, non siamo con lui, fuggiamo dall'intimità, dall'amicizia con lui. Fin dal peccato di Adamo, anche noi ci nascondiamo quando Dio viene a cercarci, perché abbiamo paura di lui, perché abbiamo coscienza delle tenebre che ci sono nel nostro cuore.
La promessa è quella di questa piena appartenenza reciproca. Attraverso il cambiamento del nostro cuore, anche noi vorremo essere con Dio, amarlo, essergli fedeli.
Vi è poi un altro aspetto di questa nuova alleanza: Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande. Questa è una grandissima, una bellissima promessa. E' la promessa che sapremo e sentiremo chi è Dio, sapremo e sentiremo come corrispondere all'amore di Dio dal di dentro. Questa è la promessa dello Spirito Santo che, versato nel nostro cuore, ci istruirà, ci condurrà - come dice Gesù - nella verità tutta intera.
E infine: Io perdonerò le loro iniquità, non mi ricorderò più del loro peccato.
Quindi c'è la promessa di scrivere la legge nel nostro cuore, la promessa di una appartenenza reciproca, la promessa di una piena conoscenza di Dio e la promessa del perdono. Tutto questo per sempre, tutto questo come decisione di Dio.
Fratelli e sorelle, noi siamo il popolo della nuova alleanza. Ciò di cui Geremia parla è ciò che noi viviamo. Eppure appena diciamo questo, non possiamo non porci una domanda: "In che senso questa profezia si avvera in me oggi? Posso veramente dire di avere un cuore di carne, come lo intende questa profezia, nel senso di avere la legge di Dio nel mio cuore? Posso veramente dire di corrispondere pienamente al disegno di Dio su di me, sulla mia vita? Posso veramente dire di fare costantemente la volontà di Dio, non per obbligo ma perché lo desidero, perché lo voglio dal più profondo del mio cuore?"
Non c'è molto da riflettere per dover riconoscere che non è vero. Sotto questo punto di vista siamo ancora come il popolo dell'antica alleanza: continuiamo ad essere idolatri, ad essere infedeli a Dio, infedeli gli uni nei confronti degli altri, ad essere adulteri, omicidi, se non nei fatti, comunque nel cuore.
E la conoscenza di Dio? Possiamo veramente dire di non aver più bisogno di essere istruiti? Di esserci talmente tanto aperti a questo dono dello Spirito Santo, a questa conoscenza che ci è stata data, da non aver più bisogno di essere istruiti, perché conosciamo Dio dal profondo del cuore? La risposta, purtroppo anche qui è negativa. Quando pensiamo a Dio? Cosa conosciamo di Dio? Non passiamo forse la maggior parte del nostro tempo a ignorarlo? E quanto poco lo conosciamo? Quanto poco conosciamo la parola di Dio?
E ancora: Cosa ne è del perdono? I nostri peccati sono stati perdonati, ma un unico perdono non ci basta, perché continuiamo a peccare, continuiamo ad aggiungere peccato a peccato e costantemente abbiamo bisogno che questo perdono ci sia rinnovato.
Allora riguardo all'adesione alla volontà di Dio, all'appartenenza a Dio, riguardo alla conoscenza di Dio, riguardo al perdono, siamo ancora come il popolo della prima alleanza. Non corrispondiamo, corrispondiamo poco, corrispondiamo male, siamo infedeli.
Allora, fratelli e sorelle, in che senso questa profezia si è realizzata per noi? In che senso è vera oggi? La risposta - come sempre - la troviamo soltanto quando guardiamo a Gesù. Gesù che è in Dio con noi, Gesù che in Dio è diventato nostro fratello. Gesù, che è Dio, è diventato uno di noi, Gesù, che è uno di noi, ha corrisposto pienamente a questa alleanza con Dio.
C'è un solo uomo che ha corrisposto interamente, pienamente, fedelmente, a questa alleanza, e questo uomo è Gesù. E' lui il solo che può dire di aver obbedito al Padre in tutto, come ci dice la lettera agli Ebrei: Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo figlio, imparò l'obbedienza e diventò perfetto in questa obbedienza.
Solo Gesù ha pienamente obbedito al Padre, ha pienamente e con tutto il cuore aderito al Padre. Solo Gesù può dire: Io e il Padre siamo una cosa sola. Non solo in quanto figlio, ma in quanto uomo che ama pienamente e corrisponde pienamente all'amore del Padre. Solo Gesù conosce il Padre: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Lui solo non ha bisogno di essere istruito.
E infine, Gesù non solo non ha bisogno di essere perdonato perché non ha commesso nessun peccato, ma è diventato lui stesso perdono, è diventato riconciliazione - è nel suo stesso essere infatti che Gesù è pace, è riconciliazione: in lui Dio e l'umanità diventano una cosa sola, e unendoci a Dio egli ci unisce tra di noi.
Gesù, come ci dice la lettera agli Efesini, è la nostra pace. Gesù - come ce lo dice la lettera ai Corinzi - è diventato per noi sapienza, cioè conoscenza di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, cioè perdono.
Quindi questa profezia di Geremia si realizza in Gesù. Ed è attraverso Gesù che ci raggiunge. E' attraverso Gesù, in Gesù, attraverso la nostra unione in Gesù, che anche noi entriamo in questa alleanza. Con il battesimo siamo diventati figli nel Figlio; siamo diventati una sola cosa con Gesù. Quello che è vero di Gesù, è vero di noi, ma solo nella misura in cui restiamo uniti a Gesù.
E' vero anche di noi che la legge di Dio è stata scritta nel nostro cuore, però questo cuore abbiamo bisogno costantemente di specchiarlo nel cuore di Gesù, di guardare a lui per riconoscere chi siamo veramente.
Noi apparteniamo a Dio. E Dio è il nostro Dio, Dio è nostro, ma questo è vero solo nella misura in cui restiamo uniti a Gesù. Ci uniamo costantemente a lui nell'eucarestia, lo interiorizziamo costantemente attraverso la meditazione della sua parola, cerchiamo costantemente di restare uniti a lui nella preghiera.
Il perdono, che è Gesù, ci raggiunge, ma ci raggiunge solo se costantemente in Gesù, attraverso Gesù, chiediamo perdono al Padre. L'alleanza, questa nuova alleanza, si sta realizzando, si sta compiendo. E' compiuta in Gesù, ma per quel che riguarda noi, si sta realizzando, si sta compiendo, ed è vera solo nella misura in cui restiamo uniti a Gesù.
Ci avviciniamo al periodo più importante della nostra vita liturgica, della nostra vita cristiana: la settimana santa. In questa settimana santa uniamoci a Gesù. Restiamo vicini a lui. Guardiamo costantemente a lui. Rinnoviamo la nostra amicizia con lui. Preghiamolo, ritroviamolo dentro di noi, ritroviamolo nella Parola, riscopriamolo nell'eucarestia, riscopriamolo nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle.
Abbiamo bisogno di Gesù, perché solo uniti a lui, solo in lui, solo con lui, restiamo nell'alleanza con il Padre.