Omelia (29-03-2015) |
don Luciano Cantini |
Alcune donne Betania Il racconto della Passione secondo Marco inizia a Betania con un gesto di attenzione tutto femminile. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Di lei non si dice niente se non il gesto che compie, non si conosce il nome, o la provenienza, il perché... come è arrivata così si dilegua, di lei non si è parlato prima e neanche se ne parlerà dopo, il suo è un passaggio leggero come il profumo che porta con sé, eppure - dice Gesù - dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto. Nel riascoltarlo dopo millenni viene un brivido nella schiena per la profezia del suo gesto, che non ha nulla di straordinario né di eroico, ma è arrivato fino a noi, così lontano nel tempo e nello spazio. Betania e la casa di Simone il lebbroso, ci raccontano di una periferia e di una emarginazione, lontano da Gerusalemme e le sue trame: subito prima Marco aveva raccontato che i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire, mentre subito dopo si racconta di Giuda che si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Circondato da tanta violenza che si manifesta in Gerusalemme come centro del potere umano e religioso, a debita distanza, là dove la gente non conta nulla, c'è questo racconto ricco di affetto, di profumo e di profezia. È un gesto discusso, quello della donna, eppure ricco di significati: uno spreco che poteva servire per i poveri che invece rivela la doppiezza dei cuori, uno spreco folle che vale un anno di lavoro capace di rivelare la follia dell'amore che in Cristo si sta manifestando; il vasetto di alabastro che per liberare l'unguento deve essere rotto come si romperà la vita del Signore per liberare lo Spirito che da vita, come si squarcerà il velo del tempio ed affermare la comunione tra Dio e l'umanità; l'unzione del capo come i profeti ungevano i re riconosce in Gesù il Messia, l'unto di Dio. Gesù difende quella donna che ha compiuto un'azione buona (bella) e ne rivela il senso. Prima però afferma: i poveri infatti li avete sempre con voi, non si tratta di dare qualcosa ai poveri o fare qualcosa per loro ma di averli con, non è questione di una organizzazione caritativa quanto della condivisione per far loro del bene. Poi afferma: ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura; l'unguento profumato copre l'odore nauseabondo della morte, ne nasconde gli effetti; invece l'anticipazione aggiunge profumo alla vita, non c'è niente da coprire o da nascondere, quella vita profumata non è destinata alla morte. Gesù non fugge dalla morte, ma la supera: la negazione della vita nella condanna a morte, esaltazione dell'odio, è sopraffatta da un amore che raggiunge la follia come il gesto folle dell'unzione. Gòlgota Il racconto della passione, della morte e della sepoltura si conclude, come è iniziato, al femminile: Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Marco non racconta di queste donne in tutte le pagine del suo vangelo, adesso quando tutto sembra essersi concluso ne ricorda i nomi e ci dice che erano state da sempre con il Signore; molto forti anche i verbi che ne descrivono la storia: ...lo seguivano e lo servivano...erano salite con Lui a Gerusalemme. Tutti coloro che hanno accompagnato, ascoltato, dialogato, condiviso una storia con Gesù sono spariti dalla scena, rimangono queste donne che osservavano da lontano; nelle poche parole si descrive la fedeltà, l'attenzione e la pienezza la loro comunione con il Signore, sono immagine del cammino di ogni discepolo di ogni tempo. In ultimo Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Ultime testimoni di una giornata segnata dal dolore e dal distacco che non si è del tutto consumato, le donne erano ancora lì, il loro sguardo e il loro cuore non ha mai smesso di essere con il Signore fin da quando era in Galilea. Sono il segno umile e modesto di comunione, dell'attesa dell'inattendibile, con lo sguardo proteso oltre l'umano. Saranno ancora lì, il giorno dopo il sabato. Solo le donne, forgiate dalla maternità, hanno perso la misura che limita l'amore e ne diventano testimoni più autorevoli. |