Omelia (02-04-2015)
don Michele Cerutti


Francois-Marie Arouet, noto come Voltaire, è stato uno scrittore acido, dissacrante e fortemente polemico nei confronti della religione cattolica arrivando a delle proprie offese nei confronti della Santa Eucaristia.
Egli è arrivato a dire: "L'Eucaristia è una superstizione mostruosa, ultimo termine della sfacciataggine dei preti e della stupidità dei credenti".
Ci rincuora il sapere che non tutti gli uomini di scienza e intellettuali sono come il Voltaire.
Penso a Galileo Galilei aveva l'umiltà di inginocchiarsi come un bambino davanti all'Eucaristia; Biagio Pascal attese il Viatico in punto di morte con le lacrime agli occhi e con un desiderio così struggente che colpì coloro che gli stavano accanto o André-Marie Ampère si inginocchiava sul nudo pavimento per pregare davanti all'Eucaristia, e quella sua umiltà colpiva la meraviglia dei suoi stessi studenti; Alessandro Volta, comasco, anch'egli celebre studioso dei fenomeni elettrici, volle lui stesso fare il catechismo ai propri figli per prepararli all'incontro con Gesù nella Santa Eucaristia; Louis Pasteur si confessava regolarmente dall'Abbé Huvelin, il padre spirituale di Carlo de Foucauld, e si accostava con grande devozione alla Santa Eucaristia.
Nel XX secolo Guglielmo Marconi passava ore intere in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. E Alcide de Gasperi, politico di grande levatura morale e intellettuale, amava dire: "Mi inginocchio davanti all'Eucaristia per poter stare in piedi davanti agli uomini!".
Borsellino, giudice ucciso dalla Mafia, passava ogni mattino in adorazione silenziosa a Palermo davanti al Santissimo.
Atteggiamento di grande rispetto lo ebbe un altro giudice per cui è aperto il processo di beatificazione Livatino.
L'atteggiamento davanti a così grande mistero lo insegnano i santi è quello dell'umiltà.
Il Padre gesuita Giovanni Aromatisi, consigliere spirituale di Moscati, ha affermato: "In quanto al culto del SS. Sacramento, questo fu il centro di tutta la sua vita. Faceva la Santa Comunione tutti i giorni e questo spessissimo con gravissimo incomodo; e viaggiava di notte digiuno per potersi accostare alla Santa Comunione l'indomani. Era risaputo comunemente dagli infermi, specialmente da quelli che dimoravano lontano, in Sicilia ed in Calabria, che se avessero voluto una visita dal Prof. Moscati, avrebbero dovuto far trovare pronto il sacerdote, perché egli avesse potuto ascoltare la Messa, servendola e facendo la Santa Comunione".
Don Guanella passava ore notturne in adorazione a Como nel Santuario Sacro Cuore, in cui vi era una stanza con una finestra in cui il Santo poteva porsi in preghiera e scorgere l'altare in cui veniva posto il Santissimo.
Andando alla loro scuola comprendiamo cosa vuol dire la ricchezza di questo grande mistero.
Sono uomini e donne che magari non hanno grande cultura, ma come dice Gesù il Padre si rivela non ai dotti, ma ai piccoli.
Penso all'esperienza di Carlo Acutis un adolescente morto di un male incurabile che fin da bambino aveva compreso la grandezza di questo Sacramento.
Gli studi classici non lo hanno fatto divagare dall'amore per Gesù sacramentato.
Voglio un'autostrada per il cielo ripeteva spesso e lui la trovava nell'Eucaristia.
Perché, in noi, l'Eucaristia non produce gli stessi effetti? Il motivo è semplice: noi ci difendiamo dall'Eucaristia; noi la ostacoliamo; noi alziamo muri di incredulità e di indifferenza, affinché l'Eucaristia non ci trasformi la vita.
Non abbiamo parole sprezzanti come Voltaire, ma viviamo l'Eucaristia in maniera superficiale.
Non viviamo la fede nella dimensione della gratitudine per il Signore e per quello che ci dona nella nostra vita.
L'Eucaristia vuol dire ringraziamento, mancando la dimensione di grazie, molto spesso viviamo distratti e disinteressati.
Recuperare la dimensione della gratitudine nella nostra fede ci fa comprendere che ogni volta che non partecipiamo alla Messa, compiamo un atto grave, non perché non ottemperiamo a un obbligo, ma perché non comprendiamo che la nostra partecipazione alla Messa è la risposta a un Dio amore che ci vuole bene e che ci circonda di tante grazie.
Anche quando ci può costare fatica la Messa è la risposta a un Dio amore perché se manco a quella Messa alimento meno l'amicizia.
Un rapporto di amicizia o di coppia si alimenta anche di momenti che possono essere più pesanti, ma anche quelli hanno lo scopo di far crescere il rapporto.
Mi rimane sempre in mente l'episodio dei martiri del Nord Africa. I Romani non capivano perché vi era un giorno della settimana, la nostra Domenica, in cui i cristiani si riunivano a mattina presto per andare a lavorare, visto che non era giorno festivo, verrà riconosciuto nel IV sec..
I cristiani davanti al Tribunale asserirono: "Senza la Domenica non possiamo vivere".
Lo dicevano uomini e donne che per partecipare alla Messa rischiavano il martirio e noi? Cosa facciamo? Viviamo con pigrizia questo momento?
Non spegniamo il rapporto con Lui e con i fratelli che camminano con noi.
Viviamo una fede che va ad alimentarsi sempre a Gesù.
Concludo con San Giovanni Maria Vianney:
"Il martirio non è nulla in confronto della Messa, perché il martirio è il sacrificio dell'uomo a Dio, mentre la Messa è il Sacrificio di Dio per l'uomo!". "Tutte le opere buone riunite insieme non possono valere una Santa Messa, perché esse sono opere degli uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio".